“The European Pavilion”, il progetto “Faille” di Cittadellarte e delle OGR Torino tra i 5 finalisti della nuova edizione
Avvalersi dell'arte per reimmaginare radicalmente l'Europa riflettendo sul suo futuro: un team curatoriale della Fondazione Pistoletto e delle OGR Torino ha partecipato alla call che porterà la realtà selezionata dalla giuria a curare e ospitare il The European Pavilion 2024. In attesa dell'annuncio dell'esito di gennaio, il loro progetto "Faille" è risultato tra i 5 finalisti. Scopriamo in cosa consiste.

Porre sotto i riflettori le sfide dell’Europa immaginandone il futuro attraverso progetti e commissioni artistiche: è questo uno degli obiettivi chiave del The European Pavilion, programma artistico pan-europeo e multidisciplinare avviato dall’European Cultural Foundation nel 2020. Il progetto risponde all’esigenza di una diffusione maggiore di spazi culturali che sconfinino oltre le competenze nazionali nell’ottica di per esplorare e immaginare le prospettive dell’Europa. A questo proposito, ogni due anni viene organizzato il The European Pavilion, invitando così le organizzazioni culturali europee a presentare proposte curatoriali ad hoc; la realtà che presenta il progetto indicato come migliore dalla giuria si aggiudicherà la curatela del Padiglione europeo ricevendo fino a 500mila euro di contributo. Alla nuova edizione della call hanno preso parte anche Cittadellarte e le OGR Torino con un team curatoriale condiviso: hanno partecipato col progetto Faille – Frictional Borders, Ancestral Practices, Precolonial Europe, che, dopo essere stato selezionato tra i primi 10, è stato annunciato tra i 5 finalisti. Una giuria internazionale decreterà il vincitore del padiglione, che sarà reso noto a gennaio 2024.

 

Il concept
Il gruppo si è occupato in primis del concept, valutando come istituzioni che si occupano di arte contemporanea su cosa focalizzarsi in riferimento al futuro dell’Europa e al tema dell’edizione 2024, i confini. Il team è partito rivolgendo uno sguardo al passato recente dell’Europa con un’analisi sociocritica rispetto ai temi del colonialismo, dell’egemonia culturale, dell’impatto sul clima, delle disuguaglianze, delle frontiere chiuse e delle migrazioni. Si è arrivati dunque a riflettere sul futuro dell’Europa proponendone un’idea pre-coloniale o ancestrale, mirando non a cercare nostalgicamente qualcosa che non c’è più, ma invece provare a interrogarsi se e dove esistano delle pratiche pre-esistenti alla storia coloniale europea.

I confini geologici
Il team curatoriale si è concentrato sul confine, non dal punto di vista fisico o politico, ma geologico. Questa scelta deriva da una riflessione sull’Antropocene, epoca in cui è la geologia a essere messa in discussione dall’azione dell’uomo: osservando il confine geologico tra la placca euro-asiatica e quella africana si può constatare come non coincida per nulla con quello fisico e politico, bensì attraversi in modo diverso il nostro continente e passi proprio sulle Alpi, attraverso l’Italia, scendendo sulla Sicilia e arrivando fino alla Tunisia. Così viene definito un confine europeo diverso da quello che ci si può immaginare rispetto all’Europa geografica. La domanda chiave attorno a cui ha preso forma la ricerca del gruppo è quindi stata la seguente: “Che cosa può significare oggi provare a ragionare su un’Europa pre-moderna e pre-coloniale su un confine che non è fisico o politico, ma geologico?”.

I temi
Il lavoro per Faille si è rivelato per Cittadellarte un’occasione per riflettere su una serie di temi: l’urgenza di lavorare tra istituzioni, che era un’esperienza già sperimentata con Unidee Residency Programs, immaginando dei progetti di territorio insieme e unendo il pensiero di istituzioni diverse; mettere alla prova e continuare a sperimentare degli strumenti di dialogo e lavoro condiviso mediante simposi, residenze e cantieri con una declinazione demopratica; la necessità di ragionare su cosa sia il bene comune rispetto all’Europa, quindi l’urgenza di riflettere intorno ai commons non tanto o non solo come un bene di cui possiamo disporre, ma come qualcosa che ci accomuna da molto tempo, che è costitutivo e condiviso della contemporaneità.

La proposta del padiglione
La proposta di Cittadellarte e delle OGR Torino è stata dunque un padiglione – che si sostenga e si sviluppi lungo lo spazio della faglia geologica e il tempo di un anno – che selezioni e indichi quattro istituzioni che lavorano da tempo con l’ingaggio dell’arte sul territorio, portando inoltre gli artisti a confronto con le questioni reali delle comunità di riferimento. Come? Mettendo a confronto il tema della precolonialità e delle pratiche ancestrali – come le transumanze, le migrazioni, le commistioni tra umano e non umano delle comunità vegetali, animali, minerali ecc. – con quelle dell’abitare e dell’attraversare questi luoghi, con l’obiettivo di raccontare un’Europa diversa. Le quattro istituzioni indicate, che attraversano tutto l’arco alpino, sono a.titolo con Viso a VisoB-A-U SouthtyrolCross Project e Robida. La ricerca sarà sviluppata con queste realtà, che ospiteranno una residenza d’artista di quattro mesi ciascuno per sviluppare quattro opere originali che riflettano su cosa significhino oggi queste terre di confine interne all’Europa e su come si possa imparare dagli scambi ancestrali umani e non umani che sono avvenuti per secoli in queste aree. In questo processo il ruolo di Cittadellarte e delle OGR Torino diventa di spazio della creazione, abilitazione di altri spazi, possibilità di pensiero e produzione.

Le residenze
Il padiglione proposto, come accennato, consiste in 4 progetti di residenza che produrranno ciascuno un’opera. Per dimostrare che questo lavoro di arte impegnata ingaggiata col territorio non è mai di arte individuale, ma rappresenta l’identità dell’Europa, i quattro progetti s’incontreranno mettendosi in rete in una serie di simposi alla Fondazione Pistoletto e alle OGR Torino, viaggiando, scoprendo e incontrandosi nel periodo di residenza di ciascuno e poi nella produzione finale di questi lavori che sanno in mostra a Cittadellarte e alle OGR Torino. Non solo: i residenti si confronteranno con altri 4 luoghi d’Europa, perché il team curatoriale ha chiesto a ogni partner che ciascuna di queste istituzioni individuasse un partner diretto, al di là del confine geologico, con cui entrare in una relazione di mentoring e di confronto; saranno inoltre coinvolte altre quattro realtà dell’Europa geografica che possano poi accogliere una mostra dedicata. Il risultato del progetto sarà infatti un’esposizione presso le OGR Torino e la Fondazione Pistoletto e una pubblicazione – che coinvolgerà curatori, artisti, pensatori e comunità – che esaminerà le geografie liminali europee come luoghi radicali per discutere l’identità europea.

Faille
Il nome del progetto, Faille, è un riferimento alla faglia insubrica in lingua francese, ossia la linea che divide la placca euro-asiatica da quella africana. Frictional Borders, Ancestral Practices, Precolonial Europe indaga proprio sulla linea insubrica che attraversa la regione alpina e corrisponde anche all’ultimo tratto della cosiddetta rotta migratoria balcanica. Oggi quest’area è oggetto di conflitti tra le nazioni europee a causa del passaggio dei migranti. A partire da ciò, il progetto guarda a questo territorio come a un’unione di regionalismi che trascendono la visione contemporanea dell’Europa come alleanza di nazioni fortificate, offrendo invece un approccio pre-coloniale a questi territori. Faille, inoltre, è il termine che utilizzavano i minatori – spesso migrati – in Belgio quando scoprivano un buco in miniera picconando la roccia; quel buco era l’inizio di una faglia, di una nuova ricchezza. In questo senso, il confine al centro del progetto è un vuoto dentro a una solidità geologica dell’Europa, ma è anche l’inizio di una nuova ricchezza ancestrale che è sempre esistita.

Vi proponiamo infine una clip che presenta Faille.
Nel filmato intervengono Iacopo Prinetti (Dipartimento Arti Visive delle OGR Torino) e Michele Cerruti But (coordinatore accademico di Accademia Unidee).