Fianco a fianco da vent’anni. Con le due decadi di attività di UNIDEE, ricorre anche il ventesimo anno di collaborazione tra l’Università delle Idee e Fondazione Zegna: una delle partnership più rappresentative – che, ovviamente, si intreccia con Cittadellarte – resa tale non solo dalla storicità della stessa, ma anche per la condivisa dimensione locale. Nell’ambito della collaborazione tra le due realtà biellesi, infatti, da anni la Fondazione Zegna finanzia un modulo estivo di UNIDEE, in cui una delle tematiche cardine è la scoperta del territorio e dell’Oasi Zegna; in particolare, nelle ultime due edizioni dei moduli, i visiting artist Andrea Caretto e Raffaella Spanga hanno lavorato a un’indagine tesa a scoprire l’importanza che ricopre l’area naturalistica in questione nel biellese dal punto di vista sociale, culturale e paesaggistico. Quest’anno, invece, l’esperienza si concentrerà su Trivero e sull’impatto sociale che ha avuto il progetto di arte pubblica di Fondazione Zegna, che – con questo programma culturale – ha finanziato interventi artistici e installazioni in paese per rendere fruibile l’accesso all’arte contemporanea.
Mentori, ospiti e residenti del modulo
Arriviamo quindi al modulo che ha preso il via il 14 luglio, intitolato Rituals of the contemporary. Come si evince dal nome, i residenti lavoreranno sul tema delle ritualità contemporanee avvalendosi del contributo della mentore Fiamma Montezemolo, un’artista (MFA, San Francisco Art Institute) e un’antropologa (Ph.D, Università degli Studi Orientali di Napoli) che è docente del Dipartimento di Cinema & Digital Media dell’Università della California a Davis. Antropologia e arte, due campi disciplinari all’apparenza distanti, sono posti in stretta relazione: un binomio significativo per Cittadellarte, che da sempre opera per porre l’arte in relazione virtuosa con ogni ambito del tessuto sociale. Per approfondire i contenuti del modulo, è prevista anche la partecipazione di Cristiana Giordano – professoressa di antropologia nella stessa università dove insegna Fiamma – che, in veste di guest, darà il suo apporto sui concetti chiave del modulo. Alle attività, inoltre, prenderà parte la giornalista e curatrice Mariacarla Molè, che redarrà un testo di resoconto della settimana formativa. Rituals of the contemporary, inoltre, ha riscosso un successo internazionale testimoniato dai partecipanti della call for workshop: lo staff di UNIDEE ha registrato 110 richieste da cui ha selezionato sei partecipanti, un gruppo eterogeneo per nazionalità e professionalità. Si tratta di Vitalij Strigunkov (1990, Lituania), Elena Artemenko (1988, Russia), Antonio Ianniello (1979, Italia), Amy Pekal (1993, Polonia/USA/Olanda), Eleonora Roaro (1989, Italia) e Lucandrea Baraldi (1991, Italia/Olanda).
Il commento di Valerio Del Baglivo
“Quest’anno – ha affermato ai nostri microfoni Valerio Del Baglivo, visiting curator di UNIDEE – abbiamo deciso, con Fiamma, di ragionare sul tema delle nuove ritualità, affrontandole in due dimensioni: quella dei rituali durante il lavoro e nel tempo libero. Questa seconda parte sarà dedicata ad analizzare che tipo di impatto sociale ha avuto il progetto di arte pubblica di Fondazione Zegna a Trivero. I residenti, a questo proposito, visiteranno la fabbrica di Zegna e dovranno scoprire se esistono, tra i dipendenti, dei rituali legati al loro lavoro. Gli artisti, inoltre, dovranno condurre i loro studi anche negli spazi pubblici, capendo se e come la gente del luogo interagisce con le installazioni del progetto di arte pubblica. Al termine del modulo, gli artisti svilupperanno un nuovo rito, ideando una performance ritualistica: tutto verrà messo in luce ed esposto durante la restituzione finale di sabato prossimo”.
L’outline del modulo
La residenza, nello specifico, propone una riflessione e un’indagine sul concetto di rituale, sul suo significato attuale e sulla sua pratica. “Negli ultimi anni – si legge nell’outline del modulo – molte discipline (studi di religione, antropologia, filosofia, arte, socio-biologia) si sono avvicinate al rito e al suo ruolo di rendere ‘visibile’ un certo ordine in un contesto specifico, nel mostrare ‘il modo provato di fare qualcosa’ che è l’etimologia della parola. Come afferma Catherine Bell, la ritualizzazione è ‘un modo di agire che è progettato e orchestrato per distinguere e privilegiare ciò che viene fatto rispetto ad altre attività, solitamente più quotidiane’. Il rito comporta, in generale, una serie di pratiche coreografiche basate su immagini, parole, attività, oggetti e simboli che sono organizzati in un atto performativo. L’atto ritualistico richiede a chi è coinvolto di attraversare 3 fasi: separazione, soglia, aggregazione (V. Turner). L’iniziato è spinto a ‘tuffarsi’ in una sorta di fase liminale in cui è immerso in un’anti-struttura/caos (cambio di vestiti, cibo, allucinazione, dimora in spazi insoliti, perdita di consueti riferimenti culturali, ecc.) per un periodo di tempo definito e in uno spazio specifico, tutto per riemergere in uno stato rinnovato.
I partecipanti saranno invitati a riflettere sul rituale e ad immaginare il proprio atto performativo. Lo faranno ricreando un ‘rito di passaggio’, o ‘rito stagionale’, o ‘rito dell’evento della vita’, o ‘rito di scambio’ di loro scelta, attraverso un’indagine sul rituale nell’arte, concentrando il modulo su riti socio-culturali contemporanei nel territorio di Trivero e Oasi Zegna. Nell’antropologia classica, la principale comprensione del rituale è che la ‘fase liminale’ porta in ultima analisi a un atto di reintegrazione in un determinato gruppo sociale. Al contrario, la nostra domanda principale sarà: potrebbe un’opera d’arte rendere la condizione liminale più permanente e portarci a un nuovo ordine invece che a uno prestabilito? Lavoreremo sull’associazione tra performance e rituale, sottolineando le loro possibilità processuali e trasformative, rendendo così la soglia del liminale la fonte principale dei nostri atti creativi”.