Tra nutrimento e “climavoro”, quando la sostenibilità non è più utopia
Il 23 maggio nell’ambito della mostra-laboratorio “Città Arcipelago” della Fondazione Pistoletto si è tenuto il talk “Cibo Climavoro dalla Pianura alla Montagna”. I numerosi relatori che sono intervenuti durante la serata hanno fatto chiarezza sulle tematiche legate al cibo, al cambiamento climatico e all’importanza delle piccole azioni quotidiane per la salvaguardia dell’ambiente.

Ciascun essere umano è diverso dagli altri, dai suoi simili, eppure, tra i quasi otto miliardi di persone che costituiscono la popolazione mondiale, vi è un’analogia, il luogo in cui abitano: il pianeta Terra.
La specie umana vive sul globo da oltre 200 mila anni. Tuttavia, nell’ultimo secolo, l’impatto ambientale sociale è aumentato. Infatti, il consumo delle risorse naturali è arrivato a dei livelli tali per cui è possibile parlare di un vero e proprio sfruttamento. Le conseguenze di questa situazione si stanno manifestando nella contemporaneità: il pianeta si sta trasformando negativamente e lo dimostra attraverso fenomeni quali il cambiamento climatico, il deterioramento del suolo o la perdita della biodiversità. Tuttavia, questa criticità globale non sempre ha l’adeguata rilevanza politica e sociale. Non mancano però progetti, associazioni o abitudini che affrontano virtuosamente il problema. Questo, poiché la frase “i grandi cambiamenti nascono dai piccoli passi” non rappresenta solamente un aforisma ma un concetto che bisogna impegnarsi a rendere realtà.
Cittadellarte ne è un esempio. Infatti, fin dalla sua nascita, si è dedicata ad ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi, tra cui “Biella Città Arcipelago”. Quest’ultimo costituisce “un laboratorio di pianificazione territoriale che alla base presenta l’intento di unire le attività, i servizi e le aziende del territorio biellese per orientarle verso una direzione sostenibile, migliorando così il rapporto tra l’uomo e la natura”. È tramite queste parole che, il direttore di Cittadellarte, Paolo Naldini ha dato inizio al talk “Cibo Climavoro dalla Pianura alla Montagna” tenutosi lunedì 23 maggio all’interno della mostra-laboratorio della Fondazione Pistoletto dedicata proprio al progetto “Biella Città Arcipelago”. Come ha precisato il moderatore Luca Deias, nonché direttore Journal Cittadellarte, la realizzazione di tale evento è stata possibile grazie a Cittadellarte e Let Eat Bi in collaborazione con Slow Food Biella, Il Biodistretto del Riso e la Pro Loco di Candelo, il tutto nell’ambito della manifestazione Candelo in Fiore. Inoltre, la conferenza si è svolta all’interno delle iniziative di TACT, progetto vincitore della terza edizione del bando Creative Living Lab promosso dal Ministero dei Beni Culturali – Direzione Generale Creatività Contemporanea.

Come si può intuire dal titolo dell’evento, il cibo ha costituito la tematica centrale della serata. In particolare, tra gli obiettivi principali del talk vi era l’intento di evidenziare, agli occhi del pubblico, la situazione di emergenza in cui si trovano la Terra e l’uomo, concentrandosi sul rapporto tra il cibo e il cambiamento climatico. La scelta di queste tematiche è stata dettata dall’importanza che l’alimentazione ricopre nella vita umana e nell’impatto che, le decisioni legate al cibo hanno rispetto al pianeta in questioni come la biodiversità o il rispetto del suolo.
Tutti questi argomenti rientrano all’interno del macro-mondo di “Città Arcipelago”, per questo motivo, attraverso diversi approcci, tali questioni sono state trattate da relatori che, nel territorio biellese, “conducono delle attività in sintonia con la natura” come ha spiegato Paolo Naldini. Dopo aver introdotto il concetto di “Città Arcipelago” orientando il pubblico rispetto al luogo e all’origine dell’evento, Naldini ha chiarito il termine presente nel titolo del talk: climavoro. Per scoprire la provenienza di tale parola bisogna spostarsi nel nord Europa, in Scozia, sull’isola di Skye. In quest’area, l’allevamento dei salmoni costituisce una delle principali attività svolte. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici e dell’intensità dell’allevamento stesso, le condizioni di questa varietà di fauna marina stanno peggiorando. Di conseguenza, come spiega il direttore di Cittadellarte: “I pescatori, i venditori e gli imprenditori del luogo si sono riuniti per decidere di salvaguardare la specie che vive nei loro mari, optando per l’allevamento di organismi che rigenerano e ripuliscono l’acqua e vietando la proposta di salmone sui menù dei caffè e dei ristoranti dell’area”. Quest’azione rappresenta la dimostrazione concreta di cosa si intende per climavoro, un’azione positiva di adattamento dell’uomo per il miglioramento delle condizioni climatiche. Un concetto fondamentale su cui Naldini ha invitato a riflettere, per poi concludere il suo intervento introduttivo suggerendo la possibilità di “trasportare il modello dell’isola di Skye a Biella, creando una filiera agroalimentare che porta avanti questo obiettivo”.
A seguire vi sono state le parole di Armona Pistoletto, Presidente dell’Associazione “Let Eat Bi”. Il suo discorso ha messo in luce il lavoro concreto che svolge quotidianamente il progetto di Cittadellarte assieme a numerosi partner. L’obiettivo che guida quest’organizzazione è il compimento di piccoli passi per un miglioramento più ampio verso la società e le difficoltà ambientali. Oltre ad aver citato alcune tra le numerose progettualità in atto come “Terre AbbanDonate” o “Accademia Verde”, Armona ha sottolineato l’importanza del cibo e il concetto per cui “tutti noi possiamo essere parte della soluzione, non del problema; tutti mangiamo e da oggi possiamo decidere di mangiare cibo che aiuti ad evitare il cambiamento climatico”. Inoltre, con entusiasmo, la presidente di Let Eat Bi ha invitato la popolazione a partecipare a queste pratiche.
Una volta terminato il momento introduttivo si è entrati nel vivo dell’evento con i diversi interventi degli interlocutori. Il moderatore Luca Deias li ha ironicamente definiti come “divisi in due fazioni: la pianura e la montagna”.

Il turno iniziale è spettato alla montagna, con Marta Foglio, Fiduciaria della condotta Slow Food Biella. La chef ha illustrato brevemente il ruolo di Slow Food in quanto “organizzazione che si occupa di temi e pratiche che rendono il cibo quotidiano sostenibile attraverso i criteri di buono, giusto e pulito”. Questi parametri sono fondamentali in una produzione alimentare ecosostenibile, poiché, ad oggi, tale settore rappresenta una delle prime cause di distruzione del suolo terrestre. Per questo motivo, Marta Foglio ha elencato alcuni esempi di azioni o ambiti in cui ogni persona può attuare un cambiamento come l’utilizzo di materie di stagione o la riscoperta della cucina casalinga. Secondo l’interlocutrice “è fondamentale il passaggio da consumatori ignari di ciò che si mangia, a co-produttori che scelgono responsabilmente la propria alimentazione”. Successivamente, Marta ha anticipato le ipotetiche insinuazioni sul maggiore costo legato agli alimenti biologici e locali affermando: “Mangiamo meno ma scegliamo meglio”. La chef biellese ha poi posto sotto i riflettori il tema dell’erosione genetica, ovvero della perdita di biodiversità. Tra gli esempi proposti vi erano le mele biellesi poiché “Biella è terra di mele, il 90% della produzione del mercato locale si basa su quattro varietà, mentre, nel biellese, solo di autoctone, ce ne sono 200. Questo dimostra l’impoverimento che ha subito la nostra alimentazione”.
L’approccio con cui, il seguente interlocutore, Federico Chierico ha affrontato il tema della biodiversità è differente. Egli è responsabile della biodiversità slow food Piemonte e Valle d’Aosta e cofondatore dell’azienda agricola “Paysage à Manger”. Il suo intervento ha fatto riferimento alla propria esperienza di ricerca, tutela e valorizzazione della biodiversità agricola alpina. In particolare, secondo il punto di vista di Chierico: “Oggi si assiste al distacco tra le comunità e il cibo. Quest’ultimo rappresenta il fattore umano da riposizionare al centro dei rapporti interpersonali e da cui ripartite per evolvere le abitudini alimentari salvaguardando la biodiversità”. A sostegno di questa tesi, egli ha raccontato diverse storie derivanti da esperienze avute negli anni. In particolare, una delle narrazioni è stata descritta con un coinvolgimento speciale poiché, grazie alla testimonianza di un’anziana signora valdostana, l’agricoltore ha potuto cogliere l’importanza simbolica che il cibo possedeva in passato e “di cui oggi siamo orfani” come ha tristemente affermato. Oltre al valore simbolico del cibo, Federico Chierico, con la sua azienda, cerca di divulgare il concetto per cui è l’uomo a doversi adattare alla natura e non il contrario per evitare l’erosione genetica di cui parlava Marta Foglio nell’intervento precedente. L’agricoltore biellese ha concluso con un appello ai cittadini affermando che “la biodiversità si può salvare nel momento in cui la si inserisce nei piatti delle persone e dunque è necessario l’aiuto e il sostegno da parte delle comunità”.

Una volta terminati i due interventi legati alla montagna, si è passati nell’area della pianura costituita da tre figure che agiscono all’interno del “Biodistretto del Riso Piemontese”. Si tratta di un’associazione formatasi nel 2021 per la produzione biologica e la promozione della biodiversità agraria. In particolare, come spiega Gian Paolo Andrissi, Presidente del Biodistretto del Riso e docente di scienze biologiche e naturali, “quest’organizzazione è nata da un gruppo di agricoltori che ha sentito il bisogno di unirsi per sostenersi a vicenda e far conoscere una transizione agroecologia rispettosa dell’ambiente, anche, nel campo del riso”. Ad oggi, i regolamenti governativi non permettono il riconoscimento ufficiale di questo progetto da parte della regione Piemonte. Tuttavia, questo fatto non rappresenta un ostacolo nel cammino sostenibile che il “Biodistretto del Riso Piemontese” sta percorrendo. Tra i concetti di divulgazione dell’associazione, oltre alla possibilità di un’agricoltura biologica, vi sono le caratteristiche della crisi ambientale che sta colpendo la Terra e l’uomo. Questo poiché, come afferma preoccupato Gian Paolo Andrissi “non c’è molto tempo, le scadenze sono brevi e uno dei passaggi fondamentali per salvaguardare il pianeta è la riduzione di sostanze carboniose nell’atmosfera attraverso l’agricoltura”. Per assecondare questo avvertimento è necessario ridurre l’utilizzo dei fertilizzanti chimici e affidarsi “a tutto ciò che madre natura mette a disposizione, adottando così delle tecniche agronomiche sostenibili”. Inoltre, il presidente del Biodistretto del Riso, per mettere in luce la dannosità dei pesticidi, ha citato alcuni dati che posizionano il Piemonte come una delle regioni con le acque più inquinate. Un fenomeno che, inevitabilmente, porta a delle conseguenze alla salute umana oltre che al suolo, poiché, come vuole sottolineare Gian Paolo Andrissi, non vi è una reale distinzione tra i due ambiti.
In seguito all’intervento più tecnico del presidente del “Biodistretto del Riso Piemontese”, è intervenuto Giuseppe Goio, titolare dell’omonima cascina. Attraverso il suo discorso, il pubblico è potuto entrare nel lato pratico delle sostenibili modalità di produzione del riso adottate dall’associazione piemontese. L’agricoltore, infatti, ha raccontato con soddisfazione i passaggi della tecnica della “Pacciamatura”, poiché, come in tutte le sperimentazioni, gli inizi non sono stati “in discesa”. L’ospite ha inoltre motivato la sua scelta di portare avanti un’agricoltura bio poiché “con la propria azienda si può fare molto con poco”.
Avvicinandosi al termine del talk è intervenuto Marco Ducco, titolare della “Cascina Angiolina” e produttore partner di Let Eat Bi. Il suo è stato il racconto genuino di un uomo che, nel mezzo del cammino della sua vita, ha deciso di chiudere l’impresa edile di famiglia per dedicarsi all’agricoltura biologica. Una scelta non facile, dettata probabilmente dall’istinto, ma sostenuta dalla moglie che l’interlocutore guarda con ammirazione tra il pubblico. Marco Ducco spiega che “essendo cresciuto tra i mattoni, il passaggio nei campi non è stato semplice, per questo, l’aiuto degli altri agricoltori è stato fondamentale”. Infatti, chi meglio di lui, ha potuto descrivere l’aspetto sociale del “Biodistretto del Riso Piemontese”, raccontando il desiderio dell’associazione di rappresentare la scintilla che indirizza le persone verso un’agricoltura biologica e che, allo stesso tempo, ne è il sostegno in caso di aiuto.
L’ultima relatrice ad intervenire durante il talk è stata la giovane laureanda del Politecnico di Torino, Elena Lazzaro. La studentessa ha descritto l’iniziativa universitaria che l’ha portata a conoscere il territorio biellese e a decidere di attivare un tirocinio a Cittadellarte per dedicare la sua tesi ad un lavoro di mappatura dell’area interessata. In particolare, come ha spiegato Elena: “Io voglio concludere i miei studi realizzando un’indagine sull’area biellese concentrandomi sull’impatto della tradizione alimentare all’interno delle attività prese in analisi”.
L’evento dedicato al cibo e ai cambiamenti climatici, oltre alla partecipazione dei relatori, ha registrato una partecipazione attiva e interessata del pubblico che è sfociata in numerose domande di approfondimento. Inevitabilmente la chiarezza e la determinazione degli interlocutori nel trattare le tematiche affrontate hanno trasmesso agli ascoltatori la consapevolezza di dover agire oggi per salvaguardare l’ambiente che ci circonda.
Un cambiamento che si può attuare partendo dai piccoli gesti come quelli legati al cibo poiché, citando uno dei relatori della serata, “ogni piccolo passo può portare ad un grande cambiamento”.