Articolo di Giovanna Boglietti uscito su ‘Eco di Biella’ il 16 giugno 2020
Il mondo della cultura, il Covid-19 e una debolezza strutturale che, per la tutela del settore, chiede di venire sanata. Nel mezzo, il report dell’Osservatorio Culturale del Piemonte sul 2019, il pre-pandemia, che racconta di un anno ‘nella norma’ con una leggera crescita di pubblico nei musei e nei cinema. E un Biellese, in tutto questo, che è sceso dai numeri in crescita del 2018 al livello del 2017, con circa 82mila visitatori.
Il mondo della cultura è ripartito dopo il lockdown, tra mille difficoltà. Il ‘buco’ dovuto allo stop per Covid-19 non è presente nei dati, ma già si sente. Come leggere il momento, per affrontarlo? ‘Eco di Biella’ lo ha chiesto al direttore della realtà che, secondo i citati dati dell’Osservatorio, è il ‘traino’ del Biellese, Paolo Naldini di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto.
Museo sì, ma in chiave contemporanea.
Maggior favore di pubblico alla Fondazione Pistoletto: si parla di quasi 40mila accessi nel 2019, contro i quasi 42mila del 2018 e i 39mila del 2017. Sono inclusi gli ingressi ad eventi, corsi di formazione e mostre organizzate da Cittadellarte. Più proposte che, spiega Paolo Naldini, ne fanno il vantaggio: “Un discorso importante da affrontare è la funzione del museo e del centro culturale oggi: non si può più immaginare che il museo sia semplicemente un luogo di esposizione di manufatti, è invece sempre di più un centro di comunità, un luogo di vita per il territorio e le diverse organizzazioni e imprese, del mondo della cura e della scuola, di un territorio. Questi settori del tessuto sociale trovano nel museo contemporaneo come Cittadellarte un riferimento, un partner, quindi non si viene più a Cittadellarte per visitare la mostra, ma per vivere questi spazi come luoghi di formazione, spettacolo e intrattenimento, lavoro”.
Cultura come società
Insomma, un peso diverso da attribuire alla cultura: “Questo terzo settore, la cultura, che sembra stare al margine congiunge realtà esistenti. Le comunità hanno riconosciuto alla cultura una funzione di aggregazione sociale e, soprattutto, che la cultura è uno spazio sempre aperto, come la sede del Terzo Paradiso, e parte di un quotidiano concreto”.
Se questo è evidente al pubblico, vale per le istituzioni? Risponde Paolo Naldini: “Si deve fare di più, per un motivo economico e per un motivo politico. Sotto il profilo economico, per una ragione semplice: ogni taglio alla cultura si ripercuote in malessere sociale che deve essere poi curato con fondi pubblici. Consumare cultura fa risparmiare quattrini, purtroppo questo non è evidente, ci vogliono anni, ma gli amministratori coraggiosi si possono fare forti di questa consapevolezza. Non solo: l’aumento dell’investimento in cultura si dovrebbe proprio quando c’è la crisi, che di per sé porta difficoltà. Ciò significa che la cultura permette di prevenire e curare i mali sociali, lo dicono ricerche scientifiche. In Finlandia, ad esempio, il sistema sanitario prescrive ai cittadini, che si rivolgono al medico di famiglia, ‘consumi culturali’ (andare a teatro, concerti, mostre) e risparmia, nell’arco di alcuni anni, cifre esorbitanti”.
E il Biellese è connesso? “Sono davvero riconoscente. Non c’è soggetto che non guardi con desiderio di connessione a Cittadellarte. Biella è stata ed è tuttora una palestra di educazione civica, attraverso l’arte, che ha pochi altri esempi al mondo. Una piccola città che accoglie la ricerca e gli artisti impegnati nel sociale con grande partecipazione. Io dico: convertiamo Biella in una città universitaria, aperta agli studenti”.
Attenzione ai segnali di una possibile ricaduta di contagi, il settore non può più fermarsi. E poi? “Si deve tornare a un regime di prosperità sostenibile. Questo è il sogno di tutti noi. Questa è la società che soffrirà molto meno, se lo affronta oggi”.