Da ILaB a (NON) capire il paesaggio: una collaborazione tra Università e Cittadellarte
Nel contesto di Arte al Centro 2018 si è tenuto il convegno "(NON) capire il paesaggio": ILaB – Industrial Landscape Biella (con le voci "dietro le quinte" di Paolo Furia e Federico Vercellone) ci racconta la nascita e le peculiarità dell'iniziativa che ha visto riunire ospiti del calibro di Marc Augé, Peppino Ortoleva, Giorgio Bigatti, Massimo Bergamasco e Chiara Simonigh.

La Compagnia di San Paolo ha lanciato una linea di finanziamento per progetti proposti da gruppi di studio delle università piemontesi che abbiano potenziali ricadute di interesse sul territorio piemontese o sue parti. Una succulenta opportunità per le unità di ricerca dell’università, in perenne fame di risorse; e forse anche un’occasione di riscatto per i frequentatori di materie considerate normalmente troppo astratte e distanti dalle esigenze che animano la società fuori dalle mura dell’accademia. È così che un gruppo di filosofi estetici e teorici dei media, capeggiato dal professor Federico Vercellone, ha elaborato “ILaB – Industrial Landscape Biella“.

Si tratta di un progetto interdisciplinare che ha come obiettivo di studiare i processi di identità e di reciproco riconoscimento alla luce delle loro tracce sul paesaggio. Già la filosofia politica si occupa di identità e di riconoscimento, in termini di conflitto tra forze sociali, di riconoscimento dei diritti e di istituzioni, etc. La novità del progetto ILaB è doppia. Da una parte, esso si propone, sotto il profilo teorico, di legare il dibattito sul riconoscimento (i cui riferimenti sono Habermas, Honneth, Ricœœur) allo stato sensibile dei luoghi. Profondi cambiamenti economici, sconvolgimenti occupazionali, ma anche evoluzioni demografiche, religiose e culturali possono mettere in crisi i rapporti di reciproco riconoscimento interni a una comunità, nonché la percezione di sé e del proprio luogo di appartenenza nel contesto di un mondo che cambia troppo rapidamente. Lo studio estetico interviene a questo punto, nella misura in cui è in grado di cogliere, nelle trasformazioni sensibili del paesaggio, nelle sue ferite e cicatrici, nelle tracce di ciò che c’era e non è più e nei segnali di ciò che potrebbe essere, ma non è ancora, lo stato di un’identità culturale e i suoi orizzonti di possibilità. La seconda novità è rappresentata dal fatto che questo studio teorico viene svolto in concomitanza con un lavoro di campo, svolto in particolare dall’assegnista di ricerca Paolo Furia (nella foto sotto, a sinistra).
L’obiettivo è quello di comprendere le trasformazioni del paesaggio attraverso le interpretazioni che ne danno gli attori che ogni giorno hanno a che fare con esse. Sono stati intervistati, per ora, una quindicina tra istituzioni pubbliche, rappresentanze sindacali e datoriali, fondazioni culturali e associazioni informali.

La prima restituzione del lavoro svolto finora si è tenuta durante il convegno “(NON) capire il paesaggio“, che siè tenuta il 25-26 maggio a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, nell’ambito della manifestazione artistica da quest’ultima organizzata “Arte al Centro“. Il convegno ha presentato un parterre di relatori di primo livello, dal notissimo antropologo Marc Augé al celebre studioso dei media Peppino Ortoleva, dal docente di storia economica alla Bicocca Giorgio Bigatti al professore di meccanica applicata dell’Istituto Superiore Sant’Anna Massimo Bergamasco, dallo stesso Federico Vercellone (nella foto sotto, a destra) alla docente di storia del cinema Chiara Simonigh, i quali si sono alternati tra la mattina del 25 e la mattina del 26. Il pomeriggio del 25, invece, è svolto nella forma di tavoli di lavoro, aperti a tutti, in cui in particolare gli attori e stakeholders locali sono stati invitati a ragionare insieme su un obiettivo pratico comune: la realizzazione di un itinerario turistico di patrimonio industriale, la messa in rete degli archivi tessili e la demolizione intelligente di capannoni abbandonati inutilizzabili ,che sono solo alcuni esempi di progetti proposti. Ai gruppi di lavoro hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni pubbliche, delle forze sociali ed economiche, dei giornali locali e del variegato mondo delle associazioni. In questo modo si è tentato di dare gambe, per un pomeriggio, alla pratica della “demopraxia” (targata Cittadellarte) che, senza l’attiva collaborazione e gestione della Fondazione, non si sarebbe potuta realizzare. Le proposte sono state raccolte dai facilitatori dei tavoli di lavoro e si può stare sicuri che Cittadellarte e il team di ricerca di ILaB si troveranno presto per dare un seguito al processo attivato durante il convegno.

“(NON) capire il paesaggio” è stato una sfida per pensare in modo proattivo il cambiamento che attraversa la terra biellese, che vive nel bel mezzo di una crisi di identità dopo il pesante ridimensionamento del suo tradizionale settore tessile. Può sembrare curioso che a proporsi di condurre questa riflessione con un territorio siano i filosofi. Eppure, la filosofia nasce nelle ansie, nelle curiosità e nelle necessità della vita, della società, della politica. Chissà se con ILaB la filosofia potrà tornare con efficacia in mezzo alle cose stesse. Il compito sembra ambizioso, ma sicuramente è appassionante.

ILaB – Industrial Landscape Biella