A Cittadellarte la mostra “Climate Urbanism”, quando l’urbanistica adotta un approccio sistemico radicale per la sostenibilità
Sabato 19 giugno alle 15, negli spazi della Fondazione Pistoletto, è in programma l'esposizione curata dall’atelier internazionale di progettazione urbanistica “Climate Urbanism”, che ha individuato Biella e il suo territorio come casi studio per sperimentare un approccio radicale nei confronti della sostenibilità territoriale. Nel pomeriggio verranno presentati i progetti degli studenti e si terrà un momento di confronto con i rappresentanti della società civile biellese. "Sarà un’occasione - ha affermato Michele Cerruti But, professore di Urbanistica e già Coordinatore Accademico della Accademia Unidee di Fondazione Pistoletto - per costruire nuovi dibattiti intorno al futuro di Biella, che a partire dai progetti degli studenti offrono l’opportunità di alimentare un pensiero collettivo, e rimettere in gioco un futuro che è da scrivere a partire dal presente".

Promuovere una visione dell’urbanistica come progetto del territorio – insieme alla sua società – che adotti un approccio sistemico radicale e che prenda sul serio il cambiamento climatico non tanto come un possibile rischio del prossimo futuro, ma come una condizione già presente, già in atto, da cui partire per immaginare lo sviluppo: è attorno a questo macro obiettivo che si è articolato l’ultimo semestre dell’atelier internazionale di progettazione urbanistica Climate Urbanism del Politecnico di Torino, guidato dal professor Michele Cerruti But (Urbanistica), già Coordinatore Accademico della Accademia Unidee di Fondazione Pistoletto, e dalla professoressa Daniela Ciaffi (Sociologia) anche vice-presidente nazionale di Labsus. Centro del lavoro del corso è stato Biella e il suo territorio, caso studio scelto per sperimentare un approccio radicale nei confronti della Sostenibilità Territoriale. “Il cambiamento climatico – ha argomentato Cerruti But – riguarda tutti i territori, compreso il Biellese, ed è necessario osservarlo per capire cosa stia succedendo e come affrontare le inevitabili implicazioni sull’economia, la società, la mobilità, il paesaggio naturale e costruito”.

 
Michele Cerruti But e Daniela Ciaffi.

La scelta di Biella
Lo studio sul territorio laniero è stato scelto come caso rappresentativo di una condizione molto comune in tutta Europa: “È anzitutto – ha osservato il coordinatore accademico – un territorio non metropolitano, sufficientemente lontano dalle aree delle grandi conurbazioni (Torino e Milano) per poter assumere una propria individualità; è anche un territorio non periferico, perché non è compreso (se non parzialmente) in quell’insieme delle ‘aree interne’ che costituiscono un osso fondamentale del territorio nazionale; è un territorio poco considerato dalla maggioranza delle politiche territoriali, concentrate in gran parte sulle aree interne o sulle regioni metropolitane; è un territorio ad alta produttività, di vitale importanza per il peso economico e manifatturiero italiano; è un territorio che vive una forma interessantissima di ‘urbanità’, mediata dalla tecnologia: nel Biellese si vive come in città, soprattutto grazie alle connessioni digitali e allo stile di vita dei suoi abitanti. È proprio questa mescolanza – ha specificato – tra vita urbana digitale e stile di vita urbano ma immerso nella natura che emerge una unicità sorprendente”. Come spiegato da Cerruti But, poiché questa condizione territoriale rappresenta la maggioranza dei territori europei, è intermedia tra le aree interne e quelle metropolitane, ha la sua specificità nel rapporto misto tra vita urbana digitale e naturale, Biella è definita un territorio mediale. Ecco quindi motivata la scelta della città piemontese: “Occupandosi di Biella e provando a capire come il cambiamento climatico cambierà il suo territorio – ha aggiunto il docente – gli studenti stanno capendo come potranno occuparsi dell’Europa”.

La mostra e la presentazione
L’atelier internazionale di progettazione è durato un semestre e vede, a conclusione, la mostra e la presentazione pubblica Climate Urbanism – Caring and living in the medial Europe, ospitati da Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, il 19 giugno 2021, in cui interverranno rappresentanti della società civile biellese, amministrazioni locali, rappresentanti di alcune fondazioni, rappresentati delle organizzazioni, ma anche urbanisti dei Politecnici di Torino e di Milano. “Sarà un’occasione – ha anticipato Cerruti But – per costruire nuovi dibattiti intorno al futuro di Biella, che a partire dai progetti degli studenti offrono l’opportunità di alimentare un pensiero collettivo, e rimettere in gioco un futuro che è da scrivere a partire dal presente”. Gli studenti, nello specifico, erano 46, provenienti da 18 diversi paesi del mondo. Tutto il progetto è stato accompagnato da una rilevante azione di interviste a oltre 50 soggetti del territorio, e poteva contare sul materiale prodotto dai due anni precedenti, in cui oltre un centinaio di studenti avevano già esplorato, studiato e progettato il Biellese, le sue opportunità e sfide per il futuro. Nel corso, grande attenzione è posta non solo al progetto, ma anche ai modi per realizzarlo: “In un momento di difficoltà del pubblico nel supplire alle urgenze del territorio – ha sottolineato il coordinatore accademico – sono necessarie forme alternative di alleanza e concertazione tra pubblico e privato, regolamenti per la gestione dei beni comuni, patti di collaborazione che permettano sia di attivare progetti reali di trasformazione e sviluppo, sia di garantire la continuità nel tempo e la garanzia di rispetto dell’interesse pubblico”.

I progetti
Nella prima parte del corso, gli studenti hanno lavorato su un immaginario per il futuro di Biella e del suo territorio. “Scenari radicali – ha affermato Cerruti But – ma del tutto verosimili, che non vanno visti in modo contrapposto ma che anzi si riescono a interpretare solo se presi insieme, perché offrono un ampio quadro di ragionamenti, di proposte e di possibilità che non sono tra loro esclusive o escludenti. Lo strumento dello scenario permette in questo modo di immaginare una risposta corale al cambiamento climatico, in grado non solo di ripensare necessarie soluzioni tecniche di adattamento o mitigazione, ma di affrontare il futuro in modo complesso, tenendo insieme società, economia, territorio”. Nella seconda parte del corso gli studenti hanno poi messo alla prova il proprio scenario su dei casi specifici, concentrandosi in particolare su due aree. Da un lato la valle del Cervo, dal lago della Vecchia fino alla confluenza con il Sesia, approfondendo quindi casi come Miagliano-Andorno, Tollegno, Biella-Chiavazza, Candelo-Vigliano, la Spolina, Buronzo. Hanno cercato di capire, inoltre, in che modo confrontarsi con il rilevante tema dell’acqua. Dall’altro, il caso di Valdilana (e dunque Mosso, Vallemosso, Trivero, Soprana, Ponzone, Pratrivero), territorio di grandi opportunità e sfide che deve ripensare non solo il modo di funzionare, ma anche la nuova identità comunale e la salvaguardia delle diversità locali.

Gli scenari
Michele Cerruti But ha infine messo in luce ai nostri microfoni quattro gruppi di scenari proposti dai progetti degli studenti. Tra gli quelli più rilevanti, “Prosperità senza crescita” immagina come il Biellese, un territorio di frammenti in equilibrio, possa rigenerarsi attraverso addensamenti abitativi e produttivi, una natura che riprende il suo spazio, comunità rafforzate: una prosperità che rimette al centro il territorio e il suolo e ammette di “perdere delle parti” per guadagnare un futuro condiviso. Non dissimile dallo scenario di “Biella territorio policentrico”, in cui le differenze tra i luoghi vengono potenziate attraverso un modello diffuso di servizi e attività produttive e forme alternative di mobilità condivise.
Un secondo gruppo di scenari mette al centro la produzione. Il “laboratorio urbano di ri-produzione” suggerisce uno sguardo più allargato, che non chiuda il Biellese nei suoi confini ma che lo consideri come parte di un grande territorio interamente produttivo, com’è quello intermedio che attraversa il Piemonte: a questa scala le questioni locali si possono affrontare in modo diverso e il peso anche politico su scala nazionale è fortemente rivalutato. Una forma di produzione che si può ripensare, in un altro scenario, attraverso “cellule di sinergia”, in cui le fabbriche o le cascine (in pianura) diventano il catalizzatore della trasformazione sociale e il motore dell’economia circolare. O, ancora, uno scenario di “Metabolismo Territoriale”, in cui la produzione è ripensata all’interno di un modello di studio dei flussi che inneschi relazioni virtuosi tra la gestione dell’acqua, la produzione e consumo dell’energia, la gestione degli scarti, la distribuzione dei beni e la mobilità.
In un terzo gruppo di scenari è la natura il motore della trasformazione spaziale. Un “paesaggio dell’acqua”, in cui l’imponente rete idrografica del territorio smette di essere solo una risorsa da sfruttare, un pericolo da cui proteggersi o un “retro”, ma diventa invece il centro della crescita territoriale, culturale e creativa. Natura che, nello scenario “Eco-City”, si ripensa attraverso corridoi di naturalità regolata che riconnettono il frammentato paesaggio biellese. O, ancora, un territorio che è inteso con un “parco integrante”, dove tutti gli aspetti (naturale, sociale, produttivo…) sono elementi di un grande paesaggio antropico e naturale capace di dare un nuovo senso al futuro.
In ultimo, un gruppo di scenari che mette al centro la vivacità sociale del Biellese. “Stem City”, la “città staminale” propone un progetto di città che dà spazio alle miriadi di iniziative locali presenti, frutto di alleanze tra pubblico e privato o slanci di piccole o grandi organizzazioni: è in quello spazio e in quegli usi temporanei che il territorio può riprendere la vita e abbandonare un presunto isolamento mentale. “La città della collaborazione”, invece, ragiona intorno alle organizzazioni e alle opportunità di lavoro offerte dal territorio, usando lo spazio pubblico come piattaforma di sviluppo. “Città come bene comune”, infine, è un progetto che ripensa la relazione tra lo spazio e la società costruendo forme di gestione di edifici, spazi pubblici, servizi entro un modello di alleanza che non immagina solo un diverso territorio, ma anche una diversa società.

 


Biella Città Policentrica, Fumetto per la Comunicazione del progetto. Autori: Juan Diego Varga, Ana Lucía Ordóñez, Mariana Cobbos, Zeinab Hashem.
Biella Città Policentrica, Fumetto per la Comunicazione del progetto. Autori: Juan Diego Varga, Ana Lucía Ordóñez, Mariana Cobbos, Zeinab Hashem.
Biella Città Policentrica. Centralità di Mosso. Autori: Juan Diego Varga, Ana Lucía Ordóñez, Mariana Cobbos, Zeinab Hashem.
Biella Città Policentrica. Centralità di Valle Mosso. Autori: Juan Diego Varga, Ana Lucía Ordóñez, Mariana Cobbos, Zeinab Hashem.
Cellule Produttive Catalizzatori Sociali, Buronzo. Autori: Andres Calero, Arianna Finatti, Sara Marzio, Ana Popovic.
Cellule Produttive Catalizzatori Sociali, Tollegno. Autori: Andres Calero, Arianna Finatti, Sara Marzio, Ana Popovic.
Prosperità senza crescita, diagrammi strategici. Autori: Alessio Ancarani,  Per Johannson, Tymon Wolender.