“Welcome to New York!”, Magazzino Italian Art omaggia Michelangelo Pistoletto
Il 25 giugno scorso, in occasione del 90° compleanno di Michelangelo Pistoletto e del sesto anniversario dall’apertura al pubblico di Magazzino Italian Art, il museo statunitense ha presentato un progetto dedicato al maestro proposto nel contesto di un progetto espositivo annuale che metterà in luce i dodici artisti del movimento dell’Arte Povera. Da domenica scorso sono infatti state esposte le opere del fondatore di Cittadellarte “Welcome to New York!” e sette quadri specchianti realizzati dagli anni Sessanta fino al Duemila.

Magazzino Italian Art¹ ha celebrato Michelangelo Pistoletto: il museo ha infatti festeggiato il suo sesto anniversario e i 90 anni del maestro il 25 giugno 2023, con la presentazione di un progetto speciale dedicato al fondatore di Cittadellarte. Prima di definirne i dettagli, occorre fare un passo indietro, illustrando il legame tra l’artista e la realtà statunitense, perché la presenza di Pistoletto nella Collezione Olnick Spanu e il suo significativo contributo alla storia di Magazzino è presente nelle gallerie del museo. Ad esempio, in occasione dell’inaugurazione di Magazzino del 25 giugno 2017, il museo ha presentato Stracci italiani (2007), un’opera commissionata al maestro per commemorare l’anniversario dell’Unità d’Italia, con una bandiera tricolore realizzata con tessuti di scarto che accoglie tuttora i visitatori nella hall. Si può anche volgere lo sguardo a Sfera di giornali, realizzata in occasione della performance commissionata dal museo Scultura da passeggio (Walking Sculpture) – rievocazione di quella tenutasi a Torino nel 1967 – che ha coinvolto l’intera comunità di Cold Spring.

Arriviamo dunque a domenica scorsa: a partire dalle opere di Michelangelo Pistoletto della Collezione Olnick Spanu, Magazzino ha lanciato un progetto annuale che si concentrerà su ciascuno dei dodici artisti associati al movimento dell’Arte Povera. Per inaugurare questo progetto, il museo ha presentato Welcome to New York!, il cui titolo deriva da un’opera di Pistoletto del 1979. Welcome to New York (1979) è ora esposta per la prima volta nella Galleria 8, insieme a sette quadri specchianti che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000. “Questa esperienza immersiva – si legge nell’apposita nota stampa – offre ai visitatori un’opportunità unica di esplorare l’evoluzione delle opere visionarie dell’artista”.

Welcome to New York trae ispirazione dalla Statua della Libertà, con la sua corona metallica e gli stracci multicolori che scendono a cascata verso il suolo, incarnando e abbracciando il concetto di multiculturalismo e diversità; questi elementi simboleggiano inoltre “le possibilità di crescita – viene aggiunto – ed evoluzione, incarnando i valori di accoglienza e inclusione associati agli Stati Uniti”. Magazzino ha anche presentato una monumentale installazione permanente del Terzo Paradiso, situata nel giardino del museo: realizzata con 46 pietre scavate durante la costruzione del nuovo Robert Olnick Pavillon, l’installazione riflette il profondo impegno di Nancy Olnick e Giorgio Spanu, co-fondatori di Magazzino Italian Art, come ambasciatori del Terzo Paradiso.

 

Le opere in mostra – Ingresso museo

Stracci italiani, 2007
Commissionato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu come una stella guida per i dieci artisti italiani che hanno preso parte al The Olnick Spanu Art Program a Garrison, Stracci italiani è stato promesso in dono a Magazzino Italian Art nel 2011, anno che segnava il 150º Anniversario dell’Unità d’Italia. Torino era il centro del Risorgimento, un movimento culturale e politico che ebbe un ruolo cruciale nel processo di unificazione della penisola sotto un’unica bandiera, diventando nel 1861 la prima capitale del Regno d’Italia. Poco più di cento anni dopo, negli anni Sessanta, la città divenne l’epicentro dell’Arte Povera. L’opera, composta da stracci abbandonati, è una reinterpretazione del tricolore italiano e commemora l’unificazione d’Italia. Sebbene Pistoletto utilizzasse originariamente gli stracci per lucidare i suoi quadri specchianti in acciaio inossidabile, nel corso della sua carriera questi sono diventati un simbolo dal significato ideologico più ampio, ovvero una critica alla società capitalista e alla cultura usa e getta. Il 25 giugno 2017, in occasione dell’apertura di Magazzino Italian Art e del compleanno di Pistoletto, Stracci Italiani è stato installato nella hall del museo come emblema di un paese la cui classe intellettuale sosteneva che unificando i sette stati si sarebbe potuta formare una nazione culturale unica, avendo un impatto positivo sulla vita dei cittadini. Come estensione di un’identità nazionale unificata, i dodici artisti dell’Arte Povera rappresentati a Magazzino, esemplificano una nazione culturale dell’Italia.

Love Difference, 2010
Progettato da Pistoletto in collaborazione con l’artista e designer Diego Paccagnella, quest’opera invita alla partecipazione attiva dei visitatori incoraggiandoli a giocare a calcio balilla come mezzo per vivere l’arte in una dimensione reale e interattiva. Il campo da gioco è una superficie riflettente che raffigura il contorno dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, ed è popolato da ventidue giocatori che indossano le maglie delle nazionali di calcio dei paesi dello stesso bacino. Come indica il titolo Love Difference, l’opera celebra la vitalità e la ricchezza della diversità culturale. Respingendo l’associazione con la competizione e l’individualità, Pistoletto promuove lo sport come una forza unificante basata sulla solidarietà e la collaborazione, lo spirito di squadra e l’integrazione culturale. Nancy Olnick e Giorgio Spanu hanno commissionato l’opera nei colori nero e blu, i colori del Football Club Internazionale Milano, più comunemente conosciuto come Inter. Una versione diversa dell’opera è stata presentata in occasione della prima partita della stagione 2010-2011 del campionato italiano di calcio presso lo Stadio Olimpico di Roma, una performance trasmessa in diretta da RAM-Radioartemobile.

Le opere in mostra – Galleria 8

Sfera di giornali, 1962-2009
In Sfera di giornali (1962-2009), l’artista ha riprodotto l’immagine della sua omonima performance del 1966, in cui rotolava una grande sfera di giornali schiacciati per le strade di Torino, interagendo con i passanti. È stata una delle più importanti azioni artistiche dell’epoca e un punto di arrivo naturale per l’aspirazione di Pistoletto e degli altri artisti dell’Arte Povera di avvicinare l’arte alla vita.

Sfera di giornali, 1966-2017
Pistoletto ha creato la prima Sfera di giornali nel 1966 come parte degli Oggetti in meno (1965-1966), una serie eterogenea di oggetti scultorei composti da materiali quotidiani, modesti o facilmente reperibili. Concepiti come una serie di momenti irrepetibili, gli Oggetti in meno testimoniavano la visione del tempo dell’artista. Composta da giornali pressati, la sfera è stata ideata come un’articolazione fisica della dinamica tra gli eventi in continua evoluzione della vita quotidiana. Alla fine del 1967, Pistoletto ha riutilizzato la sfera, rimuovendola dallo studio e facendola rotolare tra tre gallerie di Torino, intitolando l’azione Scultura da passeggio. Dal 1967, la Scultura da passeggio è stata presentata nuovamente svariate volte in tutto il mondo utilizzando i giornali locali in circolazione nella data della performance. Nel novembre 2017, Pistoletto ha riproposto la performance a Cold Spring, New York.

Art International (Ritratto di Maximilian von Stein), 1962-1968
Art International (Ritratto di Maximilian von Stein) raffigura il figlio della visionaria gallerista Margherita Stein intento a leggere Art International, una delle riviste d’arte internazionali più influenti degli anni Sessanta. Pistoletto ha realizzato l’opera, selezionando inizialmente la figura da una fotografia, ingrandendola a grandezza naturale e tracciandone il contorno. Successivamente ha ritagliato e dipinto a mano la figura dopo aver fissato la carta velina sulla superficie in acciaio. Quest’opera esemplifica lo sforzo dell’artista nel superare la pratica tradizionale della pittura, sviluppando una tecnica che ha perfezionato negli anni Sessanta con il fine di raggiungere l’oggettività delle sue rappresentazioni quasi fotografiche, in cui il reale e il virtuale si fondono insieme.

Autoritratto con quaderno, 1962-2008
Nel quadro Autoritratto con quaderno, l’artista ha realizzato una serigrafia di un’immagine di se stesso mentre guarda il proprio quaderno, un taccuino in cui annotava pensieri e idee. Il pubblico, guardando l’opera, vede il proprio riflesso sull’acciaio inossidabile finemente lucidato ed è invitato a stare accanto all’artista il quale, a sua volta, riflette sulle proprie idee. La figura conserva una qualità pittorica che evoca le opere dei primi anni Sessanta in cui l’artista aveva appena cominciato a sperimentare con le ampie superfici altamente riflettenti, portandolo successivamente alla creazione dei suoi famosi Quadri specchianti.

Ragazza appoggiata, 1962-2007
Ragazza appoggiata esplora l’atto di guardare ed essere guardati, concetto centrale dell’esperienza artistica ed elemento cruciale dei Quadri specchianti di Pistoletto. Guardando l’opera, l’osservatore emula l’atto di contemplazione in cui la ragazza è immersa, essendo in grado allo stesso tempo di vedere la propria immagine nel lavoro. Si produce in questo modo un effetto di riflessione di pose e sguardi, enfatizzato dalle proprietà specchianti dell’acciaio inossidabile. L’effetto iperrealistico della figura, ottenuto dall’artista attraverso la grandezza naturale dalla riproduzione fotografica, sfuma i confini tra il mondo reale e lo spazio della rappresentazione artistica. Pistoletto combina alcuni dei principi alla base della pittura tradizionale, come la figurazione e la prospettiva, con una nuova concezione dell’arte basata su pratiche partecipative e un approccio performativo.

Welcome to New York, 1979
Welcome to New York è stata esposta per la prima volta alla galleria Giuliana De Crescenzo a Roma nel 1980 nella mostra personale di Pistoletto, e successivamente è stata inclusa nella mostra Division and Multiplication of the Mirror tenutasi al MoMA PS1 di New York nel 1988. La struttura metallica con stracci che discendono verso il basso evoca la corona della Statua della Libertà e fa riferimento al ruolo simbolico che la colossale scultura ha assunto per milioni di immigrati che arrivavano negli Stati Uniti nella speranza di trovare delle migliori condizioni di vita. Sebbene un’interpretazione letterale degli stracci potrebbe suggerire un’associazione con la povertà, Pistoletto ha impiegato questi abiti abbandonati, dalla vasta gamma di colori e motivi, per celebrare l’incontro e la fusione di culture differenti. Gli stracci, inizialmente utilizzati dall’artista per lucidare i suoi Quadri specchianti, appaiono in altre opere cardinali, tra cui la Venere degli stracci, così come nelle performance del suo gruppo teatrale di strada, Lo Zoo.

Adamo ed Eva, 1962-1987
Adamo ed Eva raffigura due figure nude su due pannelli distinti. Nonostante le figure e i pannelli doppi evochino idee giudeo-cristiane sulle origini dell’umanità, secondo Pistoletto queste opere sono destinate a rappresentare “l’autoritratto del mondo, aperto alla partecipazione di tutti“.

La gabbia, 1962-1974
Nel 1974, durante il periodo di agitazione sociopolitica in Italia conosciuto come gli Anni di Piombo, Pistoletto realizzò una serie di Quadri specchianti incentrati sui temi della detenzione, della persecuzione e del potere dello Stato. Il motivo della gabbia comparve per la prima volta nella pratica di Pistoletto alla fine degli anni Sessanta, durante il lavoro con il suo gruppo teatrale di strada e performance, Lo Zoo. “Lo Zoo“, scrisse il gruppo, “significa coloro che sono dall’altra parte delle sbarre“. Il motivo evocava idee della controcultura degli anni Sessanta che criticavano l’autoritarismo e la cultura capitalista. Per La gabbia, presentata per la prima volta nel 1974 alla Sidney Janis Gallery di New York e poi nel 1975 alla Galleria Multipli di Torino, Pistoletto coprì l’intero spazio espositivo con ventinove Quadri specchianti, ognuno dei quali raffigurava una sezione identica di sbarre di ferro. Visti insieme, questi lavori creavano un effetto fenomenologico intenso per gli spettatori, i quali si trovavano rinchiusi due volte: prima nella forma dei loro riflessi detenuti nello specchio, e poi nella presenza fisica della galleria e circondati dalle sbarre.

Uomo che fugge lo specchio, 1971
Pistoletto è stato appassionato della scultura classica fin dalla sua infanzia: all’età di quattordici anni ha acquistato una scultura di legno, il primo pezzo di una collezione che sarebbe cresciuta negli anni. L’uso di calchi in gesso di sculture classiche sarebbe poi comparso in diverse opere degli anni Settanta, incluso Uomo che fugge lo specchio (1971), in cui una scultura classica è collocata vicino a uno specchio appeso al muro. Mentre nei Quadri specchianti le figure provenienti dalla vita quotidiana venivano stampate in serigrafia su acciaio inossidabile lucidato, in questa serie i calchi delle sculture antiche si espandono nello spazio reale, creando un contrasto accentuato e una relazione dialettica tra l’epoca contemporanea e l’antichità, la contingenza e il regno atemporale, la visione e l’immagine riflessa.

Le opere in mostra – Parco


Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso, 2023, at Magazzino Italian Art, Cold Spring, NY.
Courtesy Magazzino Italian Art.

Terzo Paradiso 2023
Nel 2003, Pistoletto scrisse il suo manifesto Terzo Paradiso e creò un simbolo per illustrare questa nuova fase della sua ricerca artistica. Ispirato dal segno matematico che rappresenta il concetto di infinito, composto da due cerchi intrecciati che, secondo l’artista, rappresentano i poli opposti della natura e dell’artificio, Pistoletto aggiunse un terzo cerchio di dimensioni maggiori al centro, collegando questi due regni. Terzo Paradiso simboleggia una nuova era in cui si invita ognuno ad assumere la responsabilità personale per una visione globale, costruendo una nuova società in cui i mondi naturale e artificiale si uniscono armoniosamente. Installata all’aperto, l’opera amplia il significato originale di ‘paradiso’, descritto come un giardino protetto nell’Antica Persia. L’opera è stata realizzata sul terreno circostante Magazzino con quarantasei pietre di un metro di diametro emerse dall’area di costruzione del Padiglione Robert Olnick. Come ha dichiarato Pistoletto “siamo i giardinieri che devono proteggere questo pianeta e curare la società umana che lo abita“.


Installation view of Welcome to New York! at Magazzino Italian Art, Cold Spring, NY.
Foto di Marco Anelli / Tommaso Sacconi. Courtesy Magazzino Italian Art.
¹Magazzino Italian Art è un museo e centro di ricerca per la promozione dell’arte italiana contemporanea e del secondo dopoguerra negli Stati Uniti. Il museo si trova a Cold Spring, nello stato di New York, ed è un’istituzione no-profit che promuove gli artisti italiani dall’Arte Povera fino ai giorni nostri. Attraverso iniziative curatoriali, scientifiche e di divulgazione, Magazzino esamina gli effetti e l’influenza esercitata dall’arte italiana a livello globale. Magazzino è stato co-fondato da Nancy Olnick e da Giorgio Spanu ed è diretto da Vittorio Calabrese. Il museo di circa 2.000 metri quadrati, progettato dall’architetto Miguel Quismondo, ha aperto al pubblico nel 2017, imponendosi come nuovo punto di riferimento culturale.