Ashoka: la rete degli imprenditori sociali che stanno trasformando il mondo
Oggi vi guidiamo alla scoperta di Ashoka, l’organizzazione internazionale che da quarant’anni e in più di 90 paesi seleziona imprenditori sociali che stanno generando un impatto sistemico sul mondo. Chi sono? Cosa fanno? Perché lo fanno? Quali obiettivi si pongono? Enrica Cornaglia e Giulia Sergi ce lo svelano in questa video-intervista.

Incontrai per la prima volta Ashoka nel 2015 in occasione di un incontro legato agli innovatori sociali. All’epoca conoscevo poco questo termine ma fui onorato di essere considerato uno di essi (comparii tra i più “citati” in uno studio pubblicato da ‘Il Sole 24 Ore’ insieme a molti protagonisti del mio primo viaggio nell’Italia che Cambia). Fu allora che incontrai per la prima volta Enrica Cornaglia, che mi parlò di Ashoka e del suo lavoro di ricerca di nuovi changemaker. Le proposi di segnalarle alcune delle nostre storie e pensai che la cosa sarebbe finita lì.

Pochi anni dopo, rincontrai Enrica in veste di nuovo possibile Ashoka Fellow ed eccoci giunti allo scorso autunno, quando insieme al mio collega e amico Paolo Cignini mi trovo ad intervistare Enrica e Giulia Sergi proprio su Ashoka Italia, la sua nascita, la sua missione, le sue potenzialità.
L’intervista inizia la sera tardi con Enrica, dopo cena, in un ristorante sul mare vicino Lecce e continua il giorno successivo in un altro ristorante, dopo pranzo, con Giulia. Agli innovatori sociali, come a tutti gli italiani, piace tanto mangiare! Siamo tutti a Lecce per l’incontro annuale degli Ashoka Fellow. Tre giorni immersi in possibili connessioni, collaborazioni, progetti.

Il video che qui vi proponiamo contiene una sintesi delle due interviste e ben riassume il senso di questa storica organizzazione internazionale che da 40 anni e più di 90 paesi diffonde una cultura dell’intraprendenza sociale. Per farlo lavora:

con gli adulti, selezionando gli imprenditori e gli innovatori sociali più promettenti e efficaci, promuovendo il loro lavoro e creando una comunità che agisca in loro supporto;

con i giovani e le scuole, promuovendo un tipo di educazione che definiscono appunto changemaker che metta i ragazzi al centro e li faccia sentire protagonisti attivi del cambiamento sociale per permetter loro di crescere con quel tipo di mentalità e approccio.


Intervista di Daniel Tarozzi e Paolo Cignini. Video realizzato da Paolo Cignini.

I primi passi
Ashoka viene fondata 40 anni fa, nel 1980, da Bill Drayton. Bill fu mosso dalla convinzione che non ci fosse forza più potente per cambiare il mondo, di un imprenditore sociale: “Una persona motivata da un’idea innovativa che può aiutare a risolvere alla radice un problema sociale”. Sempre sul sito di Ashoka si legge: “Gli imprenditori sociali più bravi al mondo sono quelli che riescono a portare avanti soluzioni che alterano permanentemente i modelli esistenti, i paradigmi”. I primi passi vengono mossi in India nel 1981. Quattro anni più tardi, Bill Drayton riceve la MacArthur Fellowship (un premio da ‘genio’), e inizia a lavorare a tempo pieno sulla costruzione dell’organizzazione Ashoka.

La registrazione ufficiale arriva nel 1987. Negli anni successivi l’organizzazione si espande rapidamente raggiungendo Brasile, Messico, Bangladesh, Nepal. Negli anni ‘90 continua ad espandersi in Asia, Africa, America Latina, Europa centrale ed orientale. In Italia è arrivata nel 2014. In questi primi anni sono stati selezionati anni selezionati 15 Ashoka Fellow, ma il numero è in lenta e continua crescita.

Gli Ashoka Fellow
Sono stato selezionato come Ashoka Fellow e quindi posso dirlo per esperienza. La selezione è lunga ed estenuante! Si viene sottoposti a numerosi colloqui, telefonate, mail. Si incontrano ‘giurie’ internazionali e italiane, composte da diversi componenti della società. A volte il processo sembra un po’ ripetitivo e in molti non arrivano alla fine della selezione. Ma allo stesso tempo, tutti questi processi garantiscono che ‘i selezionati’ siano davvero agenti del cambiamento in grado di costruire processi di trasformazione positiva della società replicabili in Italia e nel mondo.
I campi di interesse sono i più disparati, dai temi sociali e ambientali all’inclusione sociale delle popolazioni rom, da un lavoro su una nuova narrazione del congedo di maternità a supporto delle neo mamme e del loro reinserimento in azienda, all’inserimento sociale dei carcerati, dalla tutela degli stagisti fino all’antimafia sociale e così via.


Daniel Tarozzi riceve il premio ed il titolo di Ashoka Fellow per aver ideato Italia che Cambia.

Questi imprenditori sociali affrontano questi temi in diversi modi e con diverse forme giuridiche della propria organizzazione. “La nostra forza – ci confida Giulia Sergi – sta proprio lì, nel selezionare realtà che hanno un impatto sistemico, con la capacità di andare alla fonte del problema, non soffermandosi quindi su una soluzione a breve termine per intaccare il sistema e rivoluzionarlo. Gli Ashoka Fellow sono persone che propongono nuove pratiche politiche e aziendali, nuovi modi di narrare il sistema e l’ambiente sociale, nuovi modi di fare economia, sociale e circolare, attraverso forma diverse”.

Bill Drayton – mi ricorda Enrica Cornaglia – sostiene non ci sia niente di più potente di una idea innovativa nelle mani di un imprenditore sociale. Va quindi creato un sistema di alleanze che coinvolga il mondo istituzionale, le scuole, le cooperative, le corporation, le aziende, in modo che il sistema intero possa usufruire del potenziale per andare avanti, e il cambiamento possa essere completo, diventando presto un vero e proprio cambiamento di mentalità».

Perché Ashoka?
Il nome dell’organizzazione è ispirato dalla parola sanscrita Ashoka che significa “assenza attiva di dolore”, e dall’imperatore indiano Ashoka, uno dei primi grandi imprenditori sociali della storia. Infatti, dopo l’unificazione dell’India nel III secolo a.C., l’imperatore Ashoka rinunciò alla violenza e divenne uno dei leader più tolleranti, visionari e creativi della storia, trasformando soprattutto lo sviluppo economico e il benessere sociale.

«Quell’imperatore – ci racconta Giulia – trasformò il suo sistema personale mettendo al centro gli interessi del suo popolo. Quindi il primo in India ad attuare politiche sociali. A noi piaceva il concetto di questo cambiamento interno; tra l’altro in sanscrito Ashoka significa “senza pena, senza dolore”. Per questo diffondiamo soluzioni e non problemi. Quest’ultimi sono visibili e noti a tutti è inutile elencarli. Preferiamo premiare e mettere in rete le persone che hanno ideato soluzioni. Selezioniamo persone e non progetti, perché la persona ha la missione di risolvere il problema sociale e questo non cambia anche quando un suo progetto fallisce o si trasforma.
Questi imprenditori innovativi a loro volta hanno bisogno di un sistema forte fatto di aziende, policy maker, scuole, giovani, media.
Nel mondo abbiamo selezionato più di 3500 imprenditori sociali. Creiamo quindi sinergie sia tra persone che nello stesso Paese si occupano di tematiche simili o complementari sia tra persone di Paesi diversi».

«Ashoka – continua Enrica – per sua definizione è in continuo cambiamento; si usa tantissima energia per essere sempre al passo e trovare innovazioni anche all’interno di sé stessi. Cerchiamo di essere una organizzazione il più integrata possibile. Per questo ora stiamo cercando di “superare” i confini europei, quindi i confini, diventando più internazionali di quanto siamo ora».

Ashoka, inoltre, ha sviluppato una serie di progetti dedicati alla scuola, ai giovani agenti del cambiamento, alla selezione degli istituti più virtuosi. Italia che Cambia ha iniziato a esplorarli con il suo viaggio nella Scuola che Cambia. Ne sentirete parlare presto su queste pagine.

Restate sintonizzati e… buon cambiamento sistemico!


Articolo tratto da Italia Che Cambia.