Shakespeare, Pistoletto, Preziosi: il documentario “Aspettando Re Lear” alla Festa del Cinema di Roma
Shakespeare si fa contemporaneo attraverso l'arte: Pato film, in associazione con Cinecittà, in collaborazione con Rai Cinema, con il sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con la collaborazione del teatro Stabile del Veneto presentano in anteprima alla nuova edizione della rassegna l'opera filmica di Preziosi ideata con Tommaso Mattei e con la partecipazione del fondatore di Cittadellarte. La prima assoluta si terrà il 21 ottobre alle ore 18.30 al MAXXI.

Alessandro Preziosi torna alla regia del genere documentario dopo La legge del Terremoto per raccontare dal suo punto di vista questa volta il teatro e l’arte contemporanea: il riferimento è ad Aspettando Re Lear (86′, 2024, lingua italiana), che vede l’attore partenopeo raccontare il rapporto tra padre e figli avvalendosi di un dialogo con Michelangelo Pistoletto, tra teatro, cinema e realtà. Il documentario di Preziosi, ispirato all’omonimo spettacolo teatrale e ideato con Tommaso Mattei, sarà presentato alla 24° Festa del Cinema di Roma da Pato film in associazione con Cinecittà, in collaborazione con Rai Cinema, con il sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con la collaborazione del teatro Stabile del Veneto. La prima assoluta sarà lunedì prossimo alle ore 18.30 al Museo nazionale delle arti del XXI secolo. “Guidati dalla soggettiva dei protagonisti – si legge nell’apposita nota stampa – assistiamo in presa diretta al compiersi di un evento teatrale dal concepimento alla messa in scena, attraverso un dialogo costruito con il maestro. Partendo dallo sguardo intenso di Pistoletto riflesso in uno dei suoi quadri specchianti che ci accompagna a comprendere il significato dei suoi materiali in scena e della sua intera opera, ci immergiamo in soggettiva nel percorso del regista e della compagnia degli attori, dalla prima lettura al Chiostro del Bramante di Roma fino all’attimo in cui si chiude il sipario sulla prima al Teatro Goldoni di Venezia”. Il punto di vista degli altri interpreti Nando Paone, Roberto Manzi, Federica Fresco e Valerio Ameli fa comprendere più profondamente allo spettatore il dipanarsi della storia, facendo vivere le emozioni più intime di chi condivide il palcoscenico, proponendo inoltre riprese dietro le quinte in una Venezia caotica e apocalittica tra le calli di Rialto, le segrete di Palazzo Ducale, le tese dell’Arsenale fino al Labirinto di Borges all’isola di San Giorgio.

Il documentario, lo spettacolo e la partecipazione di Pistoletto
Il documentario segue in tutto e per tutto la struttura narrativa del Re Lear Shakespiriano preservandone la struttura normalmente riservata alle commedie, mantenendo sia lo sguardo sulla vicenda principale, detta anche main plot, sia intrecciandosi alla secondaria, ovvero il subplot, che nell’originale teatrale incide prepotentemente sulla principale. La trama dell’opera vede l’attore e regista raccontare la messa in scena del re di Britannia Lear, il quale decide di abdicare al trono e dividere il proprio regno tra le sue tre figlie, in proporzione, però, all’amore che le figlie gli avrebbero dimostrato. Preziosi, manipolando la materia della tragedia, fondendo e sovrapponendo i linguaggi con la complicità di Michelangelo Pistoletto, affronta temi sempre attuali del Re Lear come i bisogni primari dell’uomo, l’esercizio del potere e l’eredità. Tutti elementi che si lasciano alle nuove generazioni dando vita ad una nuova scrittura che dimostra come il teatro attraverso l’arte possa farsi contemporaneità e divenire, attraverso il cinema, un viaggio universale alla ricerca del significato più profondo dell’essere padri e figli. L’identità data da Preziosi al protagonista è chiara: “Ho immaginato un Re non semplicemente arrivato alla fine dei suoi anni, ad un passo anagraficamente dalla morte, ma piuttosto – così Preziosi – spinto dalle circostanze e dalla trama a cercare nella maturità, e non nell’età, il tassello conclusivo della propria vita. L’impazienza che accompagna il rocambolesco circolo di eventi in cui Re Lear travolge prima di tutto se stesso e quindi gli altri, mi ha suggerito di creare uno spazio mentale teatralmente e scenicamente reso materico dalle opere in scena”. Alle immagini in presa diretta dello spettacolo fa da contrappunto una lunga intervista a Michelangelo Pistoletto che approfondisce le tematiche espresse nell’adattamento teatrale a partire dal cruciale contributo dei suoi materiali di scena.

Il contributo di Fashion B.E.S.T. 
Nello spettacolo – viene specificato nella presentazione – si parla di follia, di potere che distrugge, di solitudine di caos dentro e fuori, ‘l’unico ordine possibile’, per Michelangelo Pistoletto”. E in scena ci sono state, come accennato, le opere del maestro e costumi iconici realizzati dal collettivo Fashion B.E.S.T. con materiali sostenibili. Modularità, unicità e caratterizzazione: sono stati questi i tre principi d’ispirazione per gli abiti in questione. Studiati come pezzi unici e iconici, raccontano ogni personaggio seguendone l’evoluzione durante lo spettacolo, permettendo una trasformazione e una vestizione scenica che si concretizza nella visione e nella gestualità del racconto shakespeariano. Il materiale è scelto per i costumi è il denim, particolarmente resistente all’usura ma anche agli stress; un tessuto contemporaneo, popolare e versatile che permette ai costumi di essere, a fine ciclo vita, interamente riciclati. Nello specifico è stato utilizzato Candiani Denim e COREVATM, il primo jeans stretch interamente naturale e circolare e scelto nel colore indigo per Re Lear, tinto nei colori roccia per Gloster, terra per Edgar e sabbia per Kent. La tintura è stata realizzata con la tecnologia RecycromTM che utilizza scarti pre o post consumer per creare una polvere di pigmento che colora il tessuto. Oltre alla tintura i capi spalla sono laserati con simboli che raccontano i personaggi (il tutto realizzato da Officina+39). L’abito modulare di Cordelia è invece stato prodotto con un tessuto di recupero del laboratorio di Cittadellarte, in color naturale e con applicazioni floreali a ricordare la bellezza della flora. La tuta del matto, anche questa realizzata in Coreva tm e tinta con RecycromTM vuole ricordare la tuta d’artista di Michelangelo Pistoletto, così come il cappello si ispira al panama del maestro. Tutti i costumi sono stati confezionati in Piemonte e realizzati attraverso una filiera tessile trasparente e tracciabile. Sono stati dunque realizzati attraverso una filiera tessile trasparente, tracciabile ed etica e con l’utilizzo di processi e materiali sostenibili con la direzione artistica e creativa di Olga Pirazzi e dei fashion designer Flavia La Rocca e Tiziano Guardini. A proposito di questa commistione multidisciplinare tra arte contemporanea e teatro, Alessandro Preziosi, in veste di regista, ha messo in luce le sue ispirazioni: “A teatro ho condiviso la messa in scena dei presupposti del Terzo Paradiso, la terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura. L’uomo deve cercare di non essere debitore alla natura di ciò che indossa: il senso dell’abito, del superfluo, dello stretto necessario sono tematiche di Michelangelo Pistoletto che porto a teatro. L’uomo nella sua nudità trova se stesso, così anche noi attori durante lo spettacolo veniamo privati dei vestiti, per farci vedere per quello che siamo”.

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