Organizzare laboratori, iniziative e fare ricerca sociale in particolare intorno ai concetti di proprietà intellettuale, soggettività nelle industrie creative, lavoro e precarietà nella moda: sono questi i campi d’azione di Serpica Naro, un collettivo che ha sede – con il SerpicaLab – nel quartiere Stadera a Milano. Si tratta di un progetto autofinanziato ed indipendente, che promuove lo scambio libero dei saperi e la cultura ‘open’. Da ottobre 2013, organizza corsi di cucito, workshop e molte altre attività. “Uno spazio – si legge nel sito web del collettivo in riferimento al lab – che ci darà la possibilità di sperimentare, finalmente in un luogo nostro, quanto abbiamo intuito in questi anni di laboratori fatti ovunque, nel nostro incessante confronto con artigiani, artisti, ricercatori, attivisti e sperimentatori di ogni risma e specie. Come la condivisione dei saperi e la sperimentazione di nuove tecnologie mixate ad antichi saperi artigiani, pratica che abbiamo capito essere una risorsa per le micro produzioni, non solo sartoriali”.
Per presentare questo progetto, la docente della Naba Maresa Lippolis (a sinistra nell’immagine di copertina) ha portato l’esperienza del collettivo agli studenti che stanno frequentando a Biella il corso intensivo della triennale in arti visive di Cittadellarte e dell’accademia ArtEZ. Come scritto in un nostro precedente articolo, è iniziato il 2 settembre ad Arnhem, in Olanda, ed è entrato nel vivo due giorni dopo negli spazi della Fondazione Pistoletto e in alcuni luoghi – funzionali alla ricerca – nella provincia laniera e non. Ricordiamo, inoltre, che la parola chiave attorno alla quale si articolano i contenuti del progetto è ‘produzione’, con un focus dedicato all’individuazione del suo rapporto con l’arte. Anche in quest’ottica, la scorsa settimana la formazione dei 16 studenti si è avvalsa del contributo di Maresa Lippolis.
La mentore è intervenuta ai nostri microfoni, illustrando la sua funzione nel modulo intensivo delinenandone i contenuti. “In questi giorni – ha spiegato – ho presentato un esempio di hacking del processo produttivo attraverso l’esperienza situazionista di Serpica Naro. Nei giorni successivi, attraverso incontri individuali, in collaborazione con Michele Cerruti But*, abbiamo indirizzato gli studenti alla costruzione di una ricerca che possa aprire le prospettive artistiche; queste, infatti, sono per loro ancora in fase di formazione. Trovo – argomenta – che questo metodo sia estremamente importante, soprattutto se letto in funzione del tema a loro proposto, ovvero la produzione materiale. È necessario, oggi, ripensare la produzione in termini di ricerca per imparare a tenere in considerazione i sistemi complessi in cui viviamo e immaginare i loro equilibri”.