Mettere in contatto i proprietari di terreni incolti (inseriti nel Catasto dei Terreni) con chi è interessato a coltivare un appezzamento ma non lo ha a disposizione (Anagrafe dei Coltivatori): è questo, in sintesi, l’obiettivo di Terre AbbanDonate, progetto di Let Eat Bi che intende restituire ai terreni incolti o abbandonati presenti sul territorio biellese la loro vocazione agricola, favorendo lo scambio e il dialogo tra gli abitanti tentando inoltre di arginare episodi di abbandono e degrado del paesaggio rurale. Dal 2015, anno in cui è partita l’iniziativa, sempre più terreni e aspiranti agricoltori hanno aderito al servizio usufruendo del portale web dedicato. Un nuovo caso di successo dell’iniziativa riguarda un terreno di Ronco Biellese, un tempo chiamato Casaccia. Come riportato in un nostro precedente articolo di novembre scorso, l’area di circa 1500 metri quadrati, precedentemente in condizioni non ottimali, presentava una parte recintata e un frutteto, oltre a un pozzo utilizzabile per raccogliere acqua piovana e un capanno degli attrezzi. La proprietaria Monica Rita Rey aveva inserito nel Catasto dei Terreni l’appezzamento per cercare qualcuno che desse nuova vita a quel luogo, per lei dal valore affettivo inestimabile: apparteneva infatti a suo nonno Alessandro, con il quale Monica passò – proprio in quello spazio – gran parte della sua infanzia. Il desiderio divenne realtà: grazie a Terre AbbanDonate fece la conoscenza di Mirko Poli e Luana Quaglia, che manifestarono la volontà di prendersi cura dello spazio. Dopo averli conosciuti, Monica decise di affidarsi a loro offrendo il terreno in comodato d’uso gratuito alla coppia, che cominciò a occuparsi dei lavori da febbraio scorso. Così, 5 mesi dopo dall’inizio dei lavori, ci siamo recati nel frutteto per incontrare e dar voce ai protagonisti della storia colorata di memoria, natura, passione e rinascita.
Nella foto, da sinistra: Mirko Poli, Armona Pistoletto, Monica Rey, Luana Quaglia.
Luana Quaglia e Mirko Poli.
Monica Rey.
L’accoglienza e i ricordi
Oggi, in una tipica calda mattinata estiva, all’arrivo nell’orto una brezza piacevole ma rara ha dato il benvenuto. Il Sole del 21 luglio accompagnava armoniosamente il calore e l’entusiasmo di Mirko e Luana nel mostrare e presentare i frutti del proprio lavoro. Per l’occasione erano presenti anche Monica Rey e Armona Pistoletto, presidente di Let Eat Bi. Nessun legame di sangue tra i presenti, divenuti però, grazie al progetto, una sorta di famiglia allargata: una suggestione testimoniata dalle emozioni provate dalla coppia e da Rita nel condividere quel momento di gioia, intimo e conviviale allo stesso tempo. Ogni raccolto, per loro, è motivo di felicità e orgoglio. E l’impegno profuso quotidianamente nei campi è alimentato da una passione condivisa non solo per la natura, ma da radici più lontane e profonde. C’è, infatti, un elemento che accomuna Mirko e Luana con Monica: i ricordi e la volontà di non dimenticare. Come già accennato, la proprietaria ha un forte legame con quello spazio che prima apparteneva al nonno, mentre la coppia non smette mai di pensare al figlio di Luana mancato pochi anni fa per una malattia. Proprio per questo hanno deciso di dedicare quel luogo al giovane: lo spazio, ora, si chiama Orto di Ronco Cã dell’Ivan.
Alcuni momenti dell’intervista.
Luana Quaglia.
L’inizio
Dopo una visita guidata tra le bellezze e le eccellenze dell’appezzamento, è arrivato il momento dell’ascolto, seduti sul prato, immersi in quel contesto bucolico. Mirko e Luana hanno esordito confidando che cercavano un terreno che potesse diventare orto; così, una volta venuti a conoscenza del frutteto di Monica attraverso Terre AbbanDonate, si sono messi in gioco. Per loro, comunque, non era una novità: entrambi erano già impegnati con l’Orto 133 (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo), ma volevano dedicarsi a un terreno in autonomia. Da febbraio hanno quindi iniziato i lavori per curare lo spazio: è stato determinante, in quest’ottica, l’operato di Mirko, che, da giardiniere, ha potuto usare macchinari ad hoc per pulire lo spazio. La coppia, dopo gli interventi, ha anche individuato le aree pianeggianti in cui avrebbero poi fatto l’orto. È stato significativo, inoltre, il supporto manuale ricevuto da alcuni vicini di casa di Pralungo, che hanno volontariamente deciso di aiutare la coppia in quel percorso di rinascita che ha quindi potuto avvalersi di un importante lavoro di squadra.
Metodi e ortofrutta
La coppia, in linea coi principi di Let Eat Bi, lavora responsabilmente con metodi di coltivazione naturali, senza l’utilizzo di prodotti chimici. Non solo: per sopperire alla mancanza di acqua, seguono la metodologia dell’Orto elementare dell’agronomo Giancarlo Capello, che, attraverso la pacciamatura del fieno, consente loro di far mantenere l’umidità alle piante, di evitare la crescita di erbacce e di far sì che il terreno non inaridisca. Tra alberi da frutto e verdura, nell’Orto di Ronco Cã dell’Ivan si trova una grande varietà di eccellenze, come patate, melanzane, zucchini, patate, pomodori, cavoli toscani cetrioli, cicoria, amarene, ciliegie, fichi, susine, prugne, mele, pere, lamponi e fragole. Con parte dell’ortofrutta, inoltre, preparano conserve e prodotti trasformati. Ma non finisce qui: Mirko e Luana, nel futuro vorrebbero ampliare la produzione, occuparsi di nuovi interventi (come sistemare le grondaie) e aggiungere appezzamenti dove possibile.
Il commento dei protagonisti
Mirko e Luana hanno esordito mettendo in luce quanto conti questo nuovo impegno nella loro vita: “Questo spazio – hanno sottolineato – è un luogo di pace e meditazione. Ci rilassa coltivare le piante e farle crescere, questo terreno per noi significa vita e libertà. Passare del tempo qua nell’oro è benefico, una vera ortoterapia che ci fa ‘tornare’ a una vita immersa nella natura e meno invasa dalla tecnologia, come nel passato”. Il valore aggiunto, per loro, è di essere una squadra a tutti gli effetti: “Siamo compagni – aggiungono – e ci legano molte passioni, come la bici e la montagna; questa sintonia incide anche nel lavoro all’orto. Ringraziamo Let Eat Bi e Monica Rey per questa splendida opportunità”. Alle loro parole hanno fatto eco quelle della proprietaria, che festeggiava in occasione dell’intervista anche il suo compleanno: “Mi ha commosso – ha rivelato Monica – rivedere il terreno in queste condizioni con le piante rigogliose: significa che Mirko e Luana lo amano, proprio come mio nonno Alessandro. Mi piace pensare che dietro questo loro successo non ci siano solo il loro merito e la loro bravura, ma che ci sia lui: chissà, magari da lassù li sta aiutando. Li ringrazio a mia volta perché hanno permesso di far tornare vivo questo posto, l’ultima traccia di memoria di mio nonno”. La proprietaria del terreno ha inoltre rivolto un pensiero a Terre AbbanDonate: “Questo è il secondo spazio che dono e sono stata tra i primi a interessarsi al progetto, perché ne ho colto fin da subito le potenzialità e l’utilità”. Armona Pistoletto si è detta entusiasta di questo esempio virtuoso: “Per noi – ha spiegato la presidente di Let Eat Bi – è una grande soddisfazione vedere che entrambe le parti – chi ha donato e chi ha ricevuto, tutto senza scambio di denaro – si sono rivelate felici. Questo è un caso simbolo – ha concluso – che dimostra come un progetto di questo tipo all’insegna della natura possa funzionare ed essere vincente”.