Incalzante, riflessiva, sorprendente: l’intervista di apertura proposta domenica da Che tempo che fa non può non aver lasciato il segno tra i telespettatori, non solo per l’autorevolezza e la ricchezza dei contenuti trattati. Il riferimento è al dialogo, a tinte intime e informali, tra Fabio Fazio e Michelangelo Pistoletto. Quest’ultimo si è presentato negli studi Rai con naturalezza, pacato ma allo stesso tempo deciso, un vulcano di idee ed energia che esplodeva armoniosamente a intermittenza, alimentato dagli argomenti toccati. Il filo rosso della puntata è stato l’ultimo libro del maestro, La Formula della Creazione, che ripercorre, passo dopo passo, il cammino che l’essere umano ha attraversato creando la religione, la politica, la scienza e le culture della società grazie al fermento germinale dell’arte. Fazio, infatti, ha articolato la narrazione facendo riferimento ad alcuni contenuti chiave del volume edito da Cittadellarte: “La Formula della Creazione – ha esordito il conduttore – è una sorta di autobiografia artistica, dove il maestro definisce il suo percorso e la storia della sua evoluzione attraverso 31 passi fino ad arrivare al Terzo Paradiso. Quando è arrivata l’intuizione del simbolo trinamico?”. Il maestro ha così messo in luce la nascita del suo segno-simbolo: “È arrivata via via, camminando nel mio percorso. Era già in fieri – ha precisato – nei primi lavori dei quadri specchianti degli anni ’60, dove il numero 3 era già presente: io davanti a me stesso nello specchio faccio 1 e 1, creando una dimensione di tempo e spazio che era già la fenomenologia del creare, dell’esistente. Però io cercavo la mia identità attraverso l’arte e quindi lo specchio è diventato necessario per farmi l’autoritratto. Mi chiedevo ‘chi sono io? Cosa sono? Cosa ci faccio nel mondo?’; ecco, l’arte doveva servirmi a questo: l’autoritratto mi ha posto davanti allo specchio, che aveva il potere di darmi una risposta”.
Il conduttore savonese ha poi posto l’accento sul ribaltamento della prospettiva offerto dallo specchio, citando anche Lucio Fontana che, riferendosi all’ideazione delle opere in questione di Pistoletto, sottolineò come l’artista biellese fosse riuscito ad andare oltre la tela. “Lo specchio – ha illustrato il fondatore di Cittadellarte – apre la prospettiva perché fa vedere davanti a noi – e al nostro sguardo – tutto ciò che esiste. Non esclude nulla: tempo, spazio, l’infinito e anche il finito più vicino. Però lo specchio non è la realtà fisica: quest’ultima sta dietro di noi, quindi noi siamo al centro tra la realtà fisica e la virtualità”. A quel punto, Fazio è intervenuto domandando se lo specchio si potesse considerare come una macchina del tempo: “È la formula del tempo – ha replicato Pistoletto – in quanto il presente che vediamo nello specchio non è mai lo stesso, cambia in ogni istante, non è duraturo. L’immagine che io fisso davanti è una alla quale io impedisco di passare e la fisso. Quindi abbiamo un tempo fermo davanti che fa da risposta a tutto quello che si muove”. Per esemplificare quanto illustrato, in studio è stata portata l’opera Ragazza che fotografa un QR code (particolare), 2019 – 70×50 cm, serigrafia su acciaio inox supermirror; così, per dar forma alle riflessioni precedenti, Pistoletto e Fazio sono si sono posti di fronte al quadro specchiante: “Ora – ha specificato il maestro – noi siamo riflessi dentro lo specchio e, così, siamo diventati attori dell’opera, ma anche co-autori”. Dopo questo frangente, il conduttore si è poi soffermato sulla ricerca artistica del maestro, facendo riferimento alla relazione fra l’io e il noi: “Ho cercato la mia identità – ha rivelato – per capire chi sono, dove sono e perché esisto. Pensavo che l’arte moderna offrisse la possibilità di indagare se stessi fino in fondo e quindi mi sono messo davanti al quadro specchiante e ho visto che la mia identità consisteva nel noi, in tutti quelli che entravano nello specchio. Così sono passato dall’io al noi. Noi siamo la mia identità”.
Fazio è poi passato alla formula trinamica: “Maestro, ci spiega perché 1+1 dà come risultato 3?”
Pistoletto ha quindi preso come riferimento il Terzo Paradiso, che, oltre al cerchio centrale, ne presenta due opposti: “Insieme sono una dualità. Nel mondo tutto funziona per dualità, che però non stanno ferme: si uniscono nel cerchio centrale e lì producono il terzo elemento che non esisteva. Quindi è la formula della creazione che combina i due elementi separati e li unisce creando qualcosa di nuovo”. Il dialogo fra i due è poi proseguito prima con un approfondimento delle peculiarità del segno simbolo e sulla Venere degli stracci, per poi proseguire con un confronto su tematiche di attualità. Fazio, infatti, si è focalizzato sul conflitto russo-ucraino e sulla recente pandemia: “Maestro, in riferimento al periodo non facile che stiamo attraversando lei mi sembra ottimista, in quanto ritiene che la ricerca dell’arte sia già sufficiente ad indicare una soluzione. Lei è ottimista per il futuro?”. “Io la soluzione la propongo, ma bisogna vedere se la si applica. Nella dualità – ha aggiunto – si creano anche i mostri: per questo bisogna imparare a prendere il mostro e metterlo su un cerchio, prendere la virtù e metterla nell’altro e trovare l’equilibrio e l’armonia che sono quelli che possono portare a una vera e propria società umana. Io sono tanto ottimista quanto pessimista, l’importante è trovare il Terzo Paradiso”.
Il conduttore si è poi concentrato su uno dei passaggi fondamentali della carriera artistica di Pistoletto: “Perché nel momento di massimo successo della pop art ha preferito farsi da parte, anziché seguire le sirene che arrivavano ad esempio dal gallerista Leo Castelli? La volevano dagli Stati Uniti, ma lei ha preferito stare a Biella…”
Pistoletto, a questo proposito, ha precisato che “non mi sono fatto da parte, ma anzi non ho accettato che il mio lavoro – che era stato identificato coi quadri specchianti – diventasse un marchio di consumismo. Non potevo acconsentire a queste condizioni che mi portavano a chiedere di rinunciare alle mie origini per essere americano. Quindi ho creato una serie di lavori, uno diverso dall’altro, per cui nella diversità io mi sono moltiplicato e quindi era difficile ricorrere alla mia unicità”. Fabio Fazio ha concluso l’intervista chiedendo a Pistoletto cosa intende affermando che il futuro dell’arte non è nei musei. “È anche nei musei – ha puntualizzato il maestro –, ma devono rendersi conto che non possono rimanere cristallizzati nel tempo, ma devono vivere il tempo attuale. Io, ad esempio, ho esposto al Louvre, dove opere mie riflettevano il passato dei lavori presenti ma anche il presente, ossia gli spettatori che sono diventati parte dell’azione artistica del Louvre. Quindi il tempo dei quadri specchianti conquista anche il passato”.