Martedì 19 ottobre, a Parigi, si alza il sipario sulla nuova mostra di Galleria Continua con il vernissage di Les Ritals. L’espressione gergale ‘Ritals’ – che rimanda, con accezione negativa, alle ondate migratorie del XX secolo che dall’Italia tendevano alla Francia – si riferisce alle origini che accomunano gli artisti presentati in mostra. Ma al di là del legame evidente e del dialogo tra generazioni differenti, il termine allude anche alle problematiche dell’accettazione e del rifiuto, tra incomprensione, avversione e scandalo. Le opere degli artisti in mostra, in quest’ottica, non sono state accolte senza difficoltà, a prescindere dall’epoca. La frattura causata dalle loro innovazioni ha infatti colpito gli animi, ma ha anche nutrito l’ispirazione, l’ammirazione e persino favorito l’incontro di questi sette artisti, aprendo nuove strade per i loro successori.
Il viaggio dei ‘Ritals’ di Galleria Continua ha inizio agli albori del XX secolo con Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). Il 20 febbraio 1909 Le Figaro pubblicava il suo Manifesto del Futurismo, testo fondante dell’omonimo movimento letterario e artistico d’avanguardia del XX secolo. L’artista vi esponeva un programma in undici punti che descriveva i grandi principi del Futurismo: fare tabula rasa del passato, la velocità, il progresso, la distruzione dei musei e delle biblioteche, la bellezza del mondo moderno e delle macchine. Questo manifesto è diventato una delle fonti fondamentali della modernità.
L’impatto delle ricerche visive che hanno costruito la modernità, così come l’idea di una trasmissione del sapere, viene evocato da Michelangelo Pistoletto. Dopo aver frequentato la scuola pubblicitaria di Armando Testa (1917-1992) l’artista ha infatti accolto e fatto tesoro di uno dei suoi numerosi consigli: “per fare pubblicità, devi sapere tutto dell’arte moderna”.
Les Ritals presenta numerosi lavori, come Uno e Mezzo (1960-2021). L’opera di Armando Testa è riassunta così da Michelangelo Pistoletto: “la parola ‘sintesi’ per me è legge: che io stia dipingendo, scrivendo o parlando. Non mi stancherò mai di citare la famosa frase di Mies Van der Rohe, ossia Less is more”.
Il percorso artistico di Michelangelo Pistoletto è stato inoltre segnato dal fortuito incontro con un’opera di Lucio Fontana (1899-1968), presentata in occasione della Mostra in vetrina a Torino. Si trattava di una delle tele ‘tagliate’ parte della serie Concetto Spaziale, attraverso cui l’artista aveva rinnovato il metodo tradizionale di realizzazione di un dipinto. La superficie della tela non sarebbe più servita ad accogliere colori, ma a sottrarre, perforare, strappare e, in una fase successiva, lacerare. L’artista aveva sfumato il confine tra seconda e terza dimensione, così come quello tra creazione e distruzione. Nel vedere quest’opera Michelangelo Pistoletto comprese che questo gesto, all’apparenza tanto semplice, racchiudeva tutta la potenza e l’ideologia dell’artista e che lui avrebbe dovuto fare altrettanto: cercare la propria strada, la propria potenza, la propria tecnica.
Les Ritals presenta quindi alcune opere di Lucio Fontana, parte dalla medesima serie intitolata Concetto Spaziale. Tra queste figura l’unica opera dell’artista la cui realizzazione è stata documentata attraverso una registrazione video, una testimonianza unica e rara. Il video mostra la perforazione, da parte di Lucio Fontana, di un dipinto dell’amico pittore Jef Verheyen ed è stato realizzato all’interno dell’abitazione del collezionista Louis Bogaerts a Knokke, in Belgio.
Assieme alle opere dell’artista viene presentata una copia di Manifesto Bianco, scritto nel 1946, che contribuisce a costruire la rete dei differenti legami tra gli artisti in mostra. La pubblicazione ebbe un’influenza considerevole su Piero Manzoni (1933-1963) e sulla sua ricerca sull’assenza di colore, portata avanti con la serie Achromes. Rifuggendo l’obiettivo di ottenere il bianco, l’artista tentava soprattutto di sbarazzarsi di ogni forma di colore fino a raggiungere quell’assenza tanto ambita.
L’influenza di Lucio Fontana è altrettanto presente nella pratica artistica di Carla Accardi (1924-2014), artista con la quale ebbe molti scambi. A partire dal 1965, Carla Accardi iniziò a dipingere su Sicofoil, un materiale plastico industriale simile all’acetato, luccicante, trasparente e caratterizzato da proprietà al contempo tattili e visive. Accardi impiegò questo materiale, in grado di accogliere e diffondere la luce in maniera tanto peculiare, sia nelle opere a due dimensioni sia nei lavori tridimensionali. Les Ritals propone due esempi della ricerca pittorica dell’artista, Senza Titolo (1967) e Assedio rosso N° 3 (1956). I due lavori si focalizzano principalmente sul segno, elemento che Carla Accardi affrontava in serie modulari con composizioni fluide e organiche, formate di materia, colori e figure.
L’idea che ogni artista proceda all’interno del solco tracciato da chi l’ha preceduto viene ripresa anche da Maurizio Cattelan. Un’opera emblematica di questa figura chiave dell’arte contemporanea è inclusa nella selezione presentata da Les Ritals. Tra le sue ispirazioni Maurizio Cattelan cita in particolare Piero Manzoni, artista di cui la mostra presenta due opere iconiche: Merda d’artista (1961), una serie composta da novanta lattine, sigillate ermeticamente, ciascuna contenente trenta grammi di escrementi dell’artista, e Linea (1959), che consiste in una linea tracciata a inchiostro su un rotolo di carta racchiuso in una scatola di cartone sigillata. Questi lavori sfidano la fiducia riposta nelle parole dell’artista e mettono in discussione lo stesso oggetto artistico, anticipando così l’arte concettuale.
Maurizio Cattelan cita inoltre Michelangelo Pistoletto. La contemplazione di un Quadro Specchiante, l’opera Autoritratto con occhiali gialli del 1973, è all’origine della sua carriera artistica. Le caratteristiche fondamentali dei Quadri Specchianti di Pistoletto sono la dimensione del tempo – qui non solo rappresentata ma anche introdotta attivamente – e l’inclusione dello spettatore nell’opera, elemento che la rende un ‘autoritratto del mondo’. In un’ottica di trasmissione, Michelangelo Pistoletto decide a sua volta di menzionare Maurizio Cattelan in occasione di una nuova opera realizzata per la mostra. Intitolato Tre bambini impiccati, 2004 Piazza XXIV Maggio, Milano di Maurizio Cattelan, il lavoro rappresenta l’installazione pubblica che l’artista aveva presentato a Milano nel 2004, in collaborazione con Fondazione Trussardi. Romualdo Ruggeri scrive in proposito: “Troppo spesso ci fermiamo all’apparenza delle cose senza cercare di comprenderne la ragione (…). Non c’è alcun segno di sofferenza negli occhi dei tre bambini, ma il loro volto esprime un avvertimento accusatorio, come se puntassero il dito verso l’universo degli adulti e l’impatto negativo che ha sul mondo dei bambini e dei giovani”.
Dalla rottura alla celebrazione passando attraverso la critica e la provocazione, la mostra Les Ritals getta nuova luce sui punti in comune e sulle connessioni che legano i lavori dei sette artisti. Un’inedita e personale storia di cameratismo artistico, dove ogni artista rappresenta una rivelazione e un’ispirazione per chi l’ha preceduto e seguito.