Quando un capolavoro perduto porta indirettamente alla nascita di nuovi capolavori. Il riferimento è alla Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi (1600) di Caravaggio trafugata nel 1969 e alle opere nuove realizzate sulla scia di NEXT, rassegna d’arte contemporanea avviata nel 2010 da un’idea di Bernardo Tortorici di Raffadali (presidente dell’Associazione Amici dei Musei Siciliani, nella foto di copertina, ndr), che mira a esorcizzare, attraverso l’arte contemporanea, quella che è considerabile come una delle ferite più profonde del patrimonio culturale mondiale. L’iniziativa, come riportato in un nostro precedente articolo, trasforma il dolore per la perdita della Natività rubata dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, in un’opportunità di memoria e rinascita attraverso l’arte. In ogni edizione, infatti, diversi artisti sono stati chiamati a proporre una propria opera – mantenendo le dimensioni del quadro originale (268×197 cm) – rappresentando la ‘loro’ Natività. Quest’anno è stato Michelangelo Pistoletto a essere invitato a realizzare la sua versione: il maestro ha così proposto Annunciazione Terzo Paradiso, presentata alla mezzanotte del 24 dicembre ed esposta sull’altare dell’oratorio di San Lorenzo fino all’8 gennaio 2025, mentre attualmente – fino al prossimo 17 ottobre – è ubicata nella controfacciata. Pistoletto ha accettato la sfida della rassegna reinterpretando l’opera sotto forma di uno dei suoi celebri quadri specchianti: la grande superficie riflettente rievoca l’iconografia del dipinto di Caravaggio, riproponendone l’angelo; tuttavia, il cartiglio dell’angelo è sostituito dal simbolo del Terzo Paradiso.
Mettiamo dunque ulteriormente in luce e approfondiamo la rassegna e l’impatto avuto dall’opera finora con un’intervista a Bernardo Tortorici di Raffadali, mente del progetto.
Partiamo da Annunciazione Terzo Paradiso. Com’è stata accolta dalla comunità e dai turisti l’opera di Pistoletto?
Con grande gioia. È stata capace di restituire al luogo una sacralità e un messaggio molto forti e intensi. Raramente nei miei 15 anni di rassegna ho percepito una risposta così corale e piena di entusiasmo. Gli spettatori hanno visto nell’opera di Pistoletto una naturale e quasi contemporanea sostituzione di quella di Caravaggio.
Dalla collettività al singolo: a lei cosa le sta lasciando lo specchiante del maestro?
Intanto va sottolineata la doppia collocazione che abbiamo sperimentato. Quando l’opera si trovava sull’altare era immersa in una dimensione quasi sacrale, con un sottile capovolgimento del messaggio della Natività: prima Giacomo Serpotta lavorò intorno alla tela del Caravaggio, ora è Pistoletto che, con il suo specchiante, dialoga con l’operato dello scultore. Insomma, si è creato un confronto triplo.
Ora, invece, ‘Annunciazione Terzo Paradiso’ è nella controfacciata, dove da una parte specchia una Natività che non c’è più, ma dall’altra porta le persone a divenire loro stessi parte dell’opera. In sintesi, ritengo che la prima collocazione abbia offerto una dimensione monumentale, la seconda più fisica e interiore.
Secondo Pistoletto, nella sua opera, l’Angelo che scende dal cielo porta l’Annunciazione del Terzo Paradiso come simbolo di un equilibrio possibile tra natura e artificio. Cosa ne pensa di questa visione che invita a una responsabilità collettiva?
La ritengo una speranza che, purtroppo, l’essere umano fa fatica a rendere sua come ideale: il mondo contemporaneo non sembra affatto portare verso un equilibrio. D’altro canto, un messaggio come quello di Pistoletto è necessario per richiamare le coscienze a un’attenzione verso una responsabilità sociale. Dovremmo tutti orientarci verso questa prospettiva, provando una tensione che porti al Terzo Paradiso. Palermo, contestualizzando, ha vissuto nel recentissimo passato momenti che sono un capovolgimento del mondo ideale, ma mi auguro che, a partire dall’opera del maestro all’Oratorio, si possano generare, intrecciare ed espandere cerchi virtuosi – come quelli del simbolo trinamico – in tutta la comunità, dal capoluogo fino alla regione intera.
Una delle parole chiave della poetica artistica del maestro è ‘rinascita’. Lei, grazie alla rassegna, è riuscito a trasformare un furto in un’opportunità artistica senza precedenti. Qual è suo il bilancio di questi 15 anni di NEXT?
Il mio bilancio è positivo, va certamente al di là delle mie aspettative. È tutto nato da una piccola idea che si è sviluppata poco a poco, fino a ripetersi, crescere e coinvolgere addirittura Michelangelo Pistoletto. Sono davvero felice. Probabilmente tra 50 anni sarà ancora viva l’assenza del capolavoro di Caravaggio, ma ci sarà la consapevolezza che quel vuoto è stato riempito da altre Natività. Ritengo che questa sia la migliore maniera possibile per ricucire una ferita culturale così violenta e dolorosa. Naturalmente, provo gratitudine infinita per gli artisti che si sono misurati con l’immagine di un grande maestro dell’antichità, offrendo un risarcimento creativo a un luogo di assoluto rilievo che meritava di essere attenzionato. Il contributo degli artisti è stato una cura, un sollievo che durerà nel tempo.
Oltrepassiamo i confini del tempo: cosa crede che penserebbe Caravaggio del susseguirsi annuale di opere che, in qualche modo, raccolgono l’eredità della sua Natività?
Se fosse in vita Caravaggio, rischieremmo duelli infiniti (ride, ndr). Riferiamoci a un Caravaggio in tarda età, più saggio e maturo; ecco, forse guarderebbe con attenzione a quello che sta succedendo e a come l’arte si esprime oggi sul piano dei mezzi creativi. La stessa materia su cui è realizzata la Natività di Pistoletto è inusuale e contemporanea. Quindi, probabilmente, lui si incuriosirebbe di fronte alle nuove maniere di comunicare e alle innovazioni artistiche. Chissà quali stimoli potrebbe avere…