Un cambio di prospettiva, una sguardo differente, un inedito ribaltamento: la mostra Reversos, in corso al Museo Prado di Madrid con la collaborazione della Fondazione AXA, esplora il lato b dell’arte con un’eterogenea collezione di opere al rovescio, dando risonanza anche alle cornici o ai retri delle tele. L’esposizione, aperta fino al 3 marzo 2024 e curata dall’artista Miguel Ángel Blanco, propone un percorso aperto che dà massima libertà al rapporto spaziale con quadri e installazioni, senza gerarchie né ordine cronologico, ponendo sotto i riflettori artisti contemporanei come Vik Muniz, Sophie Calle o lo stesso Miguel Ángel Blanco, ma anche maestri senza tempo, come Mirό, Goya, Velázquez e Lucio Fontana. Il risultato? 105 opere – provenienti dal Prado e da 29 musei e collezioni internazionali – dal XVI secolo ai giorni nostri, messe in luce al contrario, senza celare il loro retro, ma anzi esplorandolo, in modo che non sia più un aspetto nascosto ai visitatori. Insomma, l’arte messa a nudo, in ogni suo aspetto. “Miguel Ángel Blanco – specificano gli organizzatori – propone un approccio unico alla pittura, capovolgendo le opere per offrire al visitatore un rapporto nuovo e più completo con gli artisti che hanno creato le opere selezionate”.
Tra i protagonisti di Reversos figura anche Michelangelo Pistoletto: in mostra è infatti proposto anche il quadro specchiante Cavalletto con tela (prestito del Museo Reina Sofia); l’esposizione include anche altri artisti italiani, come Annibale Carracci, Giovanni Francesco Pieri e Lucio Fontana. Accanto alle opere della collezione del Prado sono inoltre esposti generosi prestiti di istituzioni nazionali e internazionali, come Assemblage i graffiti, 1972 (Assemblage e graffiti) di Antoni Tàpies della Fundación Telefónica, Cosimo I de Medici di di Cosimo, il Bronzino, della Collezione Abelló, l’Autoritratto come pittore del Van Gogh Museum di Amsterdam; La maschera vuota di Magritte della Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf. “L’arte – ha affermato il direttore Miguel Falomir, direttore del Museo del Prado – non è solo un’immagine, ma ha una dimensione tridimensionale”.