Arte, moda, sostenibilità: come Cittadellarte è stata teatro attivo della “Planet Week”
Il 24 aprile, presso la Fondazione Pistoletto, si è tenuto il dibattito "Arte, moda e cultura tra ecologia, produzione e politica" che ha visto come relatori Michelangelo Pistoletto, il Ministro Gilberto Pichetto Fratin e il presidente del CONAI Ignazio Capuano, oltre agli interventi introduttivi di Paolo Naldini (direttore di Cittadellarte), Giulia Camilla Braga (program manager del World Bank Group’s Connect4Climate) e Benedetta Zegna (Camera Nazionale della Moda Italiana e internal communication and academy director di Zegna Group). Non solo, da mercoledì a ieri è stata proposto il documentario in realtà virtuale "X-Ray Fashion" incentrato sulle controversie della produzione di indumenti nell’industria del fast fashion. Riavvolgiamo il nastro della giornata.

Bambini, studenti dell’Accademia Unidee, politici, giornalisti, cittadini, referenti di organizzazioni di diversi ambiti del tessuto sociale: è stato questo il pubblico che è confluito a Cittadellarte mercoledì scorso per un pomeriggio all’insegna dell’arte, della moda e della sostenibilità. Il 24 aprile, infatti, la Fondazione Pistoletto ha ospitato e curato – in collaborazione con Connect4Climate – un appuntamento organizzato nell’ambito della Planet Week, proposta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con Connect4Climate, il programma di comunicazione della Banca Mondiale sui cambiamenti climatici; la manifestazione ha simbolicamente preceduto il G7 Clima, Energia e Ambiente, iniziato il 28 e in conclusione il 30 aprile alla Reggia di Venaria. L’evento, che si è tenuto al quartiere Terzo Paradiso di via Cernaia 46 a Biella negli spazi dove sorgerà il Museo del Tessile, si è avvalso di una pluralità di voci sui temi chiave della rassegna, articolandosi attraverso interventi di ospiti d’eccezione. Si è alzato il sipario sull’iniziativa con lo speech introduttivo di Paolo Naldini: “Oggi qui convergono – ha esordito il direttore di Cittadellarte – i programmi di cinque istituzioni per cooperare. Non è banale: impariamo che i problemi globali non possono non essere affrontati se non fra settori e discipline diverse. Tutti devono svolgere con competenza il proprio compito, ma anche imparare il mestiere della collaborazione e della connessione. Così, a Biella, si riuniscono il Ministero dell’Ambiente, il CONAI, Connect4Climate, Camera della Moda e Cittadellarte, tutte tenute insieme dall’impegno per la formazione, la creatività, la responsabilità e la sostenibilità. È coerente – ha sottolineato – che questa congiunzione avvenga qui, negli spazi di Cittadellarte, nata negli anni ’90 a Biella per dar forma a un programma di rinascita sociale, in cui arte e cultura si connettono per rispondere agli squilibri globali”.




Nelle foto, nell’ordine, Paolo Naldini, Giulia Camilla Braga, Benedetta Zegna.

Il lancio di Planet Be e la partecipazione di Camera Nazionale della Moda
All’intervento del direttore di Cittadellarte sono seguiti quelli di Giulia Camilla Braga (program manager del World Bank Group’s Connect4Climate) e Benedetta Zegna (Camera Nazionale della Moda Italiana e internal communication and academy director di Zegna Group). Braga ha presentato Connect4Climate, che, a suo dire, non ha un’identità confinata alla sostenibilità ambientale, ma “promuove iniziative legate all’arte nelle sue varie forme – ha specificato – per incoraggiarci verso un cambiamento globale urgente”. La program manager ha poi lanciato, con tanto di video-trailer proiettato ai presenti, la campagna Planet Be – To the future with love, che racchiude “un messaggio di speranza e azione. È una ‘capsula del tempo’ che la nostra generazione lascia a quelle future. Ricordiamoci che non abbiamo un pianeta B, quindi dobbiamo essere attori consapevoli e responsabili della Terra”. Alle sue parole sono seguite quelle di Benedetta Zegna, che ha posto sotto i riflettori il legame tra il mondo del fashion e l’aspetto etico: “La moda può essere vicina alle tematiche ambientale e le nuove generazioni devono essere sensibilizzate su questo aspetto. Un binomio già stato sviluppato da CNMI grazie al nostro decalogo della sostenibilità, che ebbe come simbolo il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Un collegamento significativo: continuiamo a collaborare con Cittadellarte, basti citare i Sustainable Fashion Award”.

 

Michelangelo Pistoletto, Gilberto Pichetto Fratin e un momento del dibattito.

Dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin a Michelangelo Pistoletto
Il pomeriggio è entrato nel vivo con il dibattito Arte, moda e cultura tra ecologia, produzione e politica moderato da Mariangela Pira (Sky Tg24), che ha visto come relatori Michelangelo Pistoletto, il Ministro Gilberto Pichetto Fratin e il presidente del CONAI Ignazio Capuano. La giornalista, anche in riferimento al G7, ha esordito domandando al politico come fosse impegnato il nostro Paese sul fronte dell’economia circolare. “È uno dei temi centrali – ha replicato Pichetto –, ma dobbiamo coniugare i tanti temi della sostenibilità. Ci stiamo riuscendo: lo Stivale, ad esempio, ha il tasso di riciclo più alto in Europa. L’Italia, pur non avendo materie prime, è tra le 6 nazioni più industrializzate al mondo. Il motivo? Questo è reso possibile grazie al nostro genio e alla capacità di migliorarsi. La moda italiana, in questo senso, è un esempio virtuoso”. La moderatrice è poi passata al maestro: “Qual è il valore sociale che può avere l’arte?”. Pistoletto per rispondere ha fatto un passo indietro al 1994, quando venne pubblicato il suo Manifesto Progetto Arte: “Trent’anni fa scrissi che la creazione non doveva solo essere dell’artista per se stesso, ma un’identità creativa dove si riconoscessero tutti. Era fondamentale che fosse un successo condiviso. Inizialmente qualcuno dipinse questo obiettivo come utopia. In realtà questo termine significa ‘non luogo’: ecco l’errore, perché il luogo c’è, ossia Cittadellarte, e il progetto pure, ovvero il voler porre l’arte in connessione con ogni ambito della società”. Il maestro si è poi focalizzato sulla mostruosità di conflitti bellici: “Sono terrorizzato dal cambiamento in negativo sul piano mondiale. Noi stiamo lavorando perché si possa trovare un nuovo equilibrio e un’armonia e dobbiamo orientarci verso una circolarità virtuosa. Parlare di pace, di armonia, di sostenibilità vuol dire credere in qualcosa di veramente valido per il mondo intero”.



Nella prima foto Ignazio Capuano, nella seconda Camilla Alberti premiata da Pratesi e Pira.

Il premio CONAI
Il dibattito si è concluso con un focus sulla terza edizione del Premio CONAI – Arte Circolare. “Il nostro supporto al G7 – ha affermato Capuano – vuole lanciare nuovamente, attraverso il linguaggio dell’arte, proprio questo messaggio: le opere delle tre edizioni del Premio CONAI Arte Circolare, che trasformano la materia dandole nuova vita e nuovo significato, ci ricordano come la tutela del pianeta e delle sue risorse sia un obiettivo di tutti”. Su richiesta della giornalista, il presidente ha poi illustrato l’operato della sua realtà: “Siamo un consorzio privato senza fini di lucro che ha come obiettivo la tutela e la salvaguardia dell’ambiente. Nello specifico, oltre a un lavoro di sensibilizzazione, ci soffermiamo sul fine vita degli imballaggi, mirando alla loro rinascita. Non solo: ci rapportiamo con le aziende e ci impegniamo nella formazione”. Per quanto concerne il Premio CONAI, ha affermato che, come nelle due precedenti edizioni, continueranno a premiare artisti under 35 che producono oggetti d’arte recuperando materiale, non necessariamente d’imballaggio. A questo proposito, a fine dibattito, Ludovico Pratesi (Premio CONAI) ha mostrato al pubblico – attraverso il maxischermo – le immagini delle opere finaliste ed è stata premiata la vincitrice, Camilla Alberti. La 29enne milanese, si è aggiudicata il primo posto con Organismo, frutto di un’idea di archeologia urbana, opera realizzata con materiali di recupero dove viene messa in luce l’interrelazione tra le specie in un ecosistema che veste i panni di un macrocosmo. “Il ruolo dell’artista – ha affermato la giovane creativa invitata sul palco – non è fornire risposte o soluzioni, ma immaginari”.




Il pubblico di X-Ray Fashion.

X-Ray Fashion
Da mercoledì – fino a ieri – è stato anche proposto al pubblico X-Ray Fashion, un pluripremiato documentario e installazione in realtà virtuale che racconta la storia controversa della produzione di indumenti nell’industria del fast fashion, prodotto da Connect for Climate e dalla Vulcan Productions di Paul G. Allen, con il supporto di Alcantara S.p.A., azienda Carbon Neutral impegnata nella lotta ai cambiamenti climatici. Diretto dal regista italiano Francesco CarrozziniX-Ray Fashion permette di vivere un’esperienza cinematica di virtual reality: in un’installazione fisica di 49 metri quadri il visitatore ha l’occasione di seguire la vita di un capo di abbigliamento, dalla produzione alle passerelle dell’alta moda, sino alla distribuzione al consumatore e oltre, quando l’indumento verrà dismesso. Le sette scene del film consistono in immagini dal vivo a 360 gradi, che conferiscono un’atmosfera fotorealistica. Il filmato, generato in ambiente CGI, consente allo spettatore di divenire parte della rappresentazione ed esplorare lo spazio circostante. Un progetto pionieristico in realtà virtuale che offre un’esperienza totalizzante, grazie all’applicazione di effetti poli-sensoriali che espongono al calore, al vento, agli odori e al movimento del terreno. La storia di X-Ray Fashion, nello specifico, inizia con una sfilata di moda in cui gli spettatori, avvolti dal glamour dei loro abiti, si mescolano con le modelle in passerella sotto la luce dei flash delle macchine fotografiche; durante il defilé, il narratore, lo stesso Carrozzini, racconta di un sopravvissuto al disastro di Rana Plaza, spiegando che in alcune parti dell’Asia il colore dei fiumi predice le imminenti tendenze della moda.