Dopo mesi di incertezze, dubbi, attese e criticità organizzative e sanitarie, le scuole di tutta Italia tra pochi giorni riapriranno. Le problematiche per adeguarsi alle norme di prevenzione dal Covid-19 per certe strutture della penisola non saranno poche, anche considerando le tempistiche. Ma in un ventaglio di difficoltà logistiche, si può ripartire da un tema delicato e di grande rilevanza sociale, oltre che scolastica: la sostenibilità ambientale. Una questione che non deve passare in secondo piano in tempi di pandemia. Anzi. Così, il WWF, in una nota sul proprio portale web, ha invitato i comitati tecnici, il ministero dell’educazione, scuole e amministrazioni locali a sfruttare sempre più l’opportunità offerta da giardini e cortili scolastici, affinché diventino vere e proprie aule all’aperto. Le strutture che dispongono di un’area verde, infatti, potrebbero incentivarne l’utilizzo per le lezioni, garantendo così un distanziamento maggiore rispetto a una semplice stanza. Non solo: le lezioni in cortile e all’aperto potrebbero far porre l’attenzione di docenti e alunni sulle tematiche ambientali. “L’outdoor education – specifica il WWF – è al centro dell’attenzione degli educatori moderni tanto quanto la nostra tradizione pedagogica (da Maria Montessori a Giuseppina Pizzigoni), che riconosceva come gli spazi esterni della scuola e il contatto con la natura fossero parte integrante dei progetti educativi”.
La maggiore associazione ambientalista italiana riporta anche dei dati che denotano come in certe scuole la possibilità di articolare questo processo educativo sarebbe concreta: ad esempio, sommando le superfici degli spazi verdi degli istituti scolastici di Roma si ottiene un’area equivalente a quella di villa Borghese, circa 80 ettari. Sfruttare maggiormente questi spazi esterni di competenza delle scuole non solo agevolerebbe le norme di distanziamento limitando quindi il rischio di contagio, ma “sarebbero volano – sottolinea il WWF – di maggiore benessere dei più giovani e qualità dell’offerta educativa”. Chiaro, alcune strutture non hanno questo tipo di risorse, ma spingere le scuole che dispongono di aree verdi o i cortili a sfruttarli sarebbe un passo importante a livello educativo e sanitario.
L’appello dell’associazione, inoltre, non è casuale: secondo il WWF, dopo il lockdown si è acutizzata nei bambini e ragazzi una ‘sindrome da deficit di natura’; risulta quindi fondamentale valorizzare e stimolare sempre nei più giovani la cura del territorio di vita e dell’intero pianeta nelle connessioni tra i fenomeni globali in corso.
“Appare un paradosso – si legge nella nota – che giardini, cortili e spazi aperti delle scuole siano dei luoghi ‘fantasma’ sia per gli amministratori che per gli educatori: se da un lato viene riconosciuto il valore educativo della mensa, quello del cortile ancora no, nemmeno per il gioco e l’educazione motoria”. Per porre sotto i riflettori mediatici la questione, l’associazione ambientalista ha annunciato che lancerà una campagna ad hoc. L’obiettivo? Far sì che, con opportuni studi e investimenti a riguardo, “si colga finalmente l’occasione per pensare in modo integrato anche gli spazi esterni alle scuole, valorizzandoli, riqualificandoli e utilizzandoli a beneficio degli studenti e dell’intera società”.
C’è un altro tema controverso se si prende come riferimento il binomio scuola e ambiente: stando alle ultime novità, dovrebbero essere obbligatorie le mascherine usa e getta negli istituti di tutta Italia.
Risulta difficile, però, insegnare e immaginare un futuro verde e sostenibile nel mondo se si educano bambini e ragazzi a utilizzare uno strumento usa e getta per tutti i giorni e magari per anni. Se non cambiano le normative, adottando soluzioni meno inquinanti, l’impatto ambientale sarà devastante.