Sensibilizzazione allo spreco attraverso l’arte, a Roma ritorna il festival “RiscArti”
Quando il rifiuto diventa materia prima per la creatività: dal 13 al 28 aprile, nella capitale, si terrà l'undicesima edizione della rassegna. L'evento, che vede tra i partner anche la Fondazione Pistoletto, mira a educare, intrattenere e creare una coscienza a tutto campo sul tema della sostenibilità, mettendo in luce lo scarto come una risorsa artistica. Ecco come candidarsi e partecipare.

Sostenere l’ambiente, praticare il risparmio, sviluppare il talento e delineare nuovi scenari e stili di vita sostenibili: è questo, in sintesi, l’obiettivo di RiscArti, festival impegnato da diversi anni nella sensibilizzazione allo spreco attraverso le arti. La rassegna, in programma dal 13 al 18 aprile presso il Museo La Vaccheria di Via Giovanni l’Eltore 35/37 a Roma, proporrà installazioni nello spazio pubblico, partecipando alla vita della città e invitando ad agire in favore dell’ambiente. “Durante il festival, quest’anno le opere d’arte e le installazioni in mostra, spingendo il pubblico a considerare il valore materiale ed evocativo degli scarti, diventeranno il punto di partenza – spiegano gli organizzatori – per una profonda riflessione per immagini, soprattutto nei confronti della tecnologia. RiscArti è l’occasione perfetta per far incontrare generazioni in maniera trasversale ed ispirare menti creative e visionarie, per realizzare, insieme, un futuro migliore”. A suggellare l’autorevolezza dell’evento, il progetto è risultato vincitore di Avviso Pubblico promosso da Roma Capitale in collaborazione Zètema Progetto Cultura. La rassegna, nello specifico, vede come protagonisti le seguenti figure: Marlene Scalise (idea e direzione artistica), Flavio Ottaviani (direzione tecnica e lavori), Roxana Garcia (produzione), Angela Lucari (fotografa e social manager) e Irma Yanez (grafica e assistente di produzione).

La call per artisti
L’appuntamento, come accennato, metterà in luce le opere di creativi eterogenei. Chiunque, infatti, può presentare la propria candidatura per prendere parte all’appuntamento entro il 10 marzo 2024, ma il filo conduttore dev’essere perentoriamente il riciclo creativo e il reimpiego di materiali obsoleti, degli scarti, e/o la tematica ambientale. Sarà possibile proporre fino a massimo 3 opere per artista e/o collettivo, valutati dalla direzione di RiscArti che si comporrà di una giuria tecnica e di settore. Come reso noto dagli organizzatori, per la vendita delle opere in mostra, qualora autorizzata dagli autori delle stesse, l’organizzazione si riserva un 30% di commissione sul prezzo effettivo di vendita. Sarà possibile presentare le seguenti tipologie di opere visive: aerea, da appendere o in sospensione; a parete, lineare; in vetrina; auto portante, in esterno o interno; dark side, per una sala buia. Sarà possibile anche partecipare nella sezione audiovisivo (con spot, cortometraggi, video-arte) o in quella della performance (con teatro, danza, monologo, musica, happening).

Il focus sulla tecnologia
Nella presentazione del festival è posto sotto i riflettori il tema a tinte sloganistiche: intelligenza artigianale. Artificiale come le intelligenze generative o artigianale come le competenze della tradizione, quale sarà il nostro futuro? “Secondo alcune analisi, il vero rischio della tecnologia – sottolineano gli organizzatori – è che incrementerà le disuguaglianze. L’allarme è arrivato anche dal Papa, nella sua ultima Enciclica spiega che se il danno ambientale è il prezzo del progresso, secondo il paradigma tecnocratico, dobbiamo imparare a utilizzare le risorse naturali senza essere dominati dalla sua logica. La sfida che lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie intelligenti stanno rappresentando, con maggior sempre pervasività e impatto per gli esseri umani, richiama la necessità di una mobilitazione dell’ampia gamma di strumenti culturali che l’umanità ha sviluppato. Andranno ridiscussi e definiti gli obiettivi condivisi, i principi irrinunciabili, le strategie comuni. Nel recente film Oppenheimer, l’alternativa tra utilizzo positivo dell’atomo a beneficio di una umanità nella ricerca – ieri come oggi – di una fonte energetica inesauribile e, al contrario, il suo utilizzo ai fini bellici con effetti tali da compromettere l’habitat e la sopravvivenza stessa del genere umano, è il vero nodo della questione. Questioni epocali che contrappongono sulla bilancia le potenzialità delle intelligenze artificiali: opportunità o rischi?”

Il legame con Michelangelo Pistoletto
Cittadellarte
, ancora una volta, sarà tra i partner di RiscArti. Non solo, i punti di contatto tra il festival e la Fondazione Pistoletto non finiscono qui: Michelangelo Pistoletto, fin dalla nascita del suo Terzo Paradiso, ha posto l’equilibrio come una delle chiave della sua pratica artistica; non a caso, il simbolo trinamico mette in evidenza un ipotetico terzo stadio dell’umanità, quello in cui natura e tecnologia trovano una sintesi e un’armonia. Dall’uscita del suo ultimo libro, la Formula della creazione, l’indagine artistica di Michelangelo Pistoletto ha anche toccato temi quali il metaverso e l’intelligenza artificiale. “Pistoletto, uno dei primi artisti ad aderire alla rivoluzione dell’Arte povera, il movimento radicale teorizzato da Germano Celant molto critico nei confronti di un sistema che voleva l’artista ‘novello giullare impegnato a soddisfare i consumi raffinati e a produrre oggetti per i palati colti’, ha affermato nella sua recente mostra al Castello di Rivoli che l’IA ‘contiene le informazioni di tutti. Spaventa perché è molto potente, è vero, ma la sua caratteristica è di raccogliere la memoria per fornire dati certi, oggettivi ed esatti’. Ci troviamo – concludono gli organizzatori – davanti ad un sistema in grado di classificare il patrimonio culturale del passato, di muoversi fra diversi stili, tecniche, correnti, scuole. Da sempre l’arte ha dovuto fare i conti con le innovazioni tecnologiche del proprio tempo, assumendo di volta in volta atteggiamenti di diffidenza o di accettazione. Fu così anche per la fotografia. Nonostante le paure, la nuova tecnologia non uccise la pittura, al contrario, le diede la libertà di andare oltre la rappresentazione del vero”.

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