In questa intervista, dialoghiamo con Francesco Monico, autore e accademico che ha diretto facoltà, programmi dottorali e accademie di Belle Arti. Il suo lavoro ha aperto nuove prospettive nel rapporto tra educazione, arte e tecnica, esplorando l’evoluzione dell’immaginario nell’era digitale. Negli ultimi anni, ha ampliato la sua ricerca alla spiritualità, approfondendo le connessioni tra conoscenza, simbolismo e immaginazione.

Immagine di copertina: Il simbolo del Terzo Paradiso tracciato sulla terra,
51. Biennale di Venezia, Isola di San Servolo, 2005
Foto: L. Ogryzko.
Professor Monico, può raccontarci come è nata l’idea della Tavola interreligiosa della “pace preventiva”?
Certamente. Tutto è iniziato nell’ottobre del 2023 a Cittadellarte, Biella, quando Michelangelo Pistoletto mi ha chiamato a lavorare insieme a lui per avviare un dialogo con le diverse comunità religiose italiane. Abbiamo avvertito ‘urgenza di creare uno spazio di confronto tra le principali tradizioni spirituali e il pensiero laico, utilizzando l’arte come terreno di dialogo e scambio aperto. L’arte, infatti, è il fenomeno fondativo dell’umano, che è per sua natura spirituale. Essa rappresenta la caratteristica distintiva della nostra specie e costituisce il veicolo attraverso cui l’essere umano esprime la propria ricerca di significato e la propria trascendenza. Da questa nostra prospettiva, è l’arte stessa a dare origine alla spiritualità, dalla quale poi si sviluppano le forme organizzate della religione. Dal nostro punto di vista la creazione artistica, quindi, non è solo un’espressione estetica, ma un atto che apre alla dimensione dello spirituale e della conoscenza profonda, ponendo le basi per il dialogo tra le diverse fedi e visioni del mondo. E per questo l’arte oggi costituisce uno spazio culturale autorevole capace di favorire il dialogo senza barriere ideologiche. In una società globale e multiculturale, nasce l’esigenza di costruire una società multireligiosa. Questo non significa creare una realtà sincretica che annulli le differenze, ma piuttosto promuovere un dialogo basato sul rispetto reciproco. Per questo oggi è più che mai necessario creare gruppi di confronto tra fedi differenti, affinché la diversità diventi un’occasione di crescita e di arricchimento collettivo, piuttosto che una fonte di divisione e conflitto.
Il metodo Trinamico, elaborato da Michelangelo Pistoletto, riflette una visione dell’arte come strumento di trasformazione sociale e culturale, potrebbe rappresentare una via efficace per favorire il dialogo tra fedi differenti?
Assolutamente sì. Innanzitutto la Formula della Creazione di Michelangelo Pistoletto esprime l’applicazione del metodo trinamico. Essa consiste in una linea che incrociandosi due volte produce tre cerchi. I due cerchi esterni rappresentano tutti gli elementi differenti e contrapposti che attratti e connessi nel cerchio centrale producono sempre un nuovo elemento che prima non esisteva: è la creazione (1 e 1 = 3). Questa formula offre una spiegazione a tutto l’esistente, ed è un principio che può facilitare il dialogo interreligioso e interculturale. Applicando questa formula al dialogo interreligioso, possiamo vedere le diverse tradizioni non come entità chiuse e incompatibili, ma come elementi che, interagendo, creano uno spazio di comprensione e trasformazione. In questo modo, il dialogo non diventa solo uno scambio di opinioni, ma un processo creativo che porta alla nascita di nuove visioni condivise. Attraverso la Trinamica possiamo costruire un modello di relazione basato sull’ascolto attivo, sulla co-creazione di significati e sulla generazione di uno spazio comune in cui la diversità sia una risorsa. Questo approccio permette di superare la logica binaria del conflitto e di promuovere una comprensione più profonda tra le fedi.
In che modo l’arte può fungere da terreno di dialogo per le religioni?
Dal nostro punto di vista L’arte è il territorio più adatto per ospitare questo dialogo, perché rappresenta uno spazio neutro in cui tutte le posizioni possono dialogare, anche quelle caratterizzate da oppositività o diffidenza. L’arte ha la capacità di trasformare i conflitti in linguaggi aperti, offrendo un terreno comune in cui le differenze non vengono negate, ma diventano fonte di ispirazione e arricchimento reciproco. Attraverso la creatività artistica, le persone possono esprimere le loro identità senza timore di annullamento, perché l’arte non impone verità assolute, ma apre a interpretazioni multiple. Questo permette alle comunità religiose di avvicinarsi in un contesto di libertà espressiva, dove simboli, immagini e narrazioni possono diventare strumenti di mediazione culturale. L’arte, inoltre, offre una dimensione esperienziale al dialogo interreligioso: attraverso installazioni, performance e opere collettive, si può vivere il confronto su piani multipli non solo come un esercizio intellettuale, ma come un’esperienza condivisa. Questo coinvolgimento emotivo e sensoriale aiuta a costruire relazioni più profonde tra le comunità, favorendo la fiducia reciproca e la comprensione. In definitiva, il linguaggio artistico favorisce l’incontro tra visioni differenti, fornendo strumenti che consentono di superare le barriere ideologiche e culturali. L’ufficio spiritualità si fonda su questo principio, utilizzando l’arte come veicolo per trasformare le differenze in opportunità di crescita e dialogo costruttivo.
Dove avrà sede questo importante lavoro sul dialogo interreligioso?
Fondazione Pistoletto Cittadellarte ha recentemente acquisito uno spazio a Biella che diventerà la sede dell’Ufficio Spiritualità. Questo spazio si trova nella prestigiosa ex fabbrica Gualino, appartenuta al geniale imprenditore biellese Riccardo Gualino, che negli anni ’20 del Novecento raccolse una delle più importanti e ricche collezioni d’arte italiane dell’epoca, attualmente esposta presso la Galleria Sabauda di Torino. In questi uffici, che si affacciano sull’intera Cittadellarte, verrà svolto un importante lavoro di ricerca e sviluppo sul dialogo interreligioso e sulla spiritualità per un mondo multiculturale più integrato e fondato sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Questo luogo potrà diventare un punto di riferimento per studiosi, artisti e rappresentanti delle diverse tradizioni religiose e culturali, sia dell’arte che della letteratura, che della scienza e della filosofia, offrendo un ambiente di confronto aperto e innovativo.
Quali sono stati i primi passi concreti per la realizzazione di questo progetto?
Abbiamo iniziato contattando figure eminenti delle varie comunità religiose, cercando di coinvolgere personalità aperte al dialogo e sensibili al tema della “pace preventiva”. Quindi siamo felici di aver potuto riunire Swamini Shuddananda Ghiri per la comunità induista, Rav Joseph Levi per la comunità ebraica, Padre Antonio Spadaro per il cattolicesimo e l’Imam Nader Akkad per l’Islam. Ognuno di loro ha portato un contributo prezioso e ha condiviso la nostra visione di un dialogo basato sulla prevenzione dei conflitti piuttosto che sulla loro reiterata gestione. L’idea di riunire diverse personalità religiose è nata a Biella. Dopo esserci incontrati tutti insieme è venuta l’sipirazione e l’idea di far nascere la Tavola Interreligiosa della Pace Preventiva: un programma di intenti per il dialogo multireligioso, un’esigenza attuale e profondamente sentita.
Michelangelo Pistoletto è un riferimento importante nel panorama artistico e culturale contemporaneo. Come si inserisce il suo concetto di “pace preventiva” nella Tavola?
Pistoletto ha sviluppato l’idea di “pace preventiva” come un principio che va oltre la semplice assenza di guerra. La pace non deve essere solo un obiettivo da raggiungere dopo i conflitti, ma un processo costante che anticipa e disinnesca le tensioni prima che sfocino in violenza. Questo approccio è perfettamente in linea con il progetto: vogliamo che la Tavola interreligiosa della “pace preventiva” diventi un luogo di scambio continuo, in cui il dialogo sia uno strumento attivo di prevenzione e di costruzione di una convivenza armoniosa.
Qual è il ruolo specifico dell’arte in questo contesto?
Dal nostro punto di vista l’arte è il territorio privilegiato in cui la spiritualità si manifesta e prende forma. È un linguaggio universale, capace di superare le differenze religiose e culturali, creando uno spazio di condivisione e riflessione. Attraverso opere, performance e installazioni, vogliamo stimolare il confronto tra visioni diverse e offrire nuove prospettive per la costruzione della pace in maniera trinamica. L’arte non è solo espressione, ma anche azione trasformativa, capace di generare cambiamento nelle persone e nelle comunità.
Quali sono i prossimi passi de La Tavola interreligiosa della “pace preventiva”?
L’obiettivo è consolidare questo spazio di dialogo con incontri periodici, eventi artistici e iniziative culturali che possano coinvolgere un pubblico. Riteniamo di portare la nostra visione in contesti internazionali e collaborare con realtà che condividano i nostri stessi valori. La “pace preventiva” è un principio che diventerà un modello operativo concreto, e siamo pronti a diffonderlo attraverso il linguaggio universale dell’arte e della spiritualità.
Qual è il ruolo del progetto UR-RA nel contesto della Tavola interreligiosa della “pace preventiva”?
Il progetto UR-RA (Unity of Religions – Responsibility of Art: For a Preventive Peace) nasce proprio qui, negli spazi dell’Ufficio Spiritualità, attraverso un insieme di laboratori interreligiosi e un atelier-studio interreligioso che fungerà da centro operativo per le attività della Tavola. In questo luogo, rappresentanti di diverse confessioni e artisti lavoreranno insieme per sviluppare nuove forme di dialogo tra le religioni, utilizzando il linguaggio dell’arte come strumento di connessione e comprensione reciproca. Le riflessioni e i lavori prodotti in questa fase avranno il loro display complessivo alla Reggia di Monza, dove verrà allestita una grande mostra che metterà in dialogo le diverse espressioni artistiche e spirituali che compongono l’intero progetto. Le riflessioni prodotte da un atelier-studio interreligioso si concentreranno sulla creazione di opere e installazioni che esplorano la spiritualità, l’identità culturale e la convivenza pacifica. Questo spazio sarà un laboratorio di sperimentazione e co-creazione, in cui la diversità religiosa si trasformerà in risorsa artistica e culturale. Questa esposizione ospiterà anche quattro convegni internazionali, ognuno dedicato a un aspetto centrale della relazione tra spiritualità e società contemporanea: Spiritualità e cura – Un dialogo sul ruolo della spiritualità nel benessere individuale e collettivo, esplorando il rapporto tra fede, medicina e pratiche di guarigione. Spiritualità e finanza – Un’indagine su come i principi etici e spirituali possano influire responsabilmente sul sistema economico, creando modelli finanziari più sostenibili e inclusivi. Spiritualità e poesia – Un confronto tra letteratura e fede, analizzando come la parola poetica possa veicolare il sacro e favorire una comunicazione più profonda tra le diverse culture. Spiritualità ed educazione – Un approfondimento su come la formazione possa integrare elementi spirituali per creare un’educazione più umana, consapevole e aperta al dialogo tra le differenze. Questi convegni rappresenteranno un’occasione unica per stimolare la riflessione e il confronto tra esponenti del mondo accademico, artistico, religioso e filosofico, con l’obiettivo di costruire nuove visioni condivise per un futuro più armonico e interconnesso. UR-RA rappresenta, quindi, il territorio di lavoro della Tavola interreligiosa della “pace preventiva”, fungendo da piattaforma per l’elaborazione di strategie condivise che possano favorire una convivenza più armoniosa e integrata. L’obiettivo è quello di rendere il dialogo interreligioso non solo un concetto teorico, ma una pratica concreta e visibile, capace di coinvolgere un vasto pubblico e di trasmettere un messaggio di convivenza e armonia attraverso il potere dell’arte.
Un ultimo pensiero per chi ci legge?
Viviamo in un’epoca di estreme tensioni, in cui il dialogo diviene impellente. La Tavola interreligiosa della “pace preventiva” è un invito a guardare oltre le divisioni e a costruire insieme un futuro di comprensione reciproca. La pace non è solo un traguardo, ma un percorso quotidiano da percorrere con consapevolezza e impegno. Lavorare sulla interreligiosità significa lavorare su una politica valoriale. Oggi, infatti, non è più sostenibile un modello di realismo politico tecnocratico ed economicista. L’umanità ha bisogno di recuperare una dimensione più autentica e appassionata del vivere insieme, di riscoprire il valore dell’amore e dell’empatia come strumenti di costruzione sociale e spirituale. Il dialogo tra le fedi non può essere una semplice mediazione diplomatica, ma deve diventare una pratica viva, capace di trasformare le coscienze e il modo in cui concepiamo la convivenza. La politica vuole essere in grado di superare le dicotomie tra visioni politiche opposte, evitando che il confronto si riduca a un mero scontro tra posizioni rigide e inconciliabili. Invece di cadere in nefaste contrapposizioni, essa si eleva in un terreno comune, basato sull’ascolto e sulla costruzione di significati condivisi, favorendo un dialogo autentico e costruttivo tra individui e comunità in una nuova dimensione trinamica.