Resistenza eco-sociale, da UNIDEE Residency Programs e Fondazione Sandretto il programma “Shall We Gather by the Water?”
Sabato 7 ottobre 2023, dalle ore 17.00 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino sarà proposto un appuntamento discorsivo e performativo di una giornata che esplora l’intensità delle connessioni e relazioni che legano mondi umani e non. L'iniziativa è organizzata sulla scia di due progetti: la mostra "The Butterfly Affect", curata da Irene Calderoni e Bernardo Follini, attualmente in corso alla Sandretto, e il programma di residenze ed eventi pubblici "Neither on Land nor at Sea. Meeting by the Mediterranean Im/Possible", curato da Chiara Cartuccia per UNIDEE Residency Programs.
Mettere in luce i processi interconnessi di danno e cura, affermazione e negazione, facendo luce sull’intricata rete di causa ed effetto attiva all’interno delle discusse ecologie di oggi: sarà questo, in sintesi, l’obiettivo di Shall We Gather by the Water?, programma che è il risultato di una collaborazione curatoriale interistituzionale tra la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e UNIDEE Residency Programs di Cittadellarte. Come annunciato dagli organizzatori, sarà un appuntamento discorsivo e performativo di una giornata che esplorerà l’intensità delle connessioni e le relazioni che legano mondi umani e non. Il programma si baserà nello specifico sul terreno concettuale comune a due progetti: la mostra The Butterfly Affect, curata da Irene Calderoni e Bernardo Follini, attualmente in corso alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e il programma di residenze ed eventi pubblici Neither on Land nor at Sea. Meeting by the Mediterranean Im/Possible, curato da Chiara Cartuccia per UNIDEE Residency Programs.
Dai due progetti d’ispirazione a Shall We Gather by the Water?
Mentre The Butterfly Affect presenta la sfera dell’affettività interspecie come luogo in cui immaginare nuovi paradigmi di coesistenza sociale e ambientale e allontanarsi dalle prescrizioni del dominio estrattivo, Neither on Land nor at Sea, adottando come luoghi di incontro le geografie mutevoli e le storicità in collisione di un Mediterraneo plurale, propone di “riunirsi per elaborare il ruolo svolto dalle pratiche situate e dai processi condivisi nella promozione delle trasformazioni sociali, verso la giustizia epistemica”. Shall we Gather by the Water? intreccia dunque una serie di momenti condivisi, durante i quali i relatori e gli artisti invitati contribuiranno a una riflessione sulla resistenza eco-sociale, sulla vulnerabilità attiva e sulla promozione di senso e significato attraverso la narrazione, la poesia e il regno del suono. Il programma, inoltre, offrirà al pubblico l’opportunità di confrontarsi con i temi citati in uno spazio aperto di partecipazione, scambio e piacere, incentrato sulle possibilità derivanti dalla condivisione dello spazio e del tempo.
La giornata
L’intervento di apertura esplorerà le pratiche, le ricerche e i tentativi collettivi della curatrice, ricercatrice e organizzatrice culturale Francesca Masoero, dell’artista, curatrice e traduttrice Shayma Nader e dell’attivista, ricercatrice e agricoltrice Yara Dowani. Questa sessione introdurrà i presenti anche al lavoro della piattaforma curatoriale QANAT e alle sue indagini sulla politica e la poetica dell’acqua. Il film di Noor Abed, intitolato our songs were ready for all wars to come, presenterà un’indagine sul ruolo critico del folklore come fonte di conoscenza e sulle sue potenziali connessioni con modelli sociali e di rappresentazione alternativi in Palestina. La lecture performance di Islam Shabana, intitolata The Geomorphosis Cycles, affronterà le politiche concrete delle crisi idriche causate dall’attività umana nelle città di Alessandria (Egitto) e Marrakech (Marocco), incorporando elementi speculativi e lasciando che le voci del mito vaghino in scenari più che umani. Infine, la soundscape/listening session di Vashish Soobah, intitolata Different vagues mais meme ocean, tesserà un arazzo sonoro e affettivo che collegherà i due spazi oceanici del Mediterraneo e dell’Oceano Indiano, per via di poetiche caraibiche, attraverso un’intima e personale prospettiva diasporica. La scaletta prevista è la seguente: dalle 17.00 alle 18.30 conversazione con Francesca Masoero & Shayma Nader (QANAT) e Yara Dowani; dalle 18.30 alle 19.00 proiezione del film Our songs were ready for all wars to come di Noor Abed; dalle 19.00 alle 19.15 break; dalle 19.15 alle 19.45 lecture performance di Islam Shabana; alle 19.45 soundscape/listening session di Vashish Soobah.
Relatori e artisti:
QANAT è una piattaforma collettiva che esplora la politica e la poetica dell’acqua per riflettere e agire sulle molteplici comprensioni contestuali e sulle forme di (ri)produzione dei beni comuni in Marocco, Palestina e oltre. Attingendo da varie forme di conoscenza e da atti di resistenza e solidarietà alle narrazioni ambientali dominanti e alle ingiustizie, QANAT mira a creare spazi attraverso i quali possiamo speculare su nuovi immaginari collettivi per progettare nuove configurazioni spaziali ed epistemologiche per le nostre città. Il collettivo sviluppa archivi di riflessioni e azioni risonanti che uniscono le lotte locali in schemi transnazionali per alimentare i dibattiti tra località disperse. QANAT è stato avviato presso LE 18, Marrakech.
www.qanat.org | www.le18marrakech.com
Francesca Masoero lavora come curatrice, organizzatrice culturale e ricercatrice. Fa parte di LE 18, uno spazio culturale di Marrakech (Marocco), dove ha avviato QANAT. Con una formazione in teoria critica ed economia politica, esplora le nozioni di resistenza in molteplici forme, tra cui la sperimentazione di processi di creazione collettiva all’interno e al di fuori del campo dell’arte, e la ricerca di politiche e poetiche legate ai mondi acquatici e alle forme di stare insieme altrimenti. Dal 2019 collabora ampiamente con la Fondazione Dar Bellarj (Marrakech – Marocco).
Shayma Nader è un’artista, curatrice e traduttrice palestinese. Negli ultimi anni ha sviluppato e organizzato workshop e progetti incentrati sulla creazione e la riattivazione di memorie della e nella terra attraverso passeggiate collettive, ascolto e finzione per avvicinarsi a immaginari e pratiche decoloniali e focalizzate sulla terra. È membro di QANAT, una piattaforma collettiva che esplora la politica e la poetica dell’acqua, e dottoranda in ricerca artistica presso ARIA, la Sint Lucas School of Arts e l’Università di Anversa.
Yara Dowani è un’agricoltrice e una costruttrice naturale di Gerusalemme. L’interesse di Yara per l’agricoltura è iniziato nel 2017 dopo aver partecipato a un corso di progettazione di permacultura in Palestina, e successivamente unendosi a un gruppo di ricerca che studiava le piante perenni e le piante selvatiche commestibili in Palestina. Dal 2018 fa parte dell’azienda agricola Om Sleiman e ha contribuito a molte iniziative e movimenti che si occupano di agroecologia e sovranità alimentare. L’interesse attuale di Yara è rivolto soprattutto alla parte educativa dell’agricoltura e alla formazione di cooperative.
Noor Abed lavora all’intersezione tra performance, media e film. Le sue opere creano situazioni in cui le possibilità sociali vengono provate e messe in scena. I lavori di Abed sono stati proiettati ed esposti a livello internazionale presso Anthology Film Archives, New York, Gabes Cinema Fen Film Festival, Tunisia, Jihlava International Documentary Film Festival, The New Wight Biennial, Los Angeles, Leonard & Bina Gallery, Montréal, Ikon Gallery, Birmingham, Ujazdowski Centre for Contemporary Art, Varsavia, The Mosaic Rooms, Londra, e MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, tra gli altri. Nel 2020 ha co-fondato, insieme a Lara Khaldi, la School of Intrusions, un collettivo educativo indipendente a Ramallah, in Palestina. Abed è attualmente residente presso la Rijksakademie di Amsterdam dal 2022 al 24 e ha recentemente ricevuto il premio Han Nefkens Foundation/Fundació Antoni Tàpies Video Art Production Grant 2022.
Islam Shabana è un artista interdisciplinare e un designer di media digitali. Il lavoro di Shabana si colloca nell’intersezione tra tecnologia e filosofia islamica, mitologia e studi sulla cognizione umana. Nelle sue opere esplora concetti come le dinamiche sistemico-sociali, i rituali performativi religiosi e le pratiche occulte, attraverso la poesia, la simulazione, la fantascienza e gli scenari speculativi. Esamina il modo in cui le diverse tecnologie intrecciano questi concetti, producendo/riproducendo strutture che si intrecciano tra mito, finzione e realtà fisica. All’interno di queste complesse intersezioni, il mezzo digitale enfatizza lo spostamento dei processi cognitivi, facendo oscillare l’esperienza umana e l’immaginazione tra realtà e iperrealtà, spazi umani e non umani, fisici e mentali. Il lavoro di Shabana è stato presentato in mostre presso la Townhouse gallery del Cairo, Le18 a Marrakech con il Qanat Collective, il CCA di Glasgow, Mucem a Marsiglia, Villa Romana a Firenze, Onasis Air ad Atene, The Mosaic Rooms a Londra, Berlin Art Week 2014. Performance audio/video sono state presentate a Boiler Room, VCU arts Qatar, Royal Northern College of Music di Manchester, CTM festival di Berlino.
https://islamshabana.info/
Vashish Soobah è un artista visivo e regista nato in Sicilia da genitori mauriziani e cresciuto in Brianza. La sua pratica si concentra sul concetto di memoria e migrazione, sul significato di casa e identità, sulla spiritualità e sulle questioni legate alla diaspora mauriziana attraverso narrazioni biografiche e personali. La sua ricerca è caratterizzata da un profondo interesse per la sperimentazione musicale, collabora con radio Raheem con un programma mensile incentrato sulla mappatura della diaspora mauriziana nel mondo. Soobah esplora anche altri media come la fotografia, la serigrafia e nell’ultimo periodo sta utilizzando la tecnica del ricamo su tessuti, influenzato dal suo lavoro d’ufficio presso un marchio di moda. Le sue opere sono state esposte al MA*GA di Gallarate (2022), Almanac Inn di Torino (2022), Marsel di Milano (2021), allo spazio Oberdan (2017) e pubblicate da riviste come i-d, VICE, Il POST e Perimeter. In occasione del 28° ediBon FESCAAAL del 2017 Soobah ha presentato il documentario “Nanì”, che ripercorre la storia della sua famiglia attraverso gli occhi di sua nonna.
Chiara Cartuccia è una curatrice, scrittrice e ricercatrice con sede a Londra. È Visiting Curator presso UNIDEE / Cittadellarte–Fondazione Pistoletto, dove cura il programma biennale “Neither on Land nor at Sea.” Dal 2016 è co-fondatrice e direttrice della piattaforma curatoriale e di ricerca EX NUNC. In precedenza, ha ricoperto posizioni istituzionali presso SAVVY Contemporary a Berlino e Manifesta Biennial a Palermo/Amsterdam, dove ha co-curato Manifesta 12 Planetary Garden Public Programme. Cartuccia ha organizzato mostre, programmi discorsivi e performance presso The Showroom London, Goldsmiths College, Fabra i Coats Barcelona, Goethe-Institut Bulgaria, Loop Barcelona, MACRO, University of Paris – Diderot, Venice International Performance Art Week, Sharjah Art Foundation, ICA Sofia, TBA21. Ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università di Roma, La Sapienza, conseguito un MA in Visual Cultures/Art Theory presso Goldsmiths College, University of London, ed è dottoranda presso l’Università di Amsterdam – ASCA. I suoi scritti sono stati commissionati e pubblicati da riviste ed editori di settore quali ArtReview, “this is tomorrow”, Contemporary &, Arte e Critica, Sharjah Art Foundation, e Afterall.