Per la prima volta Lucio Fontana (1899-1968) e Michelangelo Pistoletto, due figure di riferimento nella scena artistica italiana e internazionale del dopoguerra, sono messi in dialogo tra loro rivelando i rispettivi approcci alla materia e alla dimensione concettuale dell’arte, l’esplorazione di spazi performativi alternativi e la presenza del metafisico nelle loro pratiche artistiche. Il riferimento è alla mostra, presentata da Prada, Mirroring: Lucio Fontana e Michelangelo Pistoletto, realizzata con il supporto di Fondazione Prada. Il progetto espositivo raccoglie 26 opere, realizzate a partire dalla fine degli anni Quaranta, che sottolineano la ricerca di nuove forme espressive e il rifiuto di materiali, metodi e soggetti percepiti come paradigmi del passato. Il progetto indaga inoltre l’approccio dei due artisti al superamento delle restrizioni pittoriche e l’utilizzo di materiali provenienti dal mondo oltre le arti visive; la tridimensionalità dei loro lavori è un altro elemento centrale della mostra, accompagnato da una riflessione sull’aspetto performativo delle loro pratiche. La mostra si terrà dal 20 marzo al 15 giugno 2025 a Shanghai negli spazi di Prada Rong Zhai, la residenza storica del 1918 restaurata da Prada e riaperta nel 2017. La visione curatoriale di Sook-Kyung Lee, direttrice della Whitworth, parte dell’Università di Manchester, è stata integrata dalla consulenza scientifica della Fondazione Lucio Fontana e di Fondazione Pistoletto Cittadellarte.
Fori, tagli e Quadri specchianti
Mirroring esplora le modalità con le quali i due artisti, in modo complementare e al contempo in parte divergente, superano i limiti bidimensionali della superficie pittorica. Concetto spaziale (1949-50) e Concetto spaziale (1961), esposti a Prada Rong Zhai, costituiscono l’essenza dell’indagine di Fontana e presentano due dei gesti più rappresentativi e rivoluzionari della sua ricerca: i fori, che l’artista realizza a partire dal 1949, e i tagli. Il pigmento pittorico color argento di queste tele espande i limiti tradizionali della pittura raggiungendo una dimensione che non rappresenta qualcosa, ma piuttosto lo evoca. Seguendo questa visione, l’artista approfondisce la sua indagine includendo inserti in pasta di vetro, come in All’alba Venezia era tutta d’argento (1961), parte di una serie dedicata alla città che rievoca i riflessi della laguna. Le tre opere argentate sfidano la bidimensionalità della tela e creano una nuova dimensione: uno spazio concettuale.
Nel 1960 Michelangelo Pistoletto presenta la sua prima mostra personale a Torino, che indaga la propria identità attraverso la serie degli Autoritratti. Mirroring include lavori come Uomo di schiena (1961), parte della serie Il presente, in cui Pistoletto dipinge la propria figura su uno sfondo nero che rende specchiante per mezzo di uno spesso strato di vernice trasparente, e Figura umana (1962), parte della serie Quadri specchianti, in cui l’artista utilizza per la prima volta l’acciaio inox lucidato al posto della tecnica pittorica tradizionale. In entrambi i lavori, la figura umana è ritratta con le spalle rivolte verso l’osservatore, distaccandosi dall’approccio convenzionale del ritratto e rompendo la linea di confine tra l’opera e chi la osserva.
La tridimensionalità
Il progetto espositivo approfondisce anche la tridimensionalità e gli aspetti performativi dell’opera di Fontana e Pistoletto. Fontana, che nasce come scultore e si dedica alla pittura solo dalla fine degli anni Quaranta, concepisce la rappresentazione attraverso la forza di un gesto che imprime le tracce di un’azione fisica. Questo approccio emerge nella serie emblematica delle Nature (1959-60), composta da sculture geoidi realizzate in terracotta e fuse in bronzo che richiamano un immaginario cosmico. La stessa dimensione dell’azione si riscontra nella serie dei Teatrini (1965), in cui l’artista realizza cornici di legno per costruire una sorta di scenografia teatrale che dà spazio a una performatività delle forme. Tra la fine del 1965 e l’inizio del 1966, Pistoletto produce ed espone nella sua casa-studio un nuovo gruppo di lavori intitolato Oggetti in meno: creati attraverso una modalità operativa legata alla dimensione temporale della contingenza, gli oggetti sono uno diverso dall’altro, come se facessero parte di una mostra collettiva, infrangendo il dogma secondo cui l’opera di un artista deve essere stilisticamente riconoscibile, come un marchio commerciale.
La dimensione metafisica
La dimensione metafisica è un elemento centrale nel lavoro di entrambi gli artisti. A testimoniare la presenza di nuovi confini dell’esistenza sono le opere di Fontana Ambiente spaziale (1948-49) e Concetto spaziale (1950), realizzate in carta e carta su tela, in cui l’artista fa uso di macchie e forme globulari che evocano galassie e nebulose. Come sottolinea Luca Massimo Barbero nel testo scritto per la mostra, “Fontana racchiude in una simbologia pura la filosofia dello Spazialismo, ovvero la fiducia utopica nell’infinito, nelle immensità delle galassie e, soprattutto, nell’intelligenza dell’uomo che, in quegli anni, faceva divenire lo Spazio la sua nuova frontiera anche nel campo dell’arte”.
Nella serie Terzo Paradiso (2003), Michelangelo Pistoletto concepisce una nuova versione del simbolo dell’infinito, composto da tre cerchi al posto dei due tradizionali, a rappresentare il passaggio verso una nuova era della storia e una nuova condizione umana. Con questi lavori, l’artista invita a riflettere sul superamento del conflitto tra natura e artificio e promuove un equilibrio sostenibile tra ambiente naturale e progresso tecnologico.
Le voci dei protagonisti
“L’interesse di Fontana e Pistoletto nel rifiutare i modelli precostituiti dell’arte e la ricerca di forme espressive inedite – ha dichiarato la curatrice Sook-Kyung Lee – è un aspetto che persiste nelle loro opere. La mostra intende creare un dialogo tra i due artisti, evidenziando la direzione che hanno condiviso nella loro produzione artistica e, allo stesso tempo, alludendo alle inevitabili differenze tra ciascuna delle loro pratiche”. Il maestro ha invece ricordato il legame con Fontana: “Ho conosciuto Lucio, siamo stati amici, abbiamo coltivato un dialogo sul nostro lavoro e sulla relazione che ha avuto con la storia dell’arte – ha affermato Michelangelo Pistoletto – a cui entrambi abbiamo contribuito in momenti diversi. La prima volta che ho visto il suo lavoro è stato nella mostra ‘Arte in vetrina’ a Torino, nel 1953 […]. Dopo l’incontro con Fontana ho cercato una mia identità. L’ho fatto allo specchio, attraverso l’autoritratto. Ma senza uno specchio non può esistere un autoritratto e presto lo specchio è diventato il protagonista della mia personale e nuova prospettiva”.