Intervista a Paolo Naldini su Eco di Biella: “Dobbiamo stabilire come vogliamo vivere nel pianeta del futuro”
In occasione dell’inaugurazione di “Arte al Centro 2022”, che si terrà il 1° luglio negli spazi della Fondazione Pistoletto, Roberto Azzoni, giornalista dell'Eco di Biella, ha intervistato il direttore di Cittadellarte, Paolo Naldini. Vi proponiamo l'articolo pubblicato sulla testata giornalistica il 27 giugno. "Arte al Centro - ha affermato - presenta sette progetti chiave indicati da una commissione larga. Sono segnali di possibile cambiamento".

Il 1° luglio è alle porte: l’inaugurazione della 24esima edizione di Arte al Centro 2022 si avvicina. In quest’ottica, l’Eco di Biella ha dedicato un’intervista a Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte. Naldini ha esordito affermando che “i prossimi anni saranno un banco di prova per tutti. Si tratta di fare la pace preventiva col pianeta. E questo vale per Friburgo, per Copenaghen, per Milano e, anche, per Biella. Ciò per dire che Biella certo non è una capitale mondiale, ma è ben piazzata, può essere uno dei gioiellini che entrano a pieno diritto in un dibattito globale. Perché molti si chiederanno: cosa sta succedendo lì?”.
Vi proponiamo il dialogo tra il direttore di Cittadellarte e Roberto Azzoni, giornalista dell’Eco di Biella.

Quali sono oggi le parole d’ordine sulle quali misurarsi?
La chiave è il “politico”, inteso come la dimensione civica e civile della nostra vita. Il frangente attuale si declina con la perdita di orientamento: le persone si sono rese conto che lo storico atteggiamento del delegare ad altri le responsabilità non regge più. Faccio un esempio per spiegarmi. Quando mai è stato al centro della scena il tema dell’acqua che arriva attraverso i nostri rubinetti in casa? Come arriva, come è trattata, che fine fa quando esce di casa? Questioni oscene, da obscenus, cioè fuori dalla scena, quella scena occupata per decenni dai miti della modernità del comfort e del consumo senza pensieri. Ma negli ultimi 5 anni ecco irrompere sulla scena la crisi climatica giunta al pettine dopo mezzo secolo, aggravata dalla pandemia: entrambi questi eventi globali non possono più essere negati, anche se gli scienziati impiegando una lingua incomprensibile ai più hanno spiegato bene nei decenni che eravamo entrati nell’Antropocene. Crisi climatica e pandemia hanno rivoluzionato il mondo: alluvioni, la siccità che ci mette di fronte alla crisi idrica, la crisi sanitaria e via di seguito. La realtà fa sì che ciò che era osceno torna prepotentemente al centro della scena.

Dunque?
Dunque, come mi comporto di fronte alla necessità di entrare nelle dinamiche di funzionamento della società, della Res publica: cioè come funzionano i trasporti, le reti idriche, le dinamiche agroalimentare, cioè quello che mangiamo? Tutto ciò impone un impegno civico diretto. E qui alla Fondazione Pistoletto abbiamo anticipato questo processo grazie alla visione prospettica degli artisti che sentono prima degli altri le vibrazioni che sfuggono. La nostra stagione ci invita e ci obbliga ad un nuovo ruolo sociale e civile, addirittura politico. Ma non voglio essere frainteso: non intendo partitico, se no cadremmo nel paradigma precedente. La chiave è l’impegno, come per esempio l’esperienza della Fondazione BIellezza si mettono in gioco entrando nella dimensione di partecipazione civica al destino del proprio territorio.

Consapevolezza che pone come conseguenza il tema della gestione: come incidere davvero?
Con l’Arte della Demopraxia, una risposta su come organizzare e coordinare questi fermenti di ingaggio civile in maniera che non siano dispersi e disconnessi, ma contribuiscano – in equilibrio con le istituzioni – al cambiamento. Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto lo rappresenta perfettamente: non si esclude, si contiene con l’obiettivo di far convergere interessi divergenti. Non viviamo nel mondo dei sogni.

“Biella Città Arcipelago” è lo strumento di questo rinnovato impegno? Era il 30 ottobre del 2021 quando venne presentato: ora?
S’è attivato un luogo che circa 3mila persone sono venute a visitare. In quasi 50 eventi si sono riuniti enti e associazioni che vanno dal Biodistretto del riso all’Osservatorio del paesaggio, dall’Unione Industriale alla Camera del lavoro e così via, tanti attori sociali e portatori di interesse che si parlano utilizzando un mezzo scientifico attraverso i 12 tavoli che formano il simbolo del Terzo Paradiso, tavoli che a loro volta si riconoscono in sottogruppi di lavoro che approfondiscono i singoli temi di rilievo sui quali si articolano progetti operativi. Esistono 5 gruppi di lavoro che hanno maturato chiari progetti per dare corpo alla “Città Arcipelago” per stabilire come vogliamo vivere nel pianeta del futuro.

Quali tavoli operativi?
Quello sulla sostenibilità energetica con Uib, BIellezza, Provincia e Enerbit. Una comunità che vuole diventare sostenibile e autonoma dal punto di vista energetico non esiste ancora ed è un esperimento apripista interessante, tant’è che Enel ha già siglato un’intesa con questi attori per accompagnare il percorso. Poi c’è un gruppo di lavoro dedicato alle filiere agroalimentari con Slow Food ed altri soggetti che hanno l’obiettivo di portare il Biellese ad una autonomia stagionale locale e rigenerativa per i suoli che si vanno inaridendo. Altri tavoli sono sull’acqua, l’educazione e l’accoglienza turistica senza duplicare gli sforzi di altri ma integrandoli. Siamo vicini al cambiamento di fase. I segnali ci sono.

Quali, in pratica?
Arte al Centro presenta sette progetti chiave indicati da una commissione larga. Sono segnali di possibile cambiamento. Per esempio, la diversificazione tessile. C’è il progetto sulla lana sucida per raccogliere gli sversamenti di petrolio nel mare di Tecnomeccanica Biellese che procede: c’è il brevetto, la tecnologia funziona, bisogna vedere se potrà decollare. Poi c’è il riciclo. Per esempio, Zegna che usa sfridi e scarti recuperandoli dal medesimo processo produttivo. Poi c’è la comunità educante: la necessità di formazione continua grazie alle esperienze di vita di chi ha già dato. È il “Learning Arcipelago”. Che fra l’altro ci fa scoprire che studiare a Biella è possibile e sempre più interessante grazie alle iniziative dell’Università di Torino con Città Studi, dell’Accademia Perosi, dell’ITS TAM, della stessa Cittadellarte e di Biella Cresce. Tutte esperienze innovative e qualificate. Poi c’è il progetto della Ciclofficina Thomas Sankara che ha organizzato l’accoglienza assicurando la mobilità in bicicletta con un dare avere con gli accolti attraverso un’officina di riparazione dei mezzi: un modello di solidarietà vera dove si creano occasioni di vita. Poi c’è il tema dell’acqua che Cittadellarte ha sposato con un progetto europeo. “STARTS for WATER, che sta per Scienza Tecnologia e Arts per l’Acqua, attraverso il quale Cittadellarte ha raccolto più̀ di duecento application da Paesi di tutto il mondo, e ha scelto due esperienze artistiche molto qualificate, una americana e una tedesca: i due artisti sono venuti a risiedere per alcuni periodi nel Biellese e hanno prodotto lavori circa le sfide regionali dell’acqua sempre più pressanti. Tutto questo poteva finire con la mostra correlata, ma con la “Città Arcipelago” nascerà un Osservatorio Biellese sull’Acqua. Non solo, Hydro propone Fluviale, il progetto sul quale due artisti biellesi, Annalisa Zegna e Nicolas Ferrara, hanno ottenuto il diploma di Arti Visive dell’Accademia Unidee.

Deficit digitale. Non c’è un tavolo in “Città arcipelago”?
È stato individuato ma non ancora avviato, del resto esiste la piattaforma di Agenda Digitale che sta già facendo moltissimo.

Il Biellese, dunque un laboratorio di futuro?
Lo può diventare. Ci sono realtà e condizioni che concorrono all’obiettivo e aiutano a renderci competitivi con Verona, Venezia, le Dolomiti, le Langhe… La pandemia ha accelerato il processo: la nostra provincia registra condizioni e qualità elevate per studiare e per vivere. “E’ tempo di osare” diceva Cerruti. Non solo. Insieme ad Arnaldo Cartotto, che ha studiato e seguito la nascita dei Distretti Industriali come soggetti politico-amministrativi consolidati nel pensiero comune, abbiamo esplorato quell’esperienza per immaginare una cornice legislativa, un percorso sul concetto di “città arcipelago” che nasce a Biella, va rilanciato e negoziato con gli amministratori, e che potrebbe essere esportato come forma di urbanizzazione contemporanea che risponde alle esigenze reali di equilibrio tra natura ed abitato. Potrebbe insomma diventare una definizione-strumento per il pensiero collettivo.

Dai tavoli di Arcipelago all’impegno politico verso la polis per realizzarli: sarà così?
Va scongiurata la tentazione di fare il partito Arcipelago, assolutamente il contrario! Puntiamo invece sul fatto che ognuna delle organizzazioni attive è un micro-governo. Se il loro lavoro diventa punto di riferimento reale nella comunità il risultato è già raggiunto a metà.

E l’altro 50%?
Amò senza baruffa fa la muffa, dicevano i nostri vecchi. Lavoriamo per costruire qualcosa insieme a tutti gli interlocutori istituzionali e non. Stiamo studiando i modi. Come in Islanda, a Reykjavik, dove ogni mese ci sono gruppi che scelgono cinque proposte concrete che vengono presentate al Consiglio comunale che le deve considerare, rigettare o prendere seriamente. Queste proposte se non troveranno accoglienza, ma avranno una base di consenso nella comunità, potranno essere dirimenti nella battaglia per il governo della Res publica.


Intervista originariamente pubblicata su Eco di Biella il 27 giugno 2022, a pagina 19.