Workshop “Surface”, otto studentesse di moda dalla Grande Mela a Cittadellarte
Negli studios di Fashion B.E.S.T. si è tenuto un laboratorio che ha visto protagoniste otto studentesse della scuola di New York "Fashion Institute of Tecnology". Il direttore artistico Silvio Betterelli: "Le partecipanti, nonostante la novità di un approccio creativo e artistico, hanno risposto positivamente con progetti di grande livello, anche grazie alle nuove tecniche insegnate".

La moda viaggia da New York a Cittadellarte. Gli spazi di Fashion B.E.S.T., infatti, sono stati teatro dell’ultimo workshop intitolato “Surface”. L’iniziativa, che si è tenuta martedì 3 e mercoledì 4 ottobre, ha visto la partecipazione di otto studentesse americane provenienti da una delle scuole di moda più prestigiose al mondo, il FIT – Fashion Institute of Tecnology. Le fashion designer, che stanno frequentando il loro ultimo anno di università nel capoluogo lombardo (grazie al gemellaggio fra il FIT di New York e il Politecnico di Milano),  hanno seguito il laboratorio alla Fondazione Pistoletto sotto la direzione artistica di Silvio Betterelli, anche docente di FIT al Politecnico, e il coordinamento di Olga Pirazzi responsabile del progetto moda “Fashion B.E.S.T. Studios”.

“Per la terza volta – spiega Betterelli – abbiamo ospitato degli studenti di FIT nei nostri spazi. Questo laboratorio, che rimanda al termine ‘superfici‘ è incentrato sulla ricerca di materiali e di volumi e sulle manipolazioni tessili sperimentali. L’attività di laboratorio è iniziata con la visita degli spazi di Cittadellarte – compresi quelli che ospitano le opere di Michelangelo Pistoletto – , dai quali le ragazze hanno potuto trarre ispirazione per i lavori. Dopo il tour dell’area, infatti, sono tornate nei nostri studios e hanno lavorato per ‘tradurre’ nei manichini quanto visto. Così hanno creato un dialogo tra i materiali e il corpo”. Di cosa si tratta? I docenti non sono partiti da uno schema di modellistica tradizionale, ma hanno ridisegnato le proporzioni attraverso la disposizione, la sovrapposizione e la successione di elementi tessili. Per l’occasione, le studentesse si sono occupate anche del “Finger knit”, una tecnica molto diffusa in scandinavia che permette di realizzare dei manufatti di maglieria con il solo utilizzo delle mani.

“Nella seconda giornata, partendo dalle fibre tessili – prosegue il direttore artistico – abbiamo costruito dei nostri materiali (lana, seta, fibre naturali, vegetali e animali) e, da qui, abbiamo realizzato campioni di tessuti con la tecnica del ‘Nuno felt‘. L’attività del giorno precedente, caratterizzata da libertà espressiva, nell’ultima fase si è trasformata in un progetto concreto grazie al processo del molange (tecnica sartoriale francesce) estemporaneo. Sono molto soddisfatto perché le studentesse, in soli due giorni e nonostante la novità di un approccio creativo e artistico, hanno risposto positivamente con progetti di grande livello, anche grazie alle nuove tecniche insegnate”.

Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Laura Cortinovis, che si occupa del design e della manipolazione dei tessuti: “Grazie alla tecnica del ‘Nuno felt‘, le ragazze sono state in grado di realizzare un tessuto con le loro mani, concretizzando sulla loro texture in carta quanto immaginavano. Per le studentesse è stato molto significativo vedere come la manipolazione di fibre nobili abbia dato vita ai loro pensieri”.


I docenti coinvolti, oltre a Betterelli e Cortinovis, sono stati: Denise Santapace, docente del FIT di Knitwear design, Barbara Mugnai, docente di modello e confezione presso il FIT e la direttrice Lisa Feuerherm.

Photo credits: Eleonora Angius