“Eduframe”: quando la prevenzione, la cura e le esigenze della persona passano dal metodo montessoriano
Il progetto, un sistema di training psicomotorio co-ideato da OpenDot in collaborazione con Ruggero Poi, amministratore di Associazionediidee (oltre che direttore dell'Ufficio Ambienti d'Apprendimento e Scuole di Cittadellarte), sperimenta nuove tecniche finalizzate a ritardare la degenerazione psicofisica dei malati. L'obiettivo di Eduframe, tra i finalisti del concorso nazionale "MAKEtoCARE", è "proporre un cambio di paradigma nella gestione dell’anziano con Alzheimer: lavorare su un ambiente ‘protesico’, cioè con strumenti che aiutano a sviluppare l’autonomia".

Il metodo educativo di Maria Montessori e la demenza degenerativa descritta da Alois Alzheimer, due macro temi all’apparenza distanti, si sono incontrati in un progetto – frutto di un processo di co-progettazione tra designer, terapisti e pedagogisti – che focalizza l’attenzione non più solo sulla malattia, ma sulla prevenzione, la cura e le esigenze della persona. Il riferimento è a Eduframe – Experiential Learning System un sistema di pannelli in legno con meccanismi analogici, nato dalla sinergia tra il direttore dell’Ufficio Ambienti d’Apprendimento e Scuole di Cittadellarte Ruggero Poi (già Vice Presidente Esecutivo di Fondazione Montessori Italia e amministratore per Associazionedidee srl) e il Fab Lab milanese OpenDot come progetto di social innovation.

I pannelli
Il sistema di training psicomotorio presenta una serie di pannelli esperienziali combinabili e personalizzabili – progettati e prototipati all’interno del Fab Lab OpenDot – che corrispondono a semplici azioni come spostare, toccare, premere e girare, stimolando azioni ripetute in modo da facilitare la concentrazione, l’esercizio psicomotorio e la coordinazione. La serie, nello specifico, è composta da otto pannelli in legno naturale combinabili, il cui scopo è quello di isolare una qualità evidente del materiale (come suono, colore, dimensione ecc.) per dialogare con bambini, anziani e persone con disabilità in luoghi di passaggio, come i corridoi delle scuole, gli ospedali e gli ospizi. “Sono strumenti – così gli ideatori – che consentono al degente di focalizzare l’attenzione su un singolo aspetto dell’oggetto (il colore, il suono che produce, la ruvidezza, la lunghezza), lavorando sulla manualità fine e sulle sequenze dei gesti e favorendo l’organizzazione dei pensieri. L’obiettivo dei pannelli Eduframe è incentivare la concentrazione non sulle abilità perdute, ma su quelle che ancora si possiedono”.

Il metodo montessoriano
Come specificato nella presentazione del progetto, il metodo montessoriano, nato per l’infanzia, viene così in aiuto anche a persone malate di demenza stimolando in loro la concentrazione. L’obiettivo di Eduframe, in quest’ottica, è proprio quello di attirare l’attenzione su azioni semplici e ripetute per generare nell’utente una riflessione rispetto al movimento esercitato, veicolando lo sviluppo di psicomotorio.

 

Eduframe in Italia
I pannelli sono pensati per essere collocati nelle strutture per l’infanzia e nei centri per anziani con lo scopo di ritardare la degenerazione psico-fisica. Il progetto ha già trovato spazio e applicazione in numerosi contesti di fragilità: a Biella tre degli otto pannelli si trovano presso la casa di cura O.A.S.I e nella Sala d’attesa Montessoriana del reparto Geriatria dell’Ospedale cittadino; a Bologna*, da gennaio 2020, sono stati installati tre pannelli presso le residenze per anziani Villa Ranuzzi e Villa Serena, pensati per persone con maggiori manifestazioni psico-comportamentali e demenza di vario grado; a Genova, da luglio 2020, un nuovo trittico di pannelli è stato collocato presso l’Ospedale Isola del Cantone.

Il concorso
Eduframe – Experiential Learning System è risultato tra i finalisti di MAKEtoCARE, iniziativa promossa da Sanofi, che nasce dalla volontà di far emergere e sostenere iniziative e progetti “nati dall’ingegno e dalla passione della comunità Maker – si legge nel sito ufficiale – che tramite la propria creatività e il proprio saper fare innovazione, è in grado di offrire una migliore qualità di vita ai pazienti, contribuendo a cambiare concretamente il loro presente e progettando, insieme a loro, un futuro migliore”. Per visionare tutti i progetti giunti nelle fasi finali dell’iniziativa cliccare qui.

Le parole degli ideatori
Il processo di progettazione e le tecniche di fabbricazione digitale del Fab Lab hanno consentito di implementare continuativamente il prodotto affinché alla maggiore efficacia corrispondesse il costo più equo. Vogliamo proporre un cambio di paradigma nella gestione dell’anziano con Alzheimer: lavorare su un ambiente ‘protesico’, cioè con strumenti che aiutano a sviluppare l’autonomia. Da qui l’applicazione dei pannelli per il training psicomotorio Eduframe, che stiamo valutando attraverso sia scale di misurazione tradizionali, con punteggi relativi all’attenzione, allo stato agitativo e all’ansia, sia con altri parametri come il tempo impiegato o la capacità di portare a termine il compito, per monitorare i miglioramenti sulle attività proposte”.


*A Bologna, oltre ai pannelli Paths e Buttons, ne è stato progettato uno nuovo dotato di bottoni sonori interattivi grazie ai quali il terapista può registrare sequenze audio o particolari sessioni per proporre attività terapeutiche ad hoc: il memory sonoro con attivazione tattile per rafforzare la memoria e la personalizzazione dei bottoni attraverso grafiche interscambiabili per migliorare la concentrazione e favorire le associazioni oculoauditive.
A Genova è invece proposto una versione a trittico che integra all’interno dello stesso pannello una serie di esperienze diverse. Da interazioni più semplici come premere e spostare elementi (pannelli Path e Buttons), fino ad azioni quotidiane più complesse come fare il nodo alle scarpe o chiudere i bottoni.