Evidenze scientifiche dimostrano il valore delle arti e della cultura per migliorare sia il benessere fisico sia psicologico delle persone durante l’intero ciclo di vita: a partire da questo assunto ha preso forma e si articola Cultura e Salute, il primo corso di studi accademici iniziato il 18 ottobre scorso basato su queste due parole chiave. L’iniziativa è stata promossa dalla Facoltà di scienze biomediche dell’USI – Università della Svizzera italiana per indagare i benefici che intercorrono tra il ‘vivere’ la cultura e lo stato di salute della persona. Il corso ha infatti l’obiettivo di approfondire il ruolo che l’arte e la partecipazione culturale in generale hanno nel benessere fisico e mentale dell’individuo e della collettività e di fornire le chiavi interpretative della funzione esercitata dalla cultura nella sfera della salute, attraverso una rivisitazione di esperienze e buone pratiche condotte in ambito scientifico e medico.
L’idea del corso nasce dall’esigenza di fornire sia agli studenti di medicina dell’USI sia al pubblico interessato una nuova prospettiva sul rapporto privilegiato che intercorre tra partecipazione culturale e stato di salute. “Da qualche anno tale relazione – spiegano gli organizzatori – è diventata una vera e propria disciplina di studi, denominata ‘Cultura e salute’, e ha visto una notevole crescita di interesse. La pubblicazione di alcuni studi epidemiologici – frutto di osservazioni prolungate nel tempo e di campioni rappresentativi di popolazione generale – ha dimostrato come un’intensa partecipazione culturale sia associata a vantaggi su più fronti: si passa da un miglioramento del benessere complessivo, fino ad arrivare ad un effettivo prolungamento dell’aspettativa di vita, oltre che alla riduzione degli effetti di gravi patologie sul paziente anche in malattie croniche degenerative come l’Alzheimer o il cancro. L’attività culturale assume quindi una precisa valenza, dimostrandosi inoltre un importante strumento di prevenzione, assicurando una maggiore longevità ed attenuando gli effetti negativi dello stress cronico sullo stato generale di salute, in linea con la nuova interpretazione OMS sulla salute socialmente determinata”.
Alla luce di quanto descritto, il corso intende fornire le chiavi interpretative del ruolo esercitato dalla cultura nelle sfere del benessere individuale e sociale, un tema non sempre approfondito con strumenti scientifici adeguati e con un approccio multidisciplinare. Permetterà, inoltre, di affrontare una rivisitazione accurata di esperienze e buone pratiche condotte in tal senso in abito scientifico e medico, associate alla visione di alcuni protagonisti del mondo culturale nazionale e internazionale che si sono soffermati sulle come le “arti e la cultura possano essere cura” Per approfondire e indagare sulla relazione tra gli ambiti artistici e sanitari, da ottobre a dicembre e per sette lunedì, personalità del mondo della cultura e professori della Facoltà di scienze biomediche dell’USI si confrontano su sette temi che legano la cultura alla salute. È questo quanto propone il corso della Facoltà di scienze biomediche dell’USI in collaborazione con la Divisione Cultura della Città di Lugano e IBSA Foundation per la ricerca scientifica. Le sette serate tematiche si sono svolte e si svolgono da lunedì 18 ottobre a lunedì 6 dicembre nell’Aula polivalente del Campus Est a Lugano dalle 18.00 alle 19.30. Ogni lezione è introdotta e moderata dal professor Enzo Grossi (autore del libro Cultura e salute, la partecipazione culturale come strumento per un nuovo welfare) e prevede un key-note speech introduttivo da parte di un ospite internazionale che presenta il tema della lezione sulla base della propria esperienza e competenza.
Questa sera, dalle 18 alle 19.30 presso l’Aula polivalente del Campus Est dell’USI e sempre nell’ambito di Cultura e Salute, è in programma l’incontro Specchio delle mie brame. Neuroni e empatia – Arte, bellezza e empatia: il ruolo dei neuroni a specchio. Il corso vedrà come relatore il neuroscienzato Vittorio Gallese dialogare con Michelangelo Pistoletto e il neurologo Alain Kaelin. “La scoperta dei ‘neuroni specchio’ – spiegano gli organizzatori – ha avuto ripercussioni ricche di conseguenze psicologiche, filosofiche e sociali. Si tratta infatti di neuroni che funzionano come motori della partecipazione, che si attivano nel guardare i movimenti e le reazioni emotive di un altro individuo, nei medesimi centri cerebrali che si attiverebbero se noi stessi ne fossimo i protagonisti. Che sia un dipinto, una sinfonia o un film, poco importa: quando siamo di fronte a una forma d’arte degna di tale nome, il nostro cervello e il nostro corpo reagiscono alla sua forza comunicativa, anche suscitando meccanismi di condivisione emotiva con chi ci sta vicino. È per questo che la condivisione di esperienze estetiche con altre persone potenzia le emozioni positive e contribuisce al benessere collettivo”.