Un percorso espositivo che riunisce molteplici reazioni degli artisti attraverso la forza poetica dell’arte, con una serie di opere selezionate che approfondiscono la complessità della situazione attuale proponendo non una mera visione di denuncia, ma un attivismo estetico che intende stimolare la riflessione e sensibilizzare al disastro, per immaginare un diverso rapporto con il pianeta: viene così presentata Hot Spot – Caring For a Burning World, mostra curata da Gerardo Mosquera aperta da lunedì 24 ottobre 2022 e visitabile fino a domenica 26 febbraio 2023 presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Quest’ultima, come riportato sulla pagina Facebook della realtà artistica, custodisce la più completa collezione dedicata all’arte italiana e straniera tra il XIX e il XXI secolo: tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, le quasi 20000 opere della raccolta sono espressione delle principali correnti artistiche degli ultimi due secoli, dal Neoclassicismo all’Impressionismo, dal Divisionismo alle Avanguardie storiche dei primi anni del Novecento, dal Futurismo e Surrealismo, al più cospicuo nucleo di opere di arte italiana tra gli anni ’20 e gli anni ’40, dal movimento di Novecento alla cosiddetta Scuola Romana; un altro importante nucleo è costituito da opere del periodo informale del secondo dopoguerra, da quelle della Pop Art e dell’Arte povera.
Torniamo dunque a Hot Spot, che prende il titolo dall’omonima opera di Mona Hatoum (Hot Spot III, 2009), una grande installazione in ferro e neon “che raffigura il pianeta Terra – si legge nell’apposita nota stampa – acceso da una luce rossa che simboleggia i conflitti che lo rendono rovente. L’opera racconta di come il modo dirompente in cui è stata organizzata la società umana sembri condurre alla catastrofe ambientale”. A questo proposito, viene sottolineato dal curatore Gerardo Mosquera che “è naturale che l’arte affronti temi così scottanti: molti artisti nel corso della propria carriera lo hanno fatto in modo militante, reattivo e pertinente, ma questa mostra, invece, contribuisce alla critica ecologico-sociale attraverso un percorso più indiretto, ma non meno urgente e puntuale. Il percorso espositivo non considera la questione come qualcosa di specifico, ma la apre e la amplifica esplorando altri aspetti, a volte ambigui e contraddittori, o armoniosi, suggerendo la possibilità di una rinascita dell’ambiente naturale, poiché la vita sulla Terra ha un’enorme capacità di resilienza”.
La mostra, pensata appositamente per gli spazi della Galleria, presenta le opere di artisti, provenienti da tutto il mondo e appartenenti a generazioni differenti, come Ida Applebroog, John Baldessarri, Johanna Calle, Pier Paolo Calzolari, Alex Cerveny, Louise Bourgeois, Mark Bradford, Soyoung Chung, Truong Cong Tung, Sandra Cinto, Jonathas de Andrade, John Gerard, Mona Hatoum, Ayrson Heráclito, Ibeyi, Kim Juree, Chris Jordan, Glenda León, Ange Leccia, Cristina Lucas, Cecylia Malik, Maha Malluh, Gideon Mendel, Otobong Nkankga, Raquel Paiewonsky, Alejandro Prieto, Michelangelo Pistoletto, Davide Rivalta, Andrea Santarlasci, Allan Sekula, Daphne Wright, Rachel Youn, Luiz Zerbini. “Michelangelo Pistoletto – così gli organizzatori in riferimento alla sua opera in mostra, ossia un quadro specchiante – con cinque tronchi di albero specchianti crea un’immagine aperta sulle relazioni tra presenza umana e ambiente”.