“Project Etere”, quando la rinascita urbana e sociale passa dall’architettura sperimentale e collaborativa
Il progetto, nato a Bali nel 2019 in risposta alla crescente urbanizzazione dell'isola dovuta al rapido aumento del turismo di massa, propone un nuovo modello di sviluppo immobiliare teso a dare nuova vita ai numerosi edifici incompleti o in disuso che caratterizzano l'isola indonesiana. L'iniziativa, ideata da Ran Ben-Shaya e Eva Natasa e curata dall'artista italiano residente a Bali e ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso Marco Cassani, si articola interrogandosi sul ruolo dell'architettura sostenibile nell'era contemporanea ricercando un equilibrio tra necessità ed eccesso e tra essenzialità e lusso.

Un progetto architettonico sperimentale e collaborativo che tenta di sintetizzare e collegare i campi dello sviluppo immobiliare, dell’impatto sociale, del design, dell’arte contemporanea e dell’economia: sono questi, in sintesi, i temi chiave attorno a cui prende forma e si articola Project Etere [PE], iniziativa nata a Bali nel 2019 finalizzata a formulare un modello di sviluppo architettonico alternativo basato su un’attenta osservazione di uno specifico tessuto urbano e del suo rapporto con il contesto sociale e culturale. La causa, che ha portato all’avvio al processo creativo di PE, è stata la crescente urbanizzazione dell’isola dovuta al rapido aumento del turismo di massa. Negli ultimi decenni, infatti, attraverso la globalizzazione e i viaggi internazionali, Bali è risultata come una delle principali destinazioni turistiche del mondo, ma questo passaggio dal turismo d’élite a quello di massa ha generato un fenomeno isolano di lavoro autonomo con innumerevoli cittadini, balinesi, indonesiani e stranieri che hanno iniziato ad avviare proprietà e costruire imprese per soddisfare le crescenti esigenze del nuovo flusso turistico. Così è nata la criticità a cui il progetto Etere fa fronte, ossia l’assenza di un vero e proprio piano urbanistico sull’isola. Questa controversia ha creato un crescente problema urbano: sono stati costruiti numerosissimi edifici senza considerare il contesto di riferimento e senza continuità, al punto che molte strutture sono poi state abbandonate, risultando incomplete o in disuso. Questo degrado urbano ha ‘macchiato’ il paesaggio balinese, che è finito per essere costellato da questi edifici ‘fantasma’ rimasti inattivi per mesi, o addirittura anni, a causa di finanziamenti insufficienti, cattiva gestione del budget o fondi accantonati per dare precedenza ad altre spese come quelle delle attività religiose, spesso considerate prioritarie nella cultura balinese. Sulla scia di questa delicata situazione urbana si inserisce Project Etere, che si pone come contrappeso al fenomeno in questione proponendo un nuovo modello di sviluppo immobiliare sia in campo architettonico sia sociale. Tuttora continua un processo di mappatura e scouting per potenziali luoghi di progetto che possano essere oggetto di una rinascita grazie all’iniziativa, che, con un impegno collettivo, porta quei luoghi ad ‘assurgere’ a piattaforme innovative, artistiche e di comunità. Il primo esempio di questo progetto è Contemporary Artisanal Studio Apartment [PE#1], il primo prototipo di PE a Ubud, Bali.


Mappa di Bali, edifici ‘fantasma’. Courtesy of Project Etere.


Edifici ‘fantasma’. Courtesy of Project Etere.

La nascita del progetto
È soprattutto grazie a Marco Cassani, artista e ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso, e a un team di creativi che l’iniziativa si è sviluppata: “Questo progetto – ha esordito Cassani ai nostri microfoni – è nato da un’idea di Ran Ben-Shaya, un architetto israeliano venuto a Bali per un’internship presso uno studio di architettura a Ubud. L’idea poi si è sviluppata in seguito, con l’incontro che Shaya ha avuto con la designer Indonesiana Eva Natasa, una delle ospite al forum ‘Sustainability Through Differences’ che organizzai nel 2018. Quando seppi di questo bellissimo progetto, vidi un nuovo possibile partner con cui collaborare per le mie sculture sociali attraverso la lente di Kayu, riflettendo sul concetto di arte come strumento di socializzazione e di rivalutazione del territorio, della popolazione e della società in generale. Invitai Shaya a partecipare all’evento ‘VISIBLE AWARD GOAL’ a Batu Art Space, uno spazio d’arte che avevo fondato con il mio collega artista Fendry Ekel a Bali – tutte le informazioni cliccando qui, ndr –, e per l’occasione proponemmo un incontro in collegamento streaming col progetto Visible Award. Ispirati dalla proposte di Visible decidemmo di realizzare Project Etere nel territorio balinese, a partire da dove viviamo, ossia Ubud”. Cassani, attraverso il suo progetto Kayu – Lucie Fontain, ha così cominciato a collaborare a Project Etere, insieme a Eva Natasa e Ran Ben-Shaya, divenendone responsabile della parte artistica.

 
PE, prima e dopo. Foto di Chris Bunjamin ed Evelyn Pritt.

PE, vista dall’esterno. Foto di Chris Bunjamin.

PE, working In progress, Courtesy Project Etere.

La fruizione
Cassani mette in luce quali possibilità possono offrire gli spazi che vengono inseriti in Project Etere: “Possiamo ospitare residenze artistiche che permettono ai fruitori di essere interamente calati nella nostra realtà. Noi, infatti, ci impegniamo affinché il progetto possa portare ogni spazio a divenire una piattaforma attiva e sostenibile, dove organizzare anche workshop e iniziative. Non vogliamo far diventare ogni proprietà un semplice appartamento, bensì un luogo utile e legato a uno specifico contesto”. Uno degli obiettivi, inoltre, è che l’iniziativa si sviluppi in altri luoghi: “Questo primo progetto a Ubud è un prototipo – specifica Cassani – ma la nostra idea è quella di espanderci: abbiamo, infatti, già mappato alcuni edifici abbandonati. Non solo, potremo collaborare con i proprietari di case abbandonate e dare nuova vita alle strutture individuate”. Per ottenere una sostenibilità complessiva il progetto non può trascendere dal lato economico: “È fondamentale – puntualizza – che si possa dar vita ad una economia locale basata sull’etica e sulla responsabilità. Un esempio? La famiglia balinese proprietaria dello spazio che PE ha affittato per dieci anni e che è divenuto Contemporary Artisanal Studio Apartment [PE#1], il primo progetto di PE, aveva una proprietà abbandonata che sorge all’interno del loro compound famigliare senza la possibilità di concluderla o renderla attiva; affittando l’edificio incompiuto e abbandonato per dieci anni e pagando in anticipo, Shaya e Natasa hanno dato la possibilità alla famiglia balinese di un beneficio economico istantaneo. Inoltre, intervenendo sulla struttura esistente e completando l’edificio seguendo i principi di sostenibilità, impatto sociale e artigianalità, PE ha dato nuova vita allo spazio attraverso un approccio che includesse arte, design, tradizione e innovazione. Quella parte è diventata attualmente una struttura ricettiva che chiunque può affittare (per un giorno come per un anno) attraverso agenzie di viaggi sia situate a Bali che online, come Booking.com e Airbnb, e ha dato modo a Shaya e a Natasa di assumere part time la proprietaria dell’edificio offrendole un impiego come capo gestione del nuovo spazio. Oltre a ciò, PE restituirà la proprietà sviluppata artisticamente ed economicamente al proprietario balinese a fine contratto di locazione”.


PE su Airbnb.

 
PE, spazi interni. Foto di Evelyn Pritt.

Le collaborazioni
Ciò che ha dato un’impronta sociale al progetto è innanzitutto la contaminazione del team di lavoro, che ha visto il contributo di differenti professionalità ed esperti. Cassani, ad esempio, ha invitato l’artista Canadese Terence Gower – la cui pratica artistica riflette sul rapporto tra arte contemporanea e architettura – a collaborare al primo progetto di PE nel programma di Kayu Lucie Fontaine intitolato Domesticity: “Lui è rimasto piacevolmente sorpreso – ha rivelato Cassani – dal nostro progetto, al punto che ha deciso di intervenire nella costruzione della proprietà concependo la ringhiera del palazzo e la scala a chiocciola del Contemporary Artisanal Studio Apartment [PE#1]. Realizzato in seguito da Project Etere, l’intervento artistico di Gower, insieme a tre suoi disegni, era visibile durante la mostra intitolata ‘Domesticity VIII’ che ho ideato presso PE#1 ed è fruibile tutt’ora dagli inquilini che affittano l’appartamento”. Il processo di ideazione estetica non è stato casuale, ma si è articolato come una vetrina dei dati dagli anni ’75 al 2025 sul turismo balinese: la ringhiera, infatti, è proposta come se fosse un grafico, divisa in barre verticali che rappresentano i vari anni e orizzontali che si riferiscono al numero dei turisti che hanno visitato l’isola; Il grafico degli ultimi 5 anni, dal 2020 al 2025, sarà invece installato a fine 2025 in accordo con lo sviluppo turistico della zona. Un’altra collaborazione, ancora in corso, che si rivela preziosa per l’iniziativa è quella con l’artista indonesiano francese Jonathan Hagard, residente a Kyoto, in Giappone. Il regista in questione è conosciuto internazionalmente con il suo primo film di animazione intitolato Replacements: selezionato alla Biennale del cinema di Venezia, e vincitori di molti premi, il film è un video di animazione in VR, che porta a livello visivo lo spettatore all’interno di un villaggio che, pian piano, si trasforma in una città.

 

PE, Intervento artistico sulla scala e sulla ringhiera. Courtesy Kayu Lucie Fontaine and Project Etere. Foto di Evelyn Pritt.

Il riferimento – specifica Cassani – è alle trasformazioni urbane, ambientali, politiche e culturali, che l’isola di Giava, in Indonesia, ha subito dal 1980 al 2020. Durante questo cambiamento, molte radici e tradizioni dell’isola sono scomparse per lasciare spazio a megalopoli musulmane. Nel filmato si vede la transizione di un semplice villaggio in una caotica città fatta di supermercati, moschee ed edifici enormi. Siccome questo film parla del cambiamento ambientale e della trasformazione culturale di una specifica realtà mi sembrava perfetto invitare il mio collega artista Hagard a interagire con Project Etere”. Hagard sarà il primo artista che parteciperà al programma di residenza: durante il periodo da marzo ad aprile di quest’anno sarà infatti ospitato a PE#1 per realizzare una nuova opera filmica ispirata dal progetto. Intitolata, Alternates, il film racconterà una Bali alternativa, ipotizzando come potrebbe essere l’isola se i balinesi non avessero compiuto il famoso rito del suicidio di massa, in protesta all’invasione dei coloni olandesi all’inizio del ventesimo secolo che aiutò i Balinesi a preservare la loro cultura e tradizioni. “Sarà così proposta – argomenta Cassani – una realtà parallela, per capire che evoluzione avrebbe avuto la cultura balinese nel caso i coloni avessero introdotto il culto islamico, come successe nell’isola di Giava. L’opera filmica sarà poi installata in modo permanente presso PE#1 e sarà fruibile dal pubblico durante il periodo della mostra e, in seguito, dagli inquilini durante la loro permanenza presso l’appartamento”.

 
Poster di Alternates, Courtesy of the artist and Kayu Lucie Fontaine; poster di Replacements, Courtesy of the artist.

PE, Compound della famiglia. Foto di Chris Bunjamin.

L’arte per una rinascita sociale
Ecco quindi messi insieme tutti i pezzi del puzzle: l’appartamento divenuto il Contemporary Artisanal Studio Apartment [PE#1], in stato di abbandono da oltre 5 anni, è stato oggetto di lavori dopo l’incontro tra i referenti di Project Etere e la proprietaria. Shava and Natasa, dopo aver delineato le prospettive della loro iniziativa insieme a Cassani, hanno ottenuto in affitto per 10 anni il secondo piano della casa. Il team del progetto ha così iniziato a studiare il layout e progettare l’appartamento insieme alla proprietaria, sempre avendo rispetto dell’architettura circostante, come da regolamento, ma anche per preservare la cultura balinese. Anche la scelta dei materiali non è stata casuale: tutti quelli scelti sono locali e provengono da Bali o dall’isola di Java. “Io mi sono poi occupato – ha concluso Cassani – di inserire nel contesto del progetto l’arte contemporanea. Oltre all’intervento artistico di Gower citato in precedenza, tramite le mie sculture sociali sotto forma di mostre e performance dei miei colleghi artisti vorrei portare l’arte contemporanea in contesti sociali non convenzionali e più vicino ai non addetti ai lavori, cercando di creare nuovi dialoghi culturali; in particolare, con Project Etere come nuovo partner di Kayu Lucie Fontaine, ho la possibilità di riflettere sul tema del domestico attraverso una serie di site-specific mostre, che ne indagano la sua relazione con la nozione di intimità ma anche come campo dinamico di cambiamenti sociali e collettivi”.


Immagini di copertina: PE Rendering, Courtesy Project Etere.