Trasparenza e tracciabilità nei settori dell’abbigliamento e della pelletteria per scelte informate e responsabili: un obiettivo che era alla base dell’incontro “Tracciabilità per filiere di produzione sostenibili” che si è tenuto al Palais des Nations di Ginevra il 24 aprile scorso. Perché porre l’attenzione su questo aspetto della filiera tessile? La moda è globalmente una delle industrie più inquinanti, responsabile ogni anno della produzione di più di 1,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e di 90 milioni di tonnellate di scarti, di cui solo il 20% riciclati. Un settore che non è soltanto fonte di criticità climatico-ambientali, ma è fortemente legato alla salute umana: secondo uno studio condotto da Associazione Tessile e Salute – una realtà, con sede Biella, che ha come obiettivo primario la tutela della salute del consumatore di prodotti tessili e di calzature – l’8% delle malattie dermatologiche è causato dalle sostanze chimiche contenute nei capi d’abbigliamento e nelle calzature indossate.
La data in cui si è tenuto l’evento non è stata casuale: il 24 aprile è il giorno della tragica ricorrenza del crollo della fabbrica tessile del Rana Plaza di Savar, quando nel 2013 persero la vita 1129 persone. Una disgrazia considerata il più grave incidente nella storia avvenuto in una fabbrica tessile. Un episodio drammatico che portò progressi significativi sulla sicurezza, ma ancora non sufficienti. In tutto il mondo, nella filiera tessile, sono ancora troppi i lavoratori che operano sottopagati e in scarse condizioni di sicurezza.
Si tratta di una questione complessa, che, però, non ha ancora assunto un’adeguata rilevanza sociale. Rendere consapevoli i consumatori, ancor prima delle aziende, potrebbe essere la chiave di volta per generare un cambiamento responsabile. Se i produttori dovrebbero migliorare i requisiti di trasparenza e tracciabilità, dall’altra i consumatori potrebbero scegliere oculatamente i capi da acquistare in base ai fattori legati all’eticità che attraversa l’intera filiera produttiva di ogni singolo capo.
Tornando alla conferenza: si trattava del terzo incontro della fase preparatoria di una iniziativa coordinata dall’Agenzia UNECE delle Nazioni Unite insieme all’International Trading Centre e alla Commissione Europea il cui obbiettivo è appunto definire il quadro di riferimento globale per le policies sulla tracciabilità e sulla sostenibilità in generale per la filiera della moda.
L’iniziativa si è tenuta non solo con la collaborazione di Cittadellarte (Paolo Naldini e Olga Pirazzi hanno contribuito in modo sostanziale al lavoro avviato da Maria Teresa Pisani, Funzionaria ONU e Ambasciatrice del Terzo Paradiso), ma addirittura l’intera conferenza si è svolta nel segno del Terzo Paradiso.
Nella conferenza si sono discussi possibili approcci in termini di normative e standard di supporto, oltre a soluzioni innovative che guidino il settore verso modelli di produzione e consumo più sostenibili.
Dopo la registrazione degli ospiti, l’incontro è iniziato con gli interventi di apertura di Olga Algayerova, Segretaria Esecutiva di UNECE, e HE M. Shameem Ahsan, Ambasciatore del Bangladesh alle Nazioni Unite a Ginevra.
La conferenza è entrata nel vivo al mattino con una macro-questione oggetto di dibattito: Come possono la trasparenza e la tracciabilità aiutare a rendere le filiere d’abbigliamento e pelletteria più responsabili e sostenibili (SDG12)? Cosa dovrebbero fare le aziende per identificare, prevenire e render conto degli impatti negativi? Qual è il ruolo delle normative? Quali stakeholder e a che stadi devono essere coinvolti per superare i rischi alla sostenibilità del settore?
Dopo gli interventi di Maria Teresa Pisani, Economic Cooperation and Trade Division di UNECE, e Frans Van Diepen, State Enterprise Agency dei Paesi Bassi, si è tenuta una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di: Dorothy Lovell, Analista Normativo, Directorate for Financial and Enterprise Affairs, OECD; Joseph Wozniak, Direttore, Trade for Sustainable Development, ITC; Mauro Scalia, Manager, Sustainable Businesses, EURATEX; Conor Boyle, Global Operations Manager, Better work, ILO; Chiara Morelli, Group Operations Sustainability Manager, KERING Group; Frank Van Rompaey, Direttore dell’ufficio di Ginevra, UNIDO; Teresa Moreira, Direttore, Competition and Consumer Policies, UNCTAD.
Nel pomeriggio è stata la volta di un’altra tavola rotonda. In questa seconda circostanza altre domande sono state oggetto di dibattito: Quali sono le soluzioni e le buone pratiche disponibili per gestire i rischi alla sostenibilità del settore? Come possono essere aumentate? Come può aiutare l’innovazione, inclusa la tecnologia blockchain? Qual è il ruolo degli standard internazionali?
È in questa sessione che è intervenuto Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, che ha illustrato ai presenti Fashion B.E.S.T. e ha definito il contributo che l’arte in generale e Cittadellarte in particolare può dare all’iniziativa. Due i filoni che Naldini ha sottolineato: awareness raising e education for sustainability; la sensibilizzazione e la formazione per la sostenibilità. La presentazione di Naldini è stata fortemente apprezzata. “Siamo di fronte a una sfida senza precedenti nella storia dell’umanità – ha detto Naldini – l’Antropocene segna una nuova fase, quella in cui la nostra impronta sul pianeta è diventata fattore determinante per l’intero ecosistema Gaia. Di fronte a un passaggio tale, dobbiamo unire le forze di tutti i campi del sapere e della pratica, tutte le discipline e le agenzie. Non sarebbe la prima volta nella storia: già cinque secoli fa, non solo a Firenze, artisti, architetti e scienziati si unirono a banchieri, commercianti, politici e altri leaders, fino a comprendere nella loro nuova visione del mondo l’intera compagine sociale: si chiamava Rinascimento. E oggi noi parliamo di Rebirth. Il significato delle due espressioni è il medesimo. Occorre una trasformazione così profonda, radicale, dei paradigmi di pensiero e di condotta; tanto che possiamo parlare veramente di rinascita. Il segno del Terzo Paradiso rappresenta questo progetto, così come la prospettiva rappresentava quello rinascimentale. Cittadellarte quindi è impegnata nel XXI secolo come un altro Michelangelo lo fu a Roma nel XVI”.
Per l’occasione, sono intervenuti anche: Lee Tyler, Senior Manager, Standards Assurance, Textile Exchange; Markus Pikart, Secretariat CITES, UN Environment; Andrea Redaelli, Project & Portfolio Manager, Hugo Boss (tbc); Sabrina Fontini, Direttore, Istituto di Certificazione della Qualità per l’Industria Conciaria (ICEC); Francesca Poggiali, Public Policy Director Europe, GS1; Vittoria Marchi, Marchi&Fildi; Matteo Ward, fondatore, WRÅD (i due giovani imprenditori italiani hanno contribuito con due interventi molto forti e significativi).