“È un onore avere con noi il maestro Michelangelo Pistoletto, uno degli artisti più rappresentativi di tutto il secolo nel mondo”: ha esordito così Giovanni Floris nel presentare l’artista biellese, ospite del suo programma Dimartedì. Dopo aver ricordato l’agenda di appuntamenti tra Roma e Milano, cornici delle due mostre personali “INFINITY: l’arte contemporanea senza limiti” e “La Pace Preventiva”, il conduttore ha lasciato spazio alla spiegazione di Michelangelo Pistoletto in merito ai suoi Quadri specchianti.
“Quando ero ragazzo, cercavo la mia identità – ha risposto l’artista –. Per conoscermi, mi sono messo davanti allo specchio per fare un autoritratto. Ho così capito che lo specchio, che sta sempre di fianco alla tela dell’artista durante un autoritratto, deteneva il vero potere raffigurativo”. Così, Pistoletto ha cercato di far divenire specchiante la tela sul cavalletto con un colore nero molto verniciato, lucido e riflettente, per poi passare all’acciaio inossidabile lucidato a specchio. “Si è quindi aperta una prospettiva mai esistita: lo specchio mostra tutto ciò che si trova davanti a me, che però è dietro alle mie spalle”, ha chiarito il maestro biellese. Lo specchio, per Michelangelo Pistoletto, non rappresenta unicamente il cambiamento continuo: “Il Quadro specchiante ha portato tutto il mondo dentro all’opera: lo specchio di per sé non ha immagine, proprio per questo si può permettere di riflettere tutto l’esistente”, ha precisato il maestro.
“La sua arte – ha continuato Floris – è sempre stata legata alla società”: in questo frangente ha citato Cittadellarte che, dagli anni Novanta, sostiene il bisogno del maestro di porre l’arte al centro della responsabilità della trasformazione sociale. “Come artista, sin da ragazzo ho capito che ciò che accadeva intorno a me ricadeva su di me – ha replicato Pistoletto –; ero vittima e responsabile di ciò che stava accadendo. Ma in che misura ero responsabile?”. Il mestiere dell’artista gli ha dato massima responsabilità e massima libertà: “Più sei libero, più sei responsabile”, ha sottolineato Michelangelo Pistoletto.
L’intervista ripercorre guerra, immigrazione e vita economica, tre fenomeni di attualità che si legano all’opera artistica di Michelangelo Pistoletto.“Parlo di pace preventiva – ha rimarcato il maestro – perché la pace è sempre stata considerata una conseguenza della guerra”; proseguendo, ha sostenuto che è necessario superare il concetto di “guerra preventiva”, avanzato da Bush e Blair, con quello della “pace preventiva”, che deve esistere prima di un conflitto. Floris ha quindi riassunto il concetto: “Noi consideriamo la pace come chiusura della guerra, ma dobbiamo considerare la guerra come fine della pace”.
Il labirinto è il cuore del progetto espositivo “La Pace Preventiva”, in programma a Palazzo Reale a Milano a partire dal 23 marzo. “Il labirinto – ha sottolineato Pistoletto – rappresenta la via verso Minosse, che è la guerra, il mostro pronto a divorare la società”. Ricordando Pablo Picasso, che aveva esposto nello stesso luogo Guernica, il maestro ha rimarcato: “Io voglio che il percorso non porti a Minosse, quindi non porti più alla guerra, ma che ci sia un filo d’Arianna che ci riporti fuori”.
Floris ha fatto successivamente riferimento a Love Difference – Mar Mediterraneo, definita “un’opera simbolo, perché il tavolo ha la forma del Mediterraneo ed è circondato da sedie che provengono da diversi Paesi”. Il mare, quindi, unisce: “È impossibile non pensare a quello che sta accadendo in questi giorni”. Pistoletto ha replicato: “Il tavolo che rappresenta il mare è lo specchio della società che lo circonda. Le sedie – ha specificato l’artista – sono state donate dai diversi Paesi e per questo sono rappresentative”. “Non c’è un trono in mezzo a quelle sedie”, ha poi sottolineato il conduttore.
Giovanni Floris ha poi proseguito: “Per quanto riguarda invece ricchezza e povertà, ecco un’opera iconica, realizzata nel 1967 ma ancora attuale”, riferendosi alla Venere degli stracci proiettata sugli schermi dello studio. “La Venere rappresenta l’idea della perpetua bellezza, che abbraccia una massa di stracci, che sono il rifiuto della società”, ha illustrato Pistoletto, per poi proseguire invitando ad assumere un nuovo atteggiamento che superi il consumismo: “La Venere rigenera questi rifiuti, li fa diventare colore, bellezza; li fa diventare qualcosa che lei stessa possiede”.
“Il simbolo del Terzo Paradiso è quindi la risoluzione di tutti i conflitti”, ha ipotizzato Floris. “Il Terzo Paradiso è nato quando ho pensato alla pace preventiva – ha replicato Michelangelo Pistoletto –. Ho pensato ci volesse un simbolo efficace che rappresentasse la pace voluta: la pace sta nel mezzo tra il mostro della guerra e la virtù, l’amore. Non possiamo evitare il mostro, ma, se vogliamo una nuova società, mettendo virtù e guerra ai due lati, vedremo che al centro sorge la pace”, conclude il maestro.