Intervista al neo presidente del Rotaract Biella Paolo Candela, quando la rinascita del territorio passa dai giovani
La sezione biellese dell'associazione promossa dal Rotary International ha di recente eletto il suo nuovo presidente. Lo abbiamo incontrato per mettere il luce gli obiettivi del suo club e per svelare parte delle proposte progettuali del suo anno di mandato. Tra queste figura il sostegno al progetto "Orti del Biellese" di Let Eat Bi, già avviato con una serie di donazioni di cassette di frutta e verdure destinate alla Mensa del Pane Quotidiano di Biella. "Sono felice - ha affermato Candela - di mettermi in gioco. Mi impegnerò con i soci per attivare e promuovere servizi a sostegno di realtà solidali e di studenti".

Lunghi corridoi e aule strette. Diari contenenti foto e disegni di idoli adolescenziali, giovane vociare di sottofondo, lavagne vestite coi gessetti bianchi, astucci con stilografica e cancellino, sotto i banchi fogli di appunti e libri in disordine. È in questo contesto, tra le mura umanistiche del liceo classico di Biella, che ho conosciuto Paolo Maria Candela (nella foto di copertina). In cinque anni di superiori i legami con i compagni sono come gli amori: nascono, svaniscono, ritornano, crescono. In quel tourbillon di relazioni scolastiche e personali, è nato il rapporto di amicizia con Paolo. Un ragazzo che già a quei tempi – quindici anni fa ormai! – mi colpì per la sua semplicità, il suo essere sempre allegro e per la capacità di trovare il lato positivo nelle situazioni e soprattutto nelle persone. Gli anni di scuola sono stati un antipasto di quella che sarebbe stata la nostra amicizia: da versioni, verifiche e interrogazioni fino ai momenti di svago, tra intervalli, gite e ore di educazione fisica. Ora, dopo tutto questo tempo, le nostre strade non si sono ancora separate. L’amicizia forse è semplicemente questo: decidere di trascorrere del tempo con una persona. Ed esserne felici. Quindi non nascondo l’entusiasmo scaturito quando i nostri universi di vita si sono incontrati anche in altre vesti.

In quale occasione? Tutto è nato a Cittadellarte la scorsa estate, quando per le pagine virtuali del Journal ho avuto l’opportunità di mettere in luce il progetto Orti del Bielleseche prevede la consegna settimanale di cassette di frutta e verdura provenienti da orti sociali del territorio (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo). Nelle settimane successive, l’ambito professionale è sfumato in quello personale, quando informalmente accennai a Paolo, diventato presidente del Rotaract di Biella, le peculiarità e la mission del progetto di cui avevo scritto. Lui, fin da subito, ne colse le potenzialità e si dimostrò interessato a promuovere l’iniziativa, non solo come amico, ma soprattutto come presidente del Rotaract. Sì, perché il progetto aveva a suo avviso gli ingredienti per divenire un service di grande rilevanza per il suo club. Così, dopo essersi confrontato coi soci e aver condiviso con loro le informazioni sull’iniziativa, mi informò dell’esito positivo del loro incontro. Ad agosto è infatti arrivata una donazione al progetto, ossia una serie di cassette che la sua associazione decise di destinare alla Mensa del Pane Quotidiano. Il Rotaract è stata quindi la prima realtà che ha sostenuto e supporterà il progetto di Let Eat Bi e, anche in quest’ottica, è nata l’idea di proporre l’intervista che segue.

Paolo, partiamo dall’identità del Rotaract, nome che si riferisce a Rotary in Action. A quale tipologia di azioni vi ispirate e orientate?
Dal nome, Rotary in Action, si evince il nostro core business. Vogliamo proporre attività mettendoci in gioco per dare supporto al territorio offrendo un contributo attivo. Questo è ciò che fa della nostra realtà un club di servizio. Le azioni a cui ci ispiriamo non sono propriamente di beneficenza – a volte quest’ultima implica un po’ di distacco – perché vogliamo supportare da vicino e in prima persona il territorio. Le nostre azioni, infatti, hanno come destinatari non solo persone bisognose e realtà del settore (ad esempio alla Mensa del Pane di Biella offriamo un aiuto pratico nella preparazione dei tavoli e nel servizio), ma avviamo anche raccolte fondi ad hoc mirate ad aiutare associazioni, non necessariamente a sostegno di soggetti in difficoltà, ma anche della città di Biella. Il nostro operato ha quindi come obiettivo finale supportare tutto il territorio laniero. Oltre a questa nostra forte identità locale, Rotaract e Rotary sono impegnati anche in ambito nazionale e internazionale.

Qual è l’impegno che riversate nel territorio laniero? Puoi delineare il sostegno che avete offerto negli ultimi anni ai sodalizi biellesi?
Ogni anno cerchiamo di individuare degli obiettivi da porci a sostegno di specifiche attività del territorio. Il nostro evento più importante è la Stracada, una corsa non competitiva organizzata a Biella, che è l’appuntamento più importante a cui è associato il nostro club. Il ricavato di questo service nell’ultima edizione dell’iniziativa è stato destinato alla “Persona al centro” associazione che si occupa di aiutare ragazze in difficoltà. Oltre alla Stracada, ci occupiamo anche di altri service ricorrenti: nelle settimane che precedono il Natale vendiamo in via Italia a Biella le stelle di Natale e, ogni anno, il ricavato va a un’associazione differente che scegliamo di volta in volta. Due anni fa, ad esempio, quanto raccolto con i fiori natalizi insieme al Rotary di Biella ci ha consentito di contribuire all’acquisto di un apparecchio per operazioni di laparoscopia che è stato donato all’ospedale cittadino. Anche prima delle festività di Pasqua solitamente raccogliamo fondi vendendo ovetti di cioccolato: due anni fa abbiamo devoluto il ricavato per una rappresentazione teatrale curata dagli studenti dei licei biellesi.


La prima serata da presidente di Paolo Candela che ha visto la partecipazione di Armona Pistoletto.

Da quest’anno sei presidente. Che valore ha per te ricoprire questa carica? Quali proposte progettuali hai in cantiere?
Sono entusiasta, è un’opportunità stimolante. Essere presidente, per la prima volta, consente di capire in cosa consiste essere alla guida di un club. Un conto è impegnarsi come socio, un altro farlo da presidente, perché si ha l’opportunità di organizzare degli eventi innovativi e delle attività nuove. Sono felice di mettermi in gioco in prima persona, non solo per il club, ma per tutta la cittadinanza. Sarà un anno impegnativo, ma col supporto dei soci sarà possibile fare grandi cose.
Per quanto concerne gli obiettivi, uno è quello di avvicinarci maggiormente ai giovani, che non ci conoscono ancora abbastanza. È un dato di fatto. Per far sì che questo processo di conoscenza avvenga dobbiamo proporre eventi e nuovi format che riescano a coinvolgere ragazze e ragazzi. In quest’ottica vorremmo coinvolgere in particolare le scuole, riproponendo un concorso letterario a tema che si rivolge agli istituti superiori del biellese. Ho intenzione, inoltre, di istituire il ‘Premio Rotaract Biella’, un riconoscimento mirato a valorizzare i giovani del territorio che si sono distinti in differenti ambiti. Attualmente è solo un’idea, ma vorrei strutturarla coinvolgendo il comune e altre realtà locali. 

Siete la prima realtà biellese che ha deciso di sostenere il progetto Orti del Biellese. Perché avete deciso di supportare l’iniziativa di Let Eat Bi? 
Quando ho presentato il progetto, tutti gli associati, all’unanimità, hanno deciso di sostenerlo. Abbiamo creduto fortemente nell’iniziativa perché a nostro avviso questo service – un supporto attivo, non una beneficenza passiva – ci permette di ottenere due risultati in un’unica soluzione: diamo sostegno al progetto e a tutte le persone che ci lavorano e si mettono in gioco trovando una loro realizzazione; al tempo stesso le cassette le destiniamo alla Mensa del Pane Quotidiano gestita dalla Caritas, che mette l’ortofrutta a disposizione di coloro che fruiscono del posto. Il servizio è ottimo perché permette di diversificare la dieta della mensa e dare alle persone frutta e verdura fresca. La mensa, inoltre, individua realtà a cui destinare le cassette, che vengono smistate e consegnate a varie realtà solidali. Per queste ragioni credo che Orti del Biellese sia un progetto win-win. Specifico che le cassette non vengono date alle singole famiglie perché non vogliamo fare differenziazioni, ma alle associazioni del settore, che potranno occuparsi di distribuirle a chi ne ha bisogno. 

Nella tua prima serata da presidente hai ospitato Armona Pistoletto, un’occasione che ha consentito di mettere in luce e approfondire le peculiarità del progetto Orti del Biellese che sostenete. Questo è un vostro modus operandi ricorrente: quanto conta il processo di conoscenza teso a scoprire vis a vis le varie realtà attraverso un approccio diretto e condiviso con il portavoce di riferimento?
Noi prima selezioniamo l’associazione a cui offrire il nostro supporto, ma poi è sempre fondamentale conoscere le persone che animano il progetto di riferimento. Spesso sono sodalizi già conosciuti a livello territoriale, ma tendiamo comunque ad ospitarne gli esponenti per farci raccontare di persona la loro esperienza. Sono le testimonianze di questi ospiti che caratterizzano alcune nostre serate conviviali. Questi appuntamenti, però, sono spesso visti dall’esterno come un ritrovo di soggetti borghesi. Ma non è così! Le nostre iniziative si tengono sì in contesto suggestivo, ma sono tese ad avere dei relatori che lascino qualcosa ai presenti, come se fossero eventi formativi. E come accennato, spesso accade che il relatore è proprio l’esponente della realtà che sosteniamo. Per esempio, la prima serata da presidente è stata un modo per iniziare l’anno con i rappresentati di Cittadellarte e di Orti del Biellese e, in quell’occasione, abbiamo avuto modo di far capire e raccontare nel dettaglio il progetto a tutti i presenti; il prossimo appuntamento, invece, sarà con gli esponenti de “La persona al centro”.


Da sinistra: la vicepresidente Ilaria Demargherita, la new entry del club Camilla Bertone e il presidente Paolo Candela.

Passiamo ai punti controversi che hai citato. L’operato del vostro club, alla luce delle tue parole, non sempre risulta noto o riconosciuto, anzi, a volte a prevalere è una presunta immagine di associati abbienti che si specchiano nella propria opulenza. Le vostre attività dimostrano il contrario, ma come sdoganare la distorta percezione che a volte aleggia attorno alla vostra realtà?
Questa criticità ha sempre riguardato sia noi sia altri club. Effettivamente l’immagine che passa di noi è quella di un’élite, di circolo chiuso. Una tempo era così e quindi può sembrare che sia stato mantenuto il retaggio del passato. In realtà, attualmente, non sono richieste condizioni particolari per entrare nel Rotaract, non ci sono vincoli né di studio né di lavoro. È solamente necessario che una persona dal club ti proponga al resto del gruppo; questo è l’unico passaggio formale che è rimasto. In quest’ottica sarà importante mettere in luce le nostre attività – non solo le cene conviviali – per farci conoscere maggiormente da un target di giovani.

Il Rotaract è composto esclusivamente da ragazze e ragazzi da 18 ai under 35. Quali sono gli elementi chiave che uniscono il vostro gruppo? Come può un giovane del territorio conoscere meglio la vostra realtà e approcciarsi a voi?
Siamo un gruppo di amici – attualmente 23 soci – che si impegna in attività normali, ma la differenza è che cerchiamo di organizzarci in modo più strutturato per organizzare e supportare nel concreto degli eventi che possano rivelarsi un valore aggiunto per la comunità. Io consiglierei, prima di giudicare, di conoscerci da vicino: un giovane può anche venire a partecipare a qualche serata e poi decidere se entrare a far parte del club. 

Paolo, che cos’è per te il Rotaract? Come vedi il vostro club nel futuro?
Sono numerosi gli aspetti che ritengo rilevanti, ma in sintesi per me le parole chiave del Rotaract sono servizio, inteso come impegno attivo il per nostro territorio, amicizia e crescita personale. Il Rotaract, infatti, è nato come opportunità di sviluppo dei ragazzi a livello relazionale e comunicativo. Per quanto riguarda il futuro, dovremo cercare ogni anno un ricambio generazionale, visto che molti associati si avvicinano ai 30 anni. Mi auguro quindi di vedere nuovi soci che diano continuità alle nostre attività e che abbiano piacere di mettersi in gioco per costruire qualcosa di importante per il Biellese.