In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni. Numeri che danno un’idea del grande utilizzo del prodotto: il nostro Paese è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni e dagli Stati Uniti con 320 milioni. Questi dati, forniti da Coldiretti, offrono una panoramica dell’importanza alimentare, nutrizionale ed economica che ricopre per la nazione. Molte regioni dello stivale, infatti, sono note per la produzione di queste eccellenze, un fiore all’occhiello che spesso fa incontrare tradizioni e sostenibilità. Ecco che, preso atto della varietà e della qualità dell’olio nostrano, il dato fornito da Coldiretti stride maggiormente: con la pandemia si è registrata una crescita del 5% dell’olio straniero in Italia, con gli arrivi che nell’ultimo anno che hanno superato le 700 milioni di bottiglie su scaffali di supermercati, negozi e discount. Ciò che preoccupa maggiormente, come sottolineato dalla maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, è l’allarme sulla qualità del prodotto: l’ultima indagine del mensile ‘Il Salvagente’ ha svelato che ben 7 miscele di oli stranieri venduti come extravergini sui 15 analizzati al panel test sono risultati essere dei semplici oli di oliva vergine. “In pratica – ha spiegato Coldiretti in una nota – si fa pagare di più ai consumatori un prodotto che invece può valere fino alla metà del prezzo indicato visto che ha una qualità inferiore. Tutto in un momento storico in cui i consumi delle famiglie italiane di olio d’oliva sono in crescita del +9,5% secondo l’‘Osservatorio Immagino’, anche sull’onda del successo della Dieta Mediterranea proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco”.
Anche se è stata registrata una crescita di arrivi di olio straniero, Coldiretti precisa che l’82% degli italiani – con l’emergenza Covid – sugli scaffali dei market cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. In quest’ottica, la realtà agricola fornisce un consiglio: “Bisogna diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. Per aiutare il Paese a sanare le ferite economiche senza precedenti inferte dalla pandemia – conclude Coldiretti – serve responsabilità con un ‘patto etico di filiera’ che garantisca una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e punti a privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio”. La prima mossa che un consumatore dovrebbe fare è infatti porre attenzione all’etichetta: leggere le informazioni del prodotto che si sta acquistando è il primo passo per determinarne la qualità.