27 maggio 2010: nel Bosco di San Francesco ad Assisi Michelangelo Pistoletto traccia il solco dell’opera di land art che verrà poi inaugurata l’11 novembre 2011, diventando nel tempo un’icona artistica della città umbra. Oltre il muro che delimita la piazza della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi si apre un ambiente naturale intatto di boschi, ulivi, coltivi, colline e pianura con case coloniche e piccole pievi. 60 ettari di questo paesaggio – il Bosco di San Francesco, appunto – sono stati donati nel 2008 da Intesa Sanpaolo al FAI che ha iniziato a realizzarvi un importante restauro paesaggistico, che ha riguardato il ripristino dei sentieri, un primo risanamento della vegetazione boschiva e dei coltivi e il restauro del complesso benedettino femminile di Santa Croce del XII secolo. Il maestro biellese, in questo contesto, ha realizzato l’estesa opera di land art intitolata “Il Terzo Paradiso”: si tratta di un luogo non solo geografico, reso immortale da San Francesco, che ne fece il più alto modello di armonia e convivenza tra uomo e natura. Proprio in una radura del Bosco, Pistoletto interviene con la sua installazione naturale, il suo sentiero tra gli ulivi. Il FAI, attraverso il recupero del Bosco e l’intervento del maestro biellese, ha messo a disposizione del pubblico non tanto e non solo un luogo speciale, naturale e magico al tempo stesso, ma anche e soprattutto di dare la possibilità al visitatore di vivere un’esperienza spirituale che sappia fondere insieme le percezioni fisiche e le loro conseguenze interiori.
L’opera, come riportato in una nota sul nostro sito, è un uliveto unico al mondo: tracciato su un’area di 90 x 35 metri – per un totale di oltre 3.000 metri quadrati – costituito dallo sviluppo di un doppio filare di 160 ulivi, ciascuno alto circa 3 metri e con una fronda di 2 metri e mezzo. Nel centro dell’opera, un’asta d’acciaio dell’altezza di sei metri, a significare l’unione tra cielo e acqua, che si trova nel sottosuolo. A 11 anni dall’inaugurazione dell’opera al Bosco di San Francesco, il maestro ha illustrato il significato e l’importanza del Terzo Paradiso in un’intervista registrata Cittadellarte il 21 ottobre scorso e realizzata dall’ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso Malcolm Angelucci. Nel dietro le quinte del servizio (regia, riprese e montaggio di Foto Studio Rosati) figurano l’Umbria Green Festival, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e il FAI-Bosco di San Francesco, che con l’intervista lanciano la riattivazione dell’opera, prevista per la primavera 2023.
Nell’intervista il maestro biellese ha esordito focalizzandosi sul suo segno-simbolo: “Il Terzo Paradiso vuol dire il terzo stadio dell’umanità. Il primo stadio è quello di quando eravamo totalmente integrati alla natura, poi con il ‘morso della mela’ abbiamo fatto un passo tremendo incominciando a ‘mordere’ la natura e abbiamo creato il mondo artificiale. Quest’ultimo è cresciuto fino ad oggi, portando gli esseri umani a un potere tale da essere quasi identico a quello della natura: sdoppiamo artificialmente il mondo e quindi assumiamo una responsabilità incredibile, che sembrava quasi impossibile da raggiungere. Possiamo creare e distruggere e quindi dobbiamo trovare l’equilibrio, che viene nel terzo stadio, nel Terzo Paradiso, che unisce natura e artificio. Quest’ultimo vuol dire arte, quindi creare il mondo ad arte è quello che abbiamo fatto, ma adesso dobbiamo affrontare le conseguenze. Dobbiamo far sì che l’arte si preoccupi di portare la scienza e la tecnologia, che sono state sviluppate come mondo artificiale, a prendere responsabilità del mondo naturale. Il Terzo Paradiso, così, diventa il crogiolo di una nuova umanità”. Pistoletto ha poi messo in luce un parallelismo storico: “Ad Assisi ci ritroviamo a vedere uno sviluppo straordinario dove la figura di San Francesco viene reincorporata in un’altra persona, Papa Francesco, che oggi riporta alle radici la fenomenologia del bisogno umano di trovare equità ed equilibrio dove tutte le distanze mostruose tra potere e popolo si accorciano. Ad Assisi, inoltre, il Terzo Paradiso è diventato un viale che si può percorrere, tra gli olivi, dove si può discutere, parlare, intendersi, riflettere, capirsi, incontrarsi”.
Pistoletto, dopo aver illustrato il metodo demopratico (“A Biella stiamo praticando la demopraxia con l’idea di trasformare veramente il sistema politico e sociale, mettendo l’idea di pace ed equilibrio davanti a tutto”) ha rivelato il processo che l’ha portato alla realizzazione dei quadri specchianti: “Sono entrato nel mondo dell’arte con la ricerca della mia identità, e mi sono chiesto: ‘Chi sono? Dove sono? perché sono? Dove siamo? Chi siamo? Perché siamo?’. Ho cominciato dall’autoritratto, perché è l’unica cosa che posso conoscere è il fatto che io ho un’immagine, che io esisto. L’autoritratto necessita di uno specchio, senza questo non mi vedo: io ho trasformato pian piano non solo l’immagine dallo specchio alla tela, ma ho trasformato la tela in specchio. La tela è diventa specchiante aprendosi così alla riflessione e alla riproduzione diretta di tutto ciò che sta davanti la tela, e quindi l’universo, lo spazio, il tempo, il presente che muta continuamente; tutto questo viene a essere rappresentato direttamente dalla tela, senza mia interpretazione. Io metto a disposizione soltanto l’arte, il concetto di inquadratura artistica che passa attraverso lo specchio. Poi io pongo un’immagine – perché sennò non sarebbe un autoritratto – di me stesso sulla superficie della tela specchiante. Questa non è solo la mia immagine, ma può essere di tutti perché nello specchio non sono più solo, ci siamo tutti, l’autoritratto mio diventa l’autoritratto del mondo”.
Il maestro biellese ha poi illustrato la formula della creazione, che “mi rivela la verità – ha spiegato – su quello che è il mondo, l’esistente, ma nello stesso tempo è una verità tecnica che corrisponde perfettamente all’universo. Devo sapere che ho la tecnica oggi, mentale e pratica, per mettere in azione quello che io conosco. Dunque io devo ricreare un universo sociale e umano, partendo da questa formula universale”. Il fondatore di Cittadellarte ha poi delineato il ruolo delle ambasciate: “Sono circa 200 nel mondo e ognuna opera anche partendo dalla scuola perché si deve mostrare agli giovani come funziona l’universo in tutti i suoi aspetti, anche nelle minime azioni della loro vita. Quindi si passa al bambino – ha aggiunto – freschezza, libertà e consapevolezza scientifica fin dall’infanzia e così può sapere che deve amministrare l’equilibrio e l’armonia”. Vi proponiamo il filmato integrale.