Dal librario di paese alla grande istituzione artistica, dalla struttura che si fa portatrice della cronistoria socio-culturale di una città ai musei di caratura internazionale. Il Coronavirus ha colpito anche qui. Un proiettile che ha perforato indistintamente le realtà che fanno della cultura, in ogni sua sfumatura, la propria mission e professione. Nell’attuale emergenza di dimensione globale, i riflettori sono puntati prevalentemente sul settore sanitario e sulla relative criticità economiche, di risorse e di infrastrutture. E non potrebbe essere altrimenti: è grazie all’encomiabile operato della classe medica, degli infermieri e di tutto il personale ospedaliero che il nostro presente può avere il lusso di colorarsi di speranza; un ringraziamento che va esteso a tutte le categorie di lavoratori che continuano ad operare per il bene sociale pur esponendosi maggiormente ai rischi di un contagio. In questo sistema fragile e mai così delicato come ora, non devono però passare sottotraccia altri settori, gravemente danneggiati – a livello economico e non – dall’allarme Covid-19. Nelle nostre pagine virtuali, avevamo già approfondito, a riguardo, due questioni su questi topic negli articoli Coronavirus, l’emergenza colpisce il terzo settore: “Aiutateci ad aiutare” e Coronavirus, un appello per dichiarare la crisi del settore culturale. Proprio in quest’ultima news, avevamo riportato un appello – per far fronte alla criticità del Coronavirus – firmato dagli assessori di numerose città della nostra penisola rivolto al Governo della Repubblica Italiana e ai Presidenti delle Regioni.
Ora non è solo la classe politica locale ad alzare la voce su questa vicenda: Federculture raccoglie e rilancia l’idea, proposta da Pierluigi Battista sulle colonne del Corriere della Sera lo scorso 26 marzo, di dare vita ad un Fondo Nazionale per la Cultura. Si tratterebbe di uno strumento d’investimento, garantito dallo Stato, aperto al contributo di tutti i cittadini che vogliano sostenere il settore culturale nell’attuale fase di emergenza e crisi di liquidità, conseguente alla chiusura generalizzata cui musei, cinema, teatri e librerie sono costretti. A questo proposito, sul sito change.org l’associazione nazionale degli enti pubblici e privati, istituzioni e aziende operanti nel campo delle politiche e delle attività culturali ha lanciato una petizione diretta alla Presidenza del consiglio dei ministri e al Parlamento italiano. L’obiettivo? Istituire il fondo nazionale per far vivere la cultura italiana, nonostante la crisi data dal Coronavirus.
Con l’evocativo hashtag #unfondoperlacultura e con un invito dalla tinta sloganistica “Facciamo vivere la cultura italiana, diamole ossigeno”, Federculture apre la sua petizione.
Nella nota si fa riferimento alla situazione che si delinea drammatica per il vasto mondo dell’impresa culturale, ossia l’ampia realtà costituita da musei, gallerie, teatri, cinema, siti archeologici, case editrici e librerie, e dalle tante filiere di aziende di servizi, tecnici, artigiani, professionisti dell’innovazione e della creatività, imprese sociali e soggetti del terzo settore che impiegano centinaia di migliaia di persone.
“Occorre sin da ora – si legge nella petizione – fare fronte alle immediate difficoltà finanziare delle imprese culturali non solo per garantirne la sopravvivenza, ma anche per permettere loro in futuro di tornare a produrre cultura e con essa valore aggiunto in termini di coesione sociale e di ricchezza economica. Nel nostro ordinamento esistono già strumenti ed enti che possono rendere subito operativo uno strumento che garantisca liquidità finanziaria a tutte le imprese della cultura che rischiano oggi il fallimento”.
Anche da questo messaggio si evincono le finalità dell’iniziativa lanciata da Federculture, attivatasi affinché si dia attuazione immediata alla costituzione del Fondo Nazionale per la Cultura. Non solo: si è chiesto il sostegno di tutte le altre associazioni, aziende, operatori e di chiunque sia consapevole che “è sulla cultura che si deve investire per creare le basi della ricostruzione dopo la crisi”.
Come dare il proprio contributo? Oltre a partecipare alla campagna della petizione, il suggerimento è di condividerla con amici, familiari e, in generale, nella propria sfera sociale. Ognuno può fare la differenza: una scintilla può innestare una fuoco di innovazione e la cosiddetta goccia nell’oceano può generare un’onda di cambiamento. Il primo passo, in questo caso, è una semplice firma.