La moda sostenibile incontra l’eccellenza del distretto laniero biellese #1
Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, Olga Pirazzi, responsabile Ufficio Moda di Cittadellarte, e Michele Cerruti But, coordinatore accademico di Accademia Unidee, offrono in tre interviste uno spaccato del lavoro e delle progettualità sul fronte moda sostenibile che la Fondazione Pistoletto ha sviluppato negli anni in una dimensione locale e globale. Vi proponiamo l'intervista a Naldini, pubblicata sull'ultimo numero della rivista Made in Biella.

Un viaggio alla scoperta della moda sostenibile di Cittadellarte: su Made in Biella, rivista semestrale dell’Industria Tessile Italiana editata da A.M.P. S.a.s., è stata data voce alle best practice e alla ricerca della Fondazione Pistoletto sul fronte sustainable fashion. Attraverso tre interviste a Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, Olga Pirazzi, responsabile Ufficio Moda di Cittadellarte, e Michele Cerruti But, coordinatore accademico di Accademia Unidee, sono state messe in luce ricerca innovativa di Cittadellarte con il progetto Fashion B.E.S.T. e le peculiarità del corso triennale di alta formazione artistica in Fashion Design Sostenibile di Accademia Unidee. Ecco il primo episodio: parola a Paolo Naldini.

Cittadellarte è nata negli edifici abbandonati per decenni dell’ex Lanificio Trombetta, dando linfa a un complesso di archeologia industriale che ha avuto un impulso trasformativo sulla città e il territorio. Sulle orme di questa identità laniera, come si pone a livello territoriale la vostra realtà artistica-culturale ubicata in un distretto d’eccellenza come quello biellese?
Cittadellarte è per il biellese come una barriera corallina viva, non solo la struttura calcarea (cioè gli edifici industriali) permangono e raccontano la storia di una colonia operosa, ma questi sono ancora vivi, e dunque viva è tutta una colorata e variegata ecologia che abita dentro e intorno.
Tutto il territorio diventa ‘città dell’arte’, dopo oltre trent’anni di attività della Fondazione con la sua scuola e le centinaia di artisti che da tutto il mondo arrivano qui e si spendono in un rapporto di esplorazione e co-creazione con gli abitanti. Non lo diciamo solo noi, la stessa UNESCO lo sancisce, con la designazione di Biella a Città Creativa.
Scuole e istituzioni, associazioni di categoria e filiere produttive, associazioni e attivisti, amministratori e artisti, comunità etniche e comunità di pratica di ogni ambito entrano nello specchio dell’arte, dove si apre uno spazio di coesistenza inclusiva, dove nessuno è escluso, come lo specchio non nega a niente e nessuno accoglienza e immagine.
Ma Cittadellarte non è solo rappresentazione della vita sociale: è un laboratorio in cui si studia e si progetta il vivere sensato, prospero e sostenibile, la bellezza e la ‘biellezza’ del ‘condi-vivere’ un territorio come progetto comune, come bene comune. Progetti, programmi, realizzazioni, interventi concreti, dove ecologia e economia convergono in una sintesi dinamica… trinamica! Riferendoci al segno formula del Terzo Paradiso.

Qual è il ruolo dell’arte nel processo che porta etica ed estetica a divenire binomio e non dicotomia? In quest’ottica, perché la Fondazione Pistoletto ha individuato nella moda sostenibile uno dei suoi asset strategici?
Ogni nostra realizzazione ha una forma e ogni forma corrisponde a specifiche scelte e visioni del mondo. Possiamo credere di occuparci soltanto di attività concrete come se queste non rimandassero a un modo di pensare e di vivere particolare. E possiamo anche pensare di occuparci soltanto di estetica, immagini e simboli, ed essere onestamente convinti di muoverci soltanto nel mondo delle idee, senza effetti e impatti sulla realtà. Ma non è mai così. Lo sanno benissimo per esempio gli specialisti della comunicazione e gli economisti, che conoscono il valore di un segno, di un logo. Lo sanno i generali e i politici, a cui è anche fin troppo chiaro il valore simbolico di una bandiera. Lo sanno gli urbanisti di fronte ai boulevard o alle piazze, cioè alle forme delle città. E lo sanno i brand della moda che rappresenta una seconda pelle. Che rapporto c’è dunque tra noi e il nostro costume? Perché si parla dei ‘costumi dei popoli’ e delle persone per riferirsi al loro modo di vivere? La moda è modo di vedere il mondo. La giacca, per esempio, affonda le proprie radici nell’uniforme e la cravatta deriva da una striscia di stoffa in uso da parte dei legionari romani. Sarà poi l’Inghilterra capitalista a dare forma al costume moderno, appunto intimamente connesso all’epopea di una borghesia tanto sicura di sé da non nascondere una costante fascinazione per l’aristocrazia di cui prese il posto… e i costumi. Alla fine di questo percorso di vestizione di massa, l’industria della moda diventa la seconda più inquinante a livello globale, secondo stime dell’ONU. E interpreta lo spirito del consumismo fino al parossismo della fast fashion: il 50% dei capi acquistati sul mercato USA finisce in discarica entro un anno. Chiaro e impietoso specchio della nostra realtà. Vuoi cambiare il mondo? Passando dai costumi arrivi agli usi, cioè al comportamento. Quando la moda sarà sostenibile, lo saremo tutti. Probabilmente in tutto.

Quale impatto sociale e quali ricadute virtuose sul biellese possono avere le best practice e la ricerca innovativa di Cittadellarte sul fronte moda sostenibile che prende forma e si declina attraverso il progetto Fashion B.E.S.T.?
Bisogna imparare e reimparare continuamente in un mondo che continuamente cambia. Quello che una volta non aveva senso (per i più) oggi è ovvio: riciclare gli scampoli e i vestiti usati, come suggeriva la Venere degli stracci del 1967 di Pistoletto. Portiamo i nostri studenti di moda sostenibile a visitare le aziende che tingono a partire dagli stracci, che rigenerano il filato, che si occupano tanto di tessuto di lana quanto di tessuto sociale. Questi sono i maestri di oggi. E vengono da tutto il mondo per imparare da loro. Spesso organizziamo visite di delegazioni straniere di imprenditori e amministratori, in sinergia con l’UIB e Città Studi e il TAM. Il Biellese per qualcuno era già un mito, dove di produceva la lana tra le migliori al mondo. Oggi lo è anche perché c’è un’arte del tessile sostenibile che bisogna imparare. Le Nazioni Unite ci hanno riconosciuto un ruolo chiave e accompagniamo dalla nascita lo sviluppo della più importante iniziativa a livello mondiale sulla tracciabilità e trasparenza della filiera tessile e calzature, guidata dall’UNECE. Imprese e brand riconoscono il contributo fattivo che sappiamo dar loro, basti pensar alle collaborazioni con Westwood e Armani e ovviamente alla profonda collaborazione con Zegna, con cui esiste un legame su una comune matrice olivettiana, persino preolivettiana, se si pensa che il padre di Pistoletto lavorava con Ermenegildo negli anni ’30. Basta visitare una nostra mostra come Circulart per vedere in atto l’alleanza tra arte e impresa, con aziende da cui impariamo tantissimo e che trovano negli spazi e nella scuola di moda sostenibile di Cittadellarte, B.E.S.T. e Accademia Unidee un punto di riferimento. Insieme, tutto questo può diventare un mito. Per qualcuno lo è già. Ma facendo sistema con tutto il territorio, e con le altre tante iniziative che nel Biellese si stanno sviluppando da parte di altri soggetti, potremo farci conoscere nel mondo come un luogo speciale, unico, un ‘Arcipelago’ di prosperità sostenibile e bellezza.


Nell’immagine di copertina Paolo Naldini; foto di Pierluigi Di Pietro.