New York, la discarica più grande mondo diventa un parco
Tra rinnovamento ecologico e pianificazione territoriale: la "Fresh Kills", area in abbandono tre volte più grande di Central Park, ha ospitato per anni tonnellate di rifiuti, ma ora è arrivato il tempo della rinascita grazie alla collaborazione fra il New York Departement of City Planning e lo studio James Corner Field Operation. Anni di lavoro coordinato dalle due realtà hanno fatto sì che quello spazio divenisse un'oasi verde, la cui apertura completa è prevista per il 2036.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” cantava Fabrizio De André nel suo celebre brano Bocca di Rosa. A New York, le piante stanno germogliando non dalle feci animali, ma… dalla spazzatura, o meglio da un progetto che ha portato a nuova vita un’area che ospitava rifiuti di ogni sorta. Il riferimento è alla Fresh Kills, che per più di 50 anni è stata una delle discariche più grandi del mondo, con ammassi di immondizia alti anche 20 metri. Dei grattacieli inquinanti e maleodoranti che si espandevano in un’area grande il triplo di Central Park. La Fresh Kills Landfill, estesa per 2200 acri nel distretto di Staten Island, dal 1948 ha raccolto innumerevoli quantità di spazzatura (si stima che negli anni ’80 ne venisse accumulata circa 15 tonnellate al giorno). Oltre al gravissimo impatto ecologico, non è complesso immaginare a quanti disagi i cittadini dei comuni limitrofi dovessero far fronte: un problema non solo olfattivo, ma soprattutto di salute.

Poi la svolta, arrivata nel 2001, quando a marzo la discarica è stata ufficialmente dichiarata chiusa ed è stato indetto un concorso internazionale dal Department of City Planning – che si è poi aggiudicato la società Field Operations – teso alla realizzazione del più grande parco della Grande Mela. Nello specifico, nel dietro le quinte dell’iniziativa è risultata determinante la collaborazione fra il New York Departement of City Planning e lo studio James Corner Field Operation, che ha portato alla stesura del masterplan definitivo attraverso un programma trentennale.

Così è iniziato un lento processo di rinascita, articolato attraverso numerose fasi, strumenti e persino animali (le capre sono risultate utili per la loro capacità di ripristino ecologico). Come spiegato in un articolo dal Corriere della Sera, camion con milioni di tonnellate di terra ricca di ferro sono stati portati dal New Jersey per coprire i teli di plastica impermeabile che, a loro volta, isolavano e coprivano i rifiuti, mentre i tubi di estrazione del metano convogliavano i fumi dei detriti sotterranei nelle abitazioni di Staten Island per alimentare il riscaldamento e le stufe. Il passaggio successivo è stato piantare alberi e costruire abbeveratoi ad hoc che portassero l’acqua piovana lontana dai rifiuti. Uno dei ruoli chiave del processo di trasformazione è stato inoltre ricoperto dalle piante autoctone e specie erbacee del parco, che stanno colorando di verde l’area e offrendo un habitat naturale per la fauna locale. La vegetazione nativa ha infatti attirato, nel tempo, una numerosa colonia dei cosiddetti passeri locustella.

Il futuro? La riapertura del parco avverrà un passo alla volta: inizialmente saranno accessibili al pubblico 21 acri (presumibilmente in primavera), mentre è stato auspicato che i lavori vengano conclusi – sistemando tutti i 220 acri dell’area – entro il 2036. Il cambiamento non segnerà un cambiamento epocale solo a livello ecologico, ma anche sociale: sono previste attività di aggregazione, iniziative sportive ed eventi multi-tematici. Il grigio, giorno dopo giorno, sta lasciando spazio al verde.

 


Crediti foto di copertina: Pagina Instagram Freshkillspark.