“Un ciclo di interviste dedicate al successo e alla capacità di raggiungerlo. Un ritratto professionale e umano di grandi italiani che si sono distinti nel proprio campo: dall’industria all’architettura, dal cinema alla scienza, dalla creatività alla gastronomia, dallo stile alla cultura, divenendo noti in tutto il mondo”. Il riferimento è a Vite – L’arte del possibile, programma curato e realizzato dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis. Come specificato dal giornalista nell’apposita presentazione, il format mira a raccontare figure della nostra penisola che sono state capaci di seguire la propria strada fino in fondo e raggiungere il successo nel proprio ambito professionale. “Che hanno reso, quindi, possibile la propria vita, ovvero – così De Bellis – che sono riusciti a fare ciò che fanno oggi e che li ha resi famosi. Per farlo ho scelto di incontrarli fuori dal rigore di uno studio televisivo, portandoli invece in luoghi che hanno per loro un significato particolare. Luoghi, insomma, che fanno parte indissolubilmente della loro essenza. Volevo parlare delle loro storie nel contesto in cui si sono espresse, per restituire allo spettatore un ritratto autentico e più sfaccettato”.
A proposito di luoghi e di interviste, questa sera – giovedì 4 aprile – andrà in onda un episodio della trasmissione dedicato a Michelangelo Pistoletto, con un dialogo ad hoc, ripreso alla Fondazione Pistoletto, a Biella. Il confronto tra De Bellis e il maestro spazierà su diversi temi relativi alla pratica artistica del fondatore di Cittadellarte, in un viaggio dai suoi esordi fino al successo internazionale. Il programma, nello specifico, porrà sotto i riflettori l’Arte Povera con gli Oggetti in meno e la Venere degli stracci, ma anche Love Difference e i Quadri specchianti. Pistoletto si soffermerà infine sul futuro e sull’intelligenza artificiale: “Siamo noi – così Pistoletto in un’anticipazione di Sky TG 24 – i responsabili di questo essere che si è specchiato nella tecnologia e che adesso si riconosce. E quindi dobbiamo riconoscerci per quel che siamo. Sono sempre stato più che entusiasta, pronto a utilizzarla perché lo specchio non l’ho inventato io. La fotografia, che io immetto come memoria su una superficie specchiata, non l’ho inventata io. Tutta la tecnologia del passato che ha portato alla modernità non l’ho inventata io. Io non ho inventato niente. Siamo noi umani che inventiamo. Io come artista cerco di capire, di conoscere anche le ragioni per cui stiamo facendo certe cose”.