Ritorna Fashion Revolution, la campagna internazionale che chiama a raccolta tutti coloro che desiderano un futuro più etico per la moda ispirando la rivoluzione sostenibile con una semplice ma rilevante domanda: chi ha fatto i miei vestiti?
L’iniziativa, attiva e conosciuta globalmente con l’hashtag #whomademyclothes?, mira a sensibilizzare i consumatori ad acquisti consapevoli. La campagna è nata a Londra nel 2013, fondata da Carry Sommers e Orsola de Castro, per ricordare l’anniversario della strage del Rana Plaza a Dhaka, in Bangladesh, dove il 24 aprile 2013 a causa del crollo del polo produttivo tessile persero la vita 1133 operai.
La mission di Fashion Revolution
Fashion Revolution è un movimento globale attivo tutto l’anno, che celebra la moda come fonte di ispirazione positiva, generando consapevolezza sul suo impatto negativo nei confronti dell’ambiente e della società. L’obbiettivo più rilevante alle base dell’operato della campagna è riuscire a diffondere un’industria della moda in grado di valorizzare le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in ugual misura, con l’ambizione di portare le persone, il mercato e le organizzazioni a lavorare assieme per catalizzare un cambiamento radicale nelle modalità di approvvigionamento, produzione e consumo dei prodotti tessili e relative materie prime necessarie. La volontà del movimento, inoltre, è poter arrivare a generare consapevolezza sociale sugli abiti che s’indossano tutti i giorni, con la speranza di arrivare a produrre e vestire capi creati in modo sano ed etico.
L’appuntamento al Superstudio
Martedì 8 Maggio si terrà l’annuale evento di Fashion Revolution Italia, in collaborazione con Cittadellarte. L’appuntamento, in programma alle 18 nel rooftop del Superstudio di Milano, vedrà la partecipazione di Michelangelo Pistoletto e Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte. Per l’occasione, interverranno anche Marina Spadafora, country coordinator italiana di Fashion Revolution, e Maria Teresa Pisani, Chief Sustainable Trade and Outreach delle Nazioni Unite (UNECE). Lo scopo della serata sarà fornire una visione sull’impatto della moda sull’ambiente e sulle persone, mettendo in luce alcune alternative possibili allo status quo.
Saranno approfondite quattro macro-aree: innovazione, educazione, informazione e moda sociale; tutte rappresentate da giovani start-up e realtà italiane investite della responsabilità di portare il sistema moda del nostro paese ad un nuovo status di rilevanza globale. A questo proposito, saranno presenti: Frumat, Lablaco, Orange Fiber, Progetto Quid, Socially Made in Italy con Sartoria San Vittore, San Patrignano, WRÅD e Vegea.