“Intrecci di comunità”, Paolo Naldini nella giuria dell’open call di due residenze sociali a Maratea
Il direttore di Cittadellarte è stato nella commissione del bando che mirava a selezionare designer o maker che aprissero un dialogo tra le pratiche artigianali tradizionali e la complessità della produzione di design contemporanea. I due vincitori - Sara Bologna e Davide Tagliabue - saranno impegnati in due settimane di lavoro articolate in 5 giorni di ricerca e laboratori e 2 giorni di attività divulgative e di scambio sul territorio.

Recuperare e valorizzare la lavorazione dei libbani, le antiche corde vegetali utilizzate per la navigazione nel Mediterraneo fino agli anni ’60: è questo uno degli obiettivi di Intrecci di Comunità – sviluppo della filiera produttiva della Nuova Libbaneria Mediterranea, progetto sostenuto da Fondazione con il Sud ed Enel Cuore e finalizzato alla costituzione di un’impresa di comunità con sede a Maratea, attraverso un percorso di formazione e inserimento lavorativo per donne a rischio marginalità, in un’impresa che commercializzerà prodotti di artigianato locale, di design contemporaneo e di offerte turistiche esperienziali. Per dar seguito a questa iniziativa è stato proposto un programma di residenze per designer e maker europei, con sede a Maratea: le residenze vogliono aprire un dialogo tra le pratiche artigianali tradizionali e la complessità della produzione di design contemporanea. Come riportato dagli organizzatori, il confronto avviene in collaborazione con le partecipanti al processo di inserimento sociale e lavorativo, le formatrici e alcuni facilitatori, in una modalità di scambio di competenze e coprogettazione. Le residenze si svolgeranno a Maratea, Comune della Basilicata affacciato sul Golfo di Policastro, mentre la struttura che accoglierà principalmente le attività di laboratorio è il vecchio Mulino, adiacente alle fontane di Sorginpiano, luogo in cui avvengono le fasi di bagnatura e battitura dell’erba.


Crediti immagine: Intrecci di comunità.

I vincitori e la giuria
Ciascuno dei 33 progetti ricevuti – così gli organizzatori in un post su Facebookci ha dato spunti di riflessione e ringraziamo per il lavoro di ricerca e di approfondimento riscontrato nelle proposte”. La commissione, dopo attenta analisi, ha reso noti i due vincitori: Sara Bologna e Davide Tagliabue. Non solo, sono stati “molti i progetti validi – è stato aggiunto – e per questo abbiamo scelto di assegnare anche 5 menzioni”, ossia a Michelangelo Bove, Menghina Calderaro, Laura Calduzzi, Laura Garcia Rubio e Marta Malsegna. La giuria, che ha valutato l’originalità del progetto di design, la realizzabilità del progetto presentato, la funzionalità in termini di produzione e/o commercializzazione, oltre al curriculum e al portfolio del designer, con particolare attenzione a esperienze simili, era composta dalle seguenti figure: Valter Luca de Bartolomeis, direttore ma.de. Academy – Istituto Caselli e Real Fabbrica di Capodimonte; Marialuisa Firpo, designer, co-ideatrice del progetto / Liberi Libri Ass. culturale; Angelo Licasale, progettista, co-ideatore del progetto / InMateria APS; Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto; Rita Orlando, project manager Open Design School / Fondazione Matera Basilicata 2019.


Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte.

L’open call
Il programma di residenza – a cui era possibile candidarsi entro il 17 settembre scorso – si rivolgeva a designer desiderosi di espandere la loro pratica all’artigianato e alla ricerca della sostenibilità e dell’utilizzo di materiali naturali, con particolare riferimento ai tagliamani, e ai maker interessati allo sviluppo del processo di progettazione e alla prototipazione. Nello specifico, erano quattro i macro-obiettivi dell’iniziativa: ampliare la gamma di prodotti di artigianato e design contemporaneo della Nuova Libbaneria Mediterranea (NLM) attraverso la sperimentazione dell’uso dei libbani e della pianta di “tagliamani” (Ampelodesmus mauritanicus); realizzare prototipi su cui sviluppare una filiera produttiva contemporanea di comunità; ideare una metodologia di lavoro nuova a partire dall’utilizzo di pratiche artigianali tradizionali, organizzando il processo di produzione insieme al gruppo di donne beneficiarie; creare nuove relazioni con professionisti, organizzazioni e territori impostando un dialogo con la comunità partecipante attraverso attività divulgative. Per partecipare è stata richiesta la presentazione del progetto di almeno un prodotto e/o di una lavorazione nuova che utilizzi i libbani (corde vegetali) o l’erba tagliamani, da sviluppare e prototipare durante le settimane di residenza.


Crediti immagine di copertina: Intrecci di comunità.