Michelangelo Pistoletto e Jago si guardano allo specchio
Il 13 marzo, a Palazzo Gromo Losa, è andato in scena un dialogo a tutto tondo tra i due artisti, moderato da Cesare Biasini Selvaggi. Il talk, proposto nell'ambito della mostra "Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente", ha visto Pistoletto e Jago confrontarsi sulla rispettiva ricerca creativa, non risparmiando riflessioni introspettive oltre a incursioni nella cultura e nell'attualità. La parola chiave dell'incontro, e non poteva essere altrimenti, è stata l'arte: per il maestro “una fermentazione del pensiero umano", per lo scultore “un elemento che si manifesta attraverso i nostri gesti”.

Denso ma intrattenente, intimo ma informale, profondo ma leggero: è stato l’incontro delle differenze dell’armonia quello tenutosi ieri a Palazzo Gromo Losa. Le differenze, perché su un palco si sono alternati gli interventi di due creativi distanti per generazione, provenienza geografica e pratica artistica; le armonie, perché non solo questa diversità è stata una delle ricchezze dell’incontro, ma perché i due relatori hanno periodicamente lasciato trasparire una naturale sintonia che ha accompagnato la narrazione. Un altro punto di contatto tra i due non è solo la creazione, ma la distruzione: a entrambi è stata distrutta un’opera in uno spazio pubblico, episodi controversi e dibattuti che hanno suscito un clamore mediatico non indifferente. Sono state due ore fitte, gremite di contenuti, eppure la percezione del pubblico, per la durata, è stata quella di un battito d’ali. Sì, perché gli astanti sono stati avvolti e rapiti dal repentino passaggio e intreccio tra stupore e meraviglia, sensazioni altalenanti suscitate dal susseguirsi degli interventi dei protagonisti. Il riferimento è al talk di Michelangelo Pistoletto e Jago, tenutosi ieri a Biella Piazzo nell’ambito della mostra Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente, in corso fino al primo aprile a Palazzo Gromo Losa e a Palazzo Ferrero Miscele Culturali. L’incontro, moderato da Cesare Biasini Selvaggi, è stato introdotto dal presidente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella: “La cultura – ha esordito Michele Colomboè un elemento importante per la crescita e la rinascita del nostro territorio. Dedico un pensiero ai due artisti, che ci onorano oggi prendendo parte al’incontro: grazie a Jago, per la sua splendida opera che è presente nella nostra mostra, e grazie a Pistoletto, perché la sua presenza è un privilegio per tutta Biella”. Sulla scia delle sue parole, la responsabile delle relazioni esterne della Fondazione Federica Chilà ha sottolineato il successo del progetto espositivo, che ha fatto registrare già 23mila visitatori.


La formula della creazione
L’appuntamento è poi entrato nel vivo con un approfondimento sulla formula della creazione, in riferimento al titolo dell’ultimo libro del maestro. “La formula della creazione – ha esordito Pistoletto – l’ho scoperta dal quadro specchiante. La tela dell’opera si è trasformata: è scomparsa ed è nata una superficie talmente liscia che ha permesso di specchiare il mondo. L’arte è sempre stata immagine, ma lo specchio non ha una sua immagine. Ma proprio perché non ne ha una sua può riflettere tutto l’esistente. Anche così ho trovato il finito nell’infinito”. Sullo stesso tema ha poi dato la sua chiave di lettura Jago: “Quando nasce un figlio si fa esperienza della creazione, ma anche nella mia quotidianità, quando cerco di tradurre nella realtà una forma che è solo nella mia mente. Passo così dal concepimento dell’idea alla messa al mondo. Su questo processo sento una responsabilità: quando si vede un grande blocco di marmo si possono immaginare diverse forme, ma l’artista, tra quelle infinite possibili forme, ne sceglie una. Ecco, nelle vesti di creativo, come partecipo alla formula della creazione”.

L’arte
Biasini è passato alla parola chiave che lega i due relatori: “Qual è – ha domandato il moderatore – la vostra definizione di arte?”. Pistoletto ha risposto senza esitazione, asserendo che sia, innanzitutto, “una fermentazione del pensiero umano. È anche uno degli elementi più profondi e sensibili nella società”. Il fondatore di Cittadellarte si è poi focalizzato su quella che per lui è stata la prima forma d’arte, ossia l’impronta di una mano sulla superficie di una caverna. “Quell’impronta è la mano della persona, ma non è la sua mano, perché è virtuale. È stato un momento storicamente significativo: si era compreso che c’era la possibilità di rappresentare la fisicità. Siamo arrivati all’intelligenza artificiale proprio tramite la riproduzione continua dell’esistente. Tra le due mani, quella virtuale e reale, si aprono le porte dell’ignoto: questa è l’arte”. Jago, laconico, ha spiegato che “l’arte è qualcosa di così grande che non si può descrivere. Per avvicinarvisi occorrerebbe viverla con l’esperienza diretta. Di certo, l’arte si manifesta attraverso i nostri gesti”.

L’identità e i rapporti interpersonali
Il moderatore ha poi invitato Pistoletto e Jago a intraprendere un viaggio introspettivo. “Per scoprire la mia identità – ha articolato il maestro – mi sono messo davanti allo specchio. Con i nostri occhi, infatti, vediamo tutto, ma non noi stessi. Ho compreso che per scoprirmi dovevo prima potermi osservare. Così sono arrivato al quadro specchiante, che riflette non solo me, ma tutti coloro che ci passano o ci sono passati davanti, in un percorso dell’umanità. Lo specchio per me è dunque un elemento di pensiero che deve far riflettere”. Lo scultore, nelle rivelazioni, non è stato da meno: “Anche io ho cercato la mia identità. Mi sento – ha specificato – come un contenitore vuoto, quindi so che dentro di me ho spazio per costruirmi. Nel mio percorso di crescita spero di diventare la versione migliore di me, non solo per il sottoscritto, ma anche agli occhi degli altri”. Jago ha infatti sottolineato come la sua pratica artistica sia stata determinata anche dall’interazione col prossimo: “Ho avuto l’idea di creare un’opera in diretta streaming, prestando attenzione ai commenti delle persone. Ho voluto che i pareri degli utenti mi condizionassero emotivamente anche nella realizzazione della scultura. Non solo, quando realizzo un’opera voglio tenere conto del contesto, perché questo è l’orizzonte di altri”. Pistoletto, a sua volta, ha riconosciuto l’imprescindibilità dei legami sociali, anche tra elementi opposti: “Nella mia formula trinamica, e quindi nella vita, uno e uno – ha sottolineato – dà come risultato tre”.


Libertà e intelligenza artificiale
Nel talk è poi stato affrontato il tema della libertà. “L’artista alla fine del ‘900, è finalmente arrivato ad avere la massima libertà di poter fare un proprio segno. L’arte – ha affermato Pistoletto – nella storia dell’uomo è infatti sempre stata al servizio del palazzo, della religione e della politica”. Jago ha invece offerto uno sguardo personale: “Io lotto per la mia libertà. Quest’ultima, a mio avviso, corrisponde al tempo che ho a disposizione, ovvero un bene inestimabile che non si può comprare. La libertà, per me, è dedicarmi con la totalità delle mie energie a ciò che amo”. La liberta è cambiata con l’avvento dell’intelligenza artificiale? “L’A.I. – ha spiegato Pistoletto – non è altro che un quadro specchiante, che offre la visione di tutto ciò che esiste, tradotto in tecnica artificiale. A questo proposito, è ancora più importante creare un’umanità cosciente, libera e responsabile”. Jago, su questo tema, è stato provocatorio: “Perché non si presenta come deficienza artificiale? Ricordiamoci che è ancora lontana da una vera intelligenza e che è fondamentale usare con sapienza questo strumento. Di questo passo – ha aggiunto – arriveremo al punto in cui affideremo tutto all’intelligenza artificiale”.

Fallimenti, creatività e armonia
Dopo un focus sulla luce per gli artisti (“in un’opera scultorea è fondamentale”, per Jago, ed è “materia da manipolare” per Pistoletto), i due relatori si sono soffermati sul tema del fallimento nel processo creativo: “In primis, da scultore, so che si può rompere per creare. Quando ci si impegna in un gruppo di lavoro è normale fallire o inciampare in un percorso. Tutti, prima o poi, siamo destinati a cadere, l’importante è farne tesoro. La vita è costellata di fallimenti, solo chi non si mette in gioco non sbaglia”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Pistoletto: “La scoperta – ha asserito – si fa superando il fallimento. Dal fallimento si è passati al tema dell’imprevisto, che, per il maestro “rappresenta il caso, un elemento centrale nella nostra quotidianità. Nel calcio, ad esempio, la palla rappresenta il caso, mentre la partita è come il gioco della vita”. Per Jago, invece, è un elemento ricorrente nel suo lavoro: “Quando si lavora con il marmo è impossibile prevedere con esattezza cosa accadrà. Questo aspetto fa parte del viaggio artistico che porta dall’idea alla sua realizzazione. Insomma, accogliamo gli imprevisti”. Biasini ha continuato a tessere la rete di dialogo tra i due artisti, i quali, dopo aver toccato il tema della Venere nell’arte e della Pace preventiva, hanno concluso l’incontro proponendo due parole chiave: creatività e armonia. “La creatività – così Jago – si associa spesso ai bambini e, non a caso, è composta da due ingredienti: curiosità ed entusiasmo. L’artista, se conserva il bambino che è in sé, continuerà a essere creativo per sempre”. Pistoletto ha infine rivolto un invito ai presenti: “Il termine chiave del futuro – ha concluso – deve essere armonia: la società, passando dalle proteste alle proposte, deve diventare un coro armonico”.

Il talk sarà mandato in onda integralmente nel programma Stato dell’Arte il 21 marzo dalle ore 21.30, sul canale in chiaro 122 del Digitale Terrestre.