Dare voce a riflessioni innovative sui rapporti instaurati tra la creazione, la cultura, il patrimonio e lo sviluppo della moderna metropoli mediterranea ed europea: è questa una delle mission di Alessandria: (ri)attivazione di immaginari urbani comuni, progetto che mira a offrire uno sguardo nuovo sulle numerose sfide affrontate dai settori delle arti e del patrimonio, attraverso il prisma simbolico e storico della città di Alessandria d’Egitto e le sue influenze sullo sviluppo urbano nel Mediterraneo e oltre. Come già illustrato in un nostro precedente articolo, per articolare questo processo sono state costituite residenze artistiche nomadi tra l’Egitto e l’Europa: concepito per facilitare la cooperazione europea e mediterranea, il progetto, che ha preso il via il 1° novembre 2020, è inoltre teso a far luce, attraverso lo sviluppo di nuove prospettive culturali e artistiche, sul patrimonio della città mediterranea che resta ancora non sufficientemente esplorato e compreso. Dal 20 febbraio al 3 marzo si è tenuta a Cittadellarte la prima fase della residenza Caravan residency program: Thinking with Alexandria, ideata e realizzata da UNIDEE Residency Programs e curata insieme ai curatori Edwin Nasr in conversazione con Sarah Rifky. Il programma Caravan si è posto come invito a comporre, ridisegnare e giocare con parti ed elementi già esistenti che strutturano la quotidianità attraverso un formato peripatetico, ad Alessandria d’Egitto e in altre città dell’Europa e del Mediterraneo, per poi poter configurare nuove modalità di relazione e comprensione delle formazioni e dei processi urbani, infrastrutturali e sociali. Il programma coinvolge organizzazioni locali delle città partner e si è ispirato ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delineati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il concept della residenza
“La chimerica città portuale – hanno affermato i curatori Sarah Rifky ed Edwin Nasr nel testo curatoriale della residenza – funge da dispositivo euristico per il programma di residenza Caravan. Alessandria è stata plasmata dalle tensioni storiche e dalle narrazioni contestate delle forze imperiali ed emancipatrici. Nel XIII secolo, è emersa come centro atipico di attività e infrastrutture commerciali precapitaliste create da mercanti europei. Il Nuovo Imperialismo del XIX secolo incorporò poi il Mediterraneo orientale nel circuito dell’economia globale; a quel punto Alessandria fu amministrata dagli Ottomani, poi bombardata e occupata dagli Inglesi. La città divenne il contesto ideale per l’articolazione di immaginari utopici, ospitando anarchici, intellettuali e rinnegati dalla regione di lingua araba da tutto il mondo per sperimentare modalità radicali di assemblea e critica, e fondare teatri e università popolari, case editrici indipendenti e comuni di fuggitivi. L’opportunità di pensare con e attraverso Alessandria – continuano – ci permette di esercitare la creazione di mondi contro la cancellazione e verso il futuro. La creazione di mondi parte da mondi già a nostra disposizione: il fare è un rifare (Nelson Goodman)”.
I protagonisti e le settimane di residenza
L’esperienza ha visto la partecipazione delle seguenti figure: gli esperti Angela Melitopoulos, CLUSTER / Omar Nagati, Tiziana Terranova, Youssef El-Chazli e Ilham Khuri-Makdisi; i Social Entrerpreneurs Sarah Bahgat (Alessandria), Alexandre Field (Marsiglia), Pauline de la Boulaye (Bruxelles) Michalis Christou e Demetra Ignatiou (Nicosia), Electra Karatza (Atene). I partecipanti, selezionati fra più di 600 application l’estate scorsa, sono i seguenti: Islam Shabana (Egitto), Neja Tomsic (Slovenia), Zeynep Kaserci (UK, Turchia), Chiara Cartuccia (UK, Italia), Onur Çimen (Turchia), Sara Fakhry Ismail (Egitto), collettivo Post Disaster (Italia), virgil b/g taylor (USA/Germania), Lodovica Guarnieri (UK, Italia), George Moraitis (Grecia), Mark Lotfy (Egitto), Mahmoud El Safadi (Libano), Stella Ioannidou (Grecia), Omnia Sabry (Egitto), Latent Community (Grecia) e Nina Kurtela (Croazia). Tutti loro prenderanno parte alla seconda sessione di Caravan ad Alessandria d’Egitto, fondamentale per il loro percorso di ricerca, mentre a maggio i 16 residenti partecipanti proseguiranno la loro residenza, coordinati dai social entrepreneur e divisi per gruppi, a Nicosia, Bruxelles, Atene e Marsiglia. A luglio, invece, rientreranno a Biella, città in cui è iniziato il loro percorso per produrre il progetto finale frutto dell’esperienza.
I social entrepreneur
Quella del social entrepreneur è la figura di un curatore, sociologo, urbanista, architetto e attivista interessato alla trasformazione sociale e che ha una grande conoscenza del territorio, dei suoi problemi e punti di forza, in grado di mettere in contatto i residenti con il tessuto sociale di riferimento. I social entrepreneur del programma sono i seguenti: Sarah Bahgat (Alessandria d’Egitto), manager culturale e curatrice con sede al Cairo; Alexandre Field (Marsiglia), architetto e produttore; Pauline de la Boulaye (Bruxelles), storica di formazione e curatrice di mostre indipendenti, che co-produce progetti di arte urbana che attivano legami tra abitanti e luoghi; Electra Karatza (Atene) produttrice culturale, teorica dell’arte, ricercatrice; Michalis Christou e Demetra Ignatiou (Nicosia), esperti in ambito culturale e archeologi. Queste figure sono centrali per gli artisti Caravan: la figura del social entrepreneur sarà infatti la loro guida per trovare e mappare i territori dei partner, per identificare e interagire con le organizzazioni locali volte al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delineati dall’Agenda 2030. Oltre a trasmettere la propria conoscenza delle città partner ai residenti, si occuperanno di ricercare, pianificare, produrre e presentare un piano di visite nei luoghi della città, facilitando l’interazione con i gruppi e le comunità locali e lavorando a stretto contatto con le comunità, gli artisti e i partner locali. Altro compito dei social entrepreneur sarà quello di facilitare e organizzare gli end-of-residency forum al termine di ogni residenza Caravan con i mappati.
Le lecture
Le lecture durante la residenza di Biella sono state tenute da Tiziana Terranova, Youssef El-Chazli e Ilham Khuri-Makdisi. La teorica e attivista Tiziana Terranova, che insegna e ricerca culture e politiche dei media digitali nel Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha illustrato il suo recente lavoro sul concetto di colonialismo ricorsivo in cui riflette come il colonialismo si riproduce attraverso la ripetizione e diversificazione. Nella lecture “Colonialismo ricorsivo e Mediterraneo” si è inoltre focalizzata su come la tecnologia influenzi il Mediterraneo e sull’importanza di guardare alla storia della tecnologia non solo da un punto di vista occidentale.
Lo studioso di sociologia politica Youssef El-Chazli, insegnante di sociologia all’università di Parigi “8 Vincennes Saint Denis” con un Dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso le Università di Parigi “1 Panthéon Sorbona” e di Losanna, si è invece focalizzato sul suo scritto “Devenir Révolutionnaire à Alexandrie”, pubblicato nel 2020: il libro ripercorre le origini e lo sviluppo della politica locale alessandrina degli anni ’90 e 2000 e approfondisce l’emergenza rivoluzionaria nella “seconda capitale” dell’Egitto attraverso una microanalisi; il libro descrive inoltre alcune delle principali trasformazioni sociali, politiche e culturali che hanno colpito la città mediterranea sotto il dominio di Mubarak. El-Chazli ha inoltre spiegato con una nuova visione le proteste e gli sconvolgimenti analizzando per esempio quelli di altri paesi, come nella regione araba. La sua ricerca esplora quindi la politica controversa e le dinamiche di protesta del Nord Africa e del Medio Oriente, con un focus particolare sulla politica egiziana.
Ilham Khuri-Makdisi, esperta del tardo impero ottomano e insegnante di corsi di storia del Medio Oriente, storia del mondo e storia urbana alla “Northeastern University”, ha anch’essa tenuto una lezione su un suo testo, “The Eastern Mediterranean and the Making of Global Radicalism, 1860-1914”, pubblicato nel 2010: si tratta di un libro rivoluzionario, con un focus di ricerca sui legami globali e intra-imperiali che collegano l’Oriente ottomano Mediterraneo. L’autrice ha discusso la sua ricerca concentrandosi su come stabilire l’esistenza di una traiettoria radicale che abbraccia quattro continenti e collega Beirut, Il Cairo e Alessandria d’Egitto tra il 1860 e il 1914. Il testo evidenzia come le idee socialiste e anarchiche fossero regolarmente discusse, diffuse e rielaborate tra intellettuali, operai, drammaturghi, egiziani, siriani ottomani, italiani etnici, greci e molti altri in queste città.
Gli esperti dei workshop
I laboratori sono stati condotti dal co-fondatore e diretto di CLUSTER, Omar Nagati, e l’artista e ricercatrice Angela Melitopoulos. CLUSTER è una piattaforma di ricerca e progettazione urbana indipendente con sede al Cairo. Ha un’ampia gamma di programmi, pubblicazioni e piattaforme online con vasta esperienza in mappatura del patrimonio urbano materiale e immateriale nelle città della regione MENA e dell’Africa. Omar Nagati è il co-fondatore della piattaforma e architetto ed urbanista praticante. Laureato all’Università del Cairo, ha studiato presso UBC Vancouver e UC Berkeley con indirizzo specifico sull’urbanismo informale, ha insegnato in università locali e internazionali e presso l’Università di Sheffield nel Regno Unito. Nagati adotta un approccio interdisciplinare alle questioni urbane di storia e design e si impegna in un’analisi comparativa dei processi di urbanizzazione nel Sud del mondo. Il suo lavoro a CLUSTER ha ricevuto numerosi premi tra cui Cairo Design Award e Curry Stone Design Price, che rappresentano l’Egitto in una serie di architetture e biennali urbane di Venezia, Lisbona e Seoul. Angela Melitopoulos è invece un’artista con sede a Berlino che realizza video-saggi sperimentali, installazioni, documentari e brani sonori dal 1985. Ha studiato all’Accademia d’Arte di Düsseldorf con Nam June Paik e ha conseguito un dottorato di ricerca in Culture Visive presso la Goldsmiths University di Londra; è oggi professoressa a Copenaghen. Il lavoro di Melitopoulos si concentra sulla mnemopolitica, sul tempo, sulla geografia e sulla collettività memoria in relazione ai supporti e alla documentazione elettronici/digitali. I suoi video e installazioni hanno ricevuto premi e sono stati mostrati in molti festival internazionali, mostre e musei. Melitopoulos ha presentato il suo lavoro e condotto un workshop di due giorni sull’arte dell’audiovisivo e sulla geografia, mettendo in discussione il modo in cui comprendiamo. Si è concentrata in modo specifico su Crossings, mostrato a Documenta 14 a Kassel, che compone una narrazione sulla guerra, sulle forme di schiavitù passate e presenti e sui disastri ecologici. Crossings si concentra inoltre sulle condizioni dell’attuale stato di crisi del debito in Grecia, dove le deregolamentazione creano una guerra civile tra i suoi cittadini.
I commenti dei due curatori
“È stato significativo – ha affermato Sarah Rifky – avere l’opportunità di invitare una serie di artisti da tutte le parti del Mediterraneo che lavorano su molte pratiche differenti. Durante la residenza abbiamo avuto modo di considerare Alessandria d’Egitto non solo come luogo, ma come punto di partenza per metodi e progettualità replicabili in altri contesti, creando inoltre link con altre città. È anche in questo modo che ci si può immaginare ‘fratelli’ in un contesto globale. Non solo, ci siamo concentrati su tematiche come il cambiamento climatico e le migrazioni del Mediterraneo”. Edwin Nasr si è invece concentrato sulle contaminazioni artistiche e i confronti con gli esperti della residenza: “Gli incontri – ha specificato – sono stati di grande rilievo: hanno permesso di creare un dialogo continuo e critico tra loro e i partecipanti. Speriamo che durante la loro visita ad Alessandria d’Egitto i residenti siano in grado di applicare questa esperienza alla specificità del contesto egiziano, così come nelle altre città del programma di residenza Caravan”.
Alcune testimonianze dei residenti
“Penso che sia interessante per me riflettere – ha esordito Sara Fakhry Ismail – su Alessandria d’Egitto dal mio punto di vista, ossia come persona che vive al Cairo da tutta la vita. È per me stimolante pensare a relazioni e collegamenti fra il Cairo e la città portuale, due contesti in cui le persone hanno differenti accessi agli spazi. In quest’ottica, risulta di rilievo il ruolo del porto, per il modo in cui le persone viaggiano da una parte del Mediterraneo ad un’altra”. La relazione tra Alessandria d’Egitto e altri contesti è stata poi elemento chiave anche per Mahmoud El Safadi: “La prima motivazione che mi ha portato a iscrivermi al programma – ha argomentato – è stata quella di pensare ad Alessandria d’Egitto come una città povera del Mediterraneo e di come questa si possa potenzialmente connettere ad altre città di quest’area. Io provengo dal Libano, da Beirut. Beirut e la città portuale condividono paesaggi e storia e quindi pensare da questa prospettiva ad Alessandria d’Egitto è stato molto interessante per me. Ho trovato interessanti i focus su migrazione e flussi economici, clima e paesaggio. Aver la possibilità di vivere esperienze in diverse città sarà una grande opportunità offerta dal programma”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Gabriele Leo: “Siamo un collettivo di persone (Post Disaster) con un background che va dall’architettura al social design – ha sottolineato – e il nostro scopo principale è relazionarci con problematiche urbane contemporanee urgenti con un approccio interdisciplinare. Abbiamo iniziato la nostra pratica da Taranto, la città da cui proveniamo tutti. Attraverso la città di Alessandria d’Egitto vorremmo domandare e contemporaneamente comprendere lo scenario del Mediterraneo. La storia di Alessandria è strettamente correlata alla storia del bacino in questione e allo stesso tempo sta sperimentando problemi che sono collegati ad un processo neoliberale. Abbiamo poi deciso di lavorare su Nicosia, città in cui siamo stati selezionati, per creare una connessione con queste due città. Pensiamo che questi due territori condividano molto fra loro”. Commento positivo anche da parte di Nina Kurtela: “Sarà interessante – ha concluso – scoprire nuovi luoghi, conoscendone le specificità e condividendo l’esperienza con altri artisti e studiosi”.
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