Il livello di PM 2.5, una classificazione numerica data alle polveri sottili in base alle dimensioni medie delle loro particelle, in India si è attestato 30 volte al di sopra del limite di sicurezza stabilito dall’OMS. Una quantità che dovrebbe porre la problematica inquinamento prioritaria come quella della pandemia da Covid-19. La nazione dell’Asia Meridionale, infatti, sta facendo fronte all’emergenza sanitaria, finora molto critica con oltre 40mila casi, ma un altro grande problema sta interessando tutti gli abitanti, nessuno escluso: l’inquinamento atmosferico. Non si tratta di voci fuori dal coro o di capricci di gruppi ambientalisti, ma di realtà: come riportato in un articolo di GreenMe, le particelle PM2,5 “hanno un diametro inferiore a 2,5 micron, per questo possono penetrare nei polmoni ed entrare nel sistema sanguigno, causando potenzialmente malattie cardiovascolari e respiratorie, incluso il cancro ai polmoni”. E non serve essere esperti o avere a disposizioni macchinari specifici per constatare quanto sia grave l’emergenza smog: le immagini di Nuova Delhi diffuse in questi giorni mostrano una costante cappa grigia. E purtroppo non si tratta di filtri di applicazioni fotografiche.
Il colpevole di questa situazione, come facilmente intuibile, è l’uomo, sempre più demiurgo autolesionista nell’epoca dell’antropocene, con un danneggiamento costante del mondo che sta plasmando. Le cause principali, nello specifico, sono le emissioni delle fabbriche e dei veicoli del trasporto pubblico e privato, i cantieri edili e i roghi dei rifiuti e dei residui di colture, lo smog e le temperature elevate. Una prova dell’impatto negativo dell’essere umano, nella stessa capitale, si era vista mesi fa, quando ad aprile il lockdown con il blocco della circolazione era stato benefico a livello ambientale, con la qualità dell’aria che aveva giovato dello stop forzato. Avevano fatto il giro del mondo, in quest’ottica, le foto della catena dell’Himalaya visibile anche a centinaia di chilometri di distanza da buona parte dell’India. Dopo pochi mesi la situazione è drasticamente peggiorata e Nuova Delhi è attualmente la capitale con la peggiore qualità dell’aria al mondo con un valore di particolato sottile PM2.5 di 488, il più alto registrato nel 2020.
Sono in molti ad aver alzato la voce di fronte a questa emergenza, come Licypriya Kangujam, nove anni, nota attivista indiana del clima fondatrice di “The Child movement”, che ha scritto un appello su Twitter alla classe politica nazionale: “Dichiarate l’emergenza sanitaria a Delhi! Stiamo soffocando! I bambini muoiono. Vogliamo un’azione urgente adesso per soluzioni permanenti”. Anche alcune figure dal governo hanno riconosciuto l’allarme smog, come Arvind Kejriwal, il primo ministro: “In questo momento a Delhi – ha affermato – il Coronavirus e l’inquinamento stanno causando un grave caos”. La speranza è che dopo le parole si passi ai fatti, senza che il ‘merito’ di un eventuale calo di inquinamento sia da attribuire a un nuovo lockdown.