Lectio Pluralis – Caritas, emergenza e inclusione nell’innovazione sociale
Daniele Albanese racconta i progetti di forte impatto sociale con le nuove povertà, tra rifugiati, persone afflitte da patologie come il gioco d'azzardo e altre situazioni d'emergenza. "Vogliamo impegnarci non solo a risolvere le criticità ma per ottenere una trasformazione sociale responsabile".

Continuano gli articoli dedicati agli interventi della Lectio Pluralis di Arte al Centro 2017, incentrati sulla tematica dell’inclusione nell’innovazione sociale. Vi proponiamo la testimonianza di Daniele Albanese (nella foto) di Caritas, sede locale che attraverso progetti di forte impatto sociale con le nuove povertà (carcerati, depressione, rifugiati, poveri) rappresenta un punto di riferimento per l’inclusione nel territorio. Valeria Cantoni, moderatrice dell’incontro, ha presentato l’ente definendo Caritas come la realtà più importante in Italia a contatto con le comunità di sofferenza. “Come riuscite – ha domandato – a tenere insieme emergenza e visione?”


Daniele Albanese
ha spiegato: “Siamo un’agenzia sociale immersa quotidianamente nelle criticità di vario tipo. La diatriba tra emergenza e sviluppo al nostro interno è molto forte da anni. Siamo ‘schiacciati’ su queste due dimensioni; a livello internazionale, occupandoci di situazioni complesse come disastri naturali e guerre, l’intervento emergenziale ha senso, ma curiamo anche i momenti post-avvenimento, dedicandoci alla ricostruzione e allo sviluppo, come con i terremoti in Italia. Come mettere insieme queste due cose? Rispondo prendendo esempio da un progetto di lotta al gioco d’azzardo patologico.

Ci siamo resi conto – esplica – di seguire persone a cui davamo contributi assistenziali, che, però, portavano con loro il problema delle slot machine. Questo fenomeno è un ‘cancro’ sociale e uso questo termine proprio perché non si può attaccare la malattia solo con la medicina: per migliorare la situazione è fondamentale seguire uno stile di vita migliore. Dobbiamo, quindi, ragionare con la società su come combattere questa piaga; a questo proposito abbiamo organizzato diversi incontri di prevenzione nelle scuole, nei bar e di sostegno ai giocatori patologici. Ci siamo anche adoperati per dare una svolta a livello legislativo locale e nazionale al fine di modificare le ingiustizie strutturali. Non possiamo limitarci a fare la ‘croce rossa’ della storia, ma dobbiamo agire per prevenire il problema alla fonte.

Un altro esempio – continua Albanese – è quello dei migranti: ogni giorno ci occupiamo di persone che sono senza dimora o che si trovano fuori dalle strutture di accoglienza. Assistiamo, inoltre, alle morti nel Mediterraneo, una tragedia rappresentata dagli oltre 5mila morti nel 2016. Bisogna proporre delle soluzioni. Stiamo investendo molto sul tema dei ‘corridoi umanitari‘, che si traducono in un recupero delle persone dai paesi di origine e dai campi profughi al ‘trasporto’ in maniera legale e sicura in Europa. A questo proposito misuriamo l’impatto sociale e i dati. Anche i media esercitano un ruolo importante, spesso non benefico. Quando si parla di migrazione, la parola viene sempre data a politici o analisti, avete mai visto un profugo esternare un’opinione in televisione rispetto alla vicenda migratoria?

Termino il mio intervento – conclude – con una citazione di don Lorenzo Milani, che recita: ‘Io scrivo solo l’indispensabile, ho sempre scritto solo le cose essenziali. Perché mi vergogno a scrivere quando so che, poi, mi leggerebbero tutti i borghesi come i miei parenti. E mi leggerebbero tutt’al più per far quattro chiacchiere da salotto!’
L’obiettivo complesso che noi ci dobbiamo porre nel dare i dati e raccontare le storie non è far parole da bar, ma impegnarci a una trasformazione sociale responsabile“.

Photo credit immagine in evidenza: Damiano Andreotti.