A Palazzo Reale di Palermo la mostra “ЯƎ”, quando l’arte incontra la realtà
Il progetto espositivo, che prenderà il via il 22 aprile a Palazzo Reale (Sale Duca di Montalto), si articolerà attraverso i lavori di 16 artisti - tra i quali figura Michelangelo Pistoletto - che “puntano il dito nella piaga di un ridente conformismo - così gli organizzatori - che spesso ha lacerato la creatività, immergono il fruitore in una dimensione riflessiva e di funzione sociale dell’opera d’arte". La mostra, dedicata al tema della realtà, aspira a porre Palermo come capitale dell’arte contemporanea.

Esprimere l’urgenza di uscire dalla coazione a ripetere per riaccendere la comprensione e la riscrittura della realtà, che non può prescindere dalla necessità di “rinascita” (REbirth), “ricostruzione” (REconstruction), “riavviamento” (REboot), come recupero di un’esistenza non omologata: è questo, in sintesi, uno degli obiettivi che si pone Я∃, mostra che aprirà il 22 aprile a Palazzo Reale di Palermo (Sale Duca di Montalto). L’iniziativa è ideata e organizzata da Fondazione Federico II e Ars, in collaborazione con la Fondazione Burri, la Collection Lambert en Avignon, Galleria Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, la Fondazione Pistoletto e collezioni private. Il progetto espositivo è incentrato sul tema della realtà, intesa come ‘realtà reale’, in contrapposizione a quelle virtuali. “Nell’epoca in cui si sovrappongono le dimensioni dell’immagine e della realtà, reale e virtuale – così gli organizzatori – il titolo della mostra evoca da subito il senso del progetto, ossia l’esigenza e lo slancio vitale a rielaborare e riorganizzare le proprie azioni dopo eventi stravolgenti e annichilenti come la pandemia, la regressione democratica e la guerra”. Sono sedici, nello specifico, gli artisti protagonisti della mostra che aspira a porre Palermo come capitale dell’arte contemporanea: Alberto Burri, Saint Clair Cemin, Tony Cragg, Zhang Hong Mei, Anselm Kiefer, Jeff Koons, Sol LeWitt, Emil Lukas, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Tania Pistone, Andres Serrano, Ai Wewei e Gilberto Zorio. “Sedici grandi artisti contemporanei – si legge nella presentazione della mostra – simboleggiano sedici cammini per schiudere la riflessione sulla realtà. Sedici sensibilità artistiche sferzanti che hanno scelto di sviluppare espressioni artistiche non nella direzione della disumanizzazione o del post – umano. Sedici artisti, puntando il dito nella piaga di un ridente conformismo che spesso ha lacerato la creatività, immergono il fruitore in una dimensione riflessiva e di funzione sociale dell’opera d’arte”.

Come specificato dagli organizzatori, l’overdose di immagini del mondo contemporaneo e del mondo virtuale fa inoltre sì che il vero assente sia il reale corpo del mondo, che la coscienza (per semplificare) opacizza fino a renderlo assente. “Il rischio contro cui opporre RƎSISTENZA – viene sottolineato – è una civiltà della semplificazione in cui l’arte finisce per essere concepita come rappresentazione effimera della realtà”. In quest’ottica, sarà posta sotto i riflettori la creatività di artisti che hanno riacceso l’orizzonte dell’arte, riscoperto l’essenzialità del linguaggio con una prospettiva semantica che non riduce la realtà ad immagine stereotipata. ЯƎ si pone dunque come un evento culturale pensato come invito implicito a trasformare “la battuta di arresto forzata – viene riportato nella nota stampa – che l’Umanità ha subito in direzione di un recupero di dimensioni autentiche e responsabili che, invero, anche prima della pandemia si presentavano scarsamente umanizzanti e aliene. ЯƎ testimonia sin dal suo segno grafico questa oscillazione, tra la decisione di riavvolgere la condizione umana e culturale nella dimensione esclusiva di registri già tracciati e la decisione di espandere la nostra nuova creazione di significati in direzione di nuove possibilità. Oltre il punto grafico del titolo della mostra, vi è rigenerazione dell’evoluzione sociale e umana in cui è fondamentale valorizzare la diversità dei linguaggi e delle esperienze creative. La Ǝ di .ЯƎ non volge le spalle alla nostra storia, ma la ridefinisce correlandola ai molteplici punti di vista che legano il singolo a prospettive culturali aperte e mai definitorie”. In quest’ottica, riferimento di rilievo sono la pandemia e la guerra, che hanno collocato la solidità (apparente) delle conoscenze in una dimensione di incertezza.

La domanda che la Fondazione si è posta nel periodo acuto della pandemia di chiusure e di riaperture singhiozzanti – ha affermato Gianfranco Miccichè, Presidente della Fondazione Federico II – è come ripensare al nostro progetto di mostra. Un evento culturale-allestitivo che ponesse il dito sulla piaga di una grande domanda cosa resterà della storia recente? Ci troviamo davanti ad un bivio: procedere come se nulla fosse accaduto o, scelta che abbiamo preso, provare ad impegnarci per una proposta culturale con l’obiettivo di una Umanità rigenerata”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Patrizia Monterosso, Direttore Generale Fondazione Federico II: “Misurarsi con uno squilibrio improvviso generato da una crisi pandemica e dalle guerre – ha spiegato – ha risvegliato coscienze, come sottolineato da sociologi e analisti, e ha rivelato le profonde carenze della nostra maniera di pensare e di concepire noi stessi nel mondo, nel rapporto con gli altri, con la natura. In arte ciò si è tradotto nella capacità di ritrattare i temi della spiritualità, della socialità, dei diritti umani, della democrazia, della natura contro le vecchie e nuove barbarie semplificatrici. Espressioni e linguaggi dell’arte contemporanea che hanno saputo opporre resistenza all’approccio dei fondamentalismi evitando le scorciatoie che non consentono la lettura dei cambiamenti, della ricchezza delle differenze – contro una lettura monotono che ammette un singolo linguaggio, una singola voce, una singola storia”.


Crediti immagine di copertina: Fondazione Federico II.