1+1=3. La formula trinamica enunciata dal Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto pone sotto i riflettori la rilevanza dell’incontro tra due unità, che, se poste insieme, possono dare vita a qualcosa di nuovo grazie alla loro interazione. Così la reinterpretazione del segno-simbolo dell’infinito stupisce, attraverso un’arte che smonta – o meglio, reinventa – un calcolo matematico che è stato l’abc della nostra infanzia alla scuole elementari. Metaforico, ma non troppo. Insomma, l’interazione, il confronto, il dialogo possono non solo dar vita a qualcosa di nuovo, ma plasmare sfumature dell’individualità stessa. Anche alcune delle residenze di Cittadellarte, gli UNIDEE lab, hanno dato e daranno risalto all’importanza creativa dell’ascolto e della condivisione per affrontare le tematiche cardine oggetto di studio e sviluppo da parte dei residenti. Il riferimento è ai nuovi moduli settimanali: a novembre si è svolto Tools and Technologies for Embedded Arts Practice, mentre a marzo saranno proposti i lab Artwork as Toolkit e Tools for the Commons. Come specificato dal visiting curator Andy Abbott, un filo rosso lega le due residenze: la pandemia e l’arte socialmente impegnata nell’epoca post COVID 19. “Le residenze nel 2020 e nel 2021 – ha specificato Abbott – hanno riunito un’ampia gamma di professionisti provenienti da tutto il mondo per condividere e sviluppare le rispettive pratiche nel proprio contesto di riferimento e la ricerca-azione. In un periodo di mutevoli restrizioni di viaggio e misure di distanziamento sociale, abbiamo scoperto che i residenti apprezzavano l’opportunità di condividere esperienze di lavoro socialmente impegnato che è indissolubilmente legato al suo contesto e spesso si basava su connessioni intime e impegno con il pubblico, i partecipanti e i collaboratori”. Attraverso le critiche di gruppo, la creazione di tracce individuali e collettive e le sessioni finali, i partecipanti hanno trovato e troveranno metodi con cui condividere progetti complessi e talvolta applicabili su larga scala o a lungo termine. “Nonostante la specificità delle pratiche condivise – ha specificato il visiting curator – abbiamo riscontrato che è vantaggioso portarle temporaneamente fuori contesto e invitare nuove prospettive per identificare temi, metodologie, approcci e sfide comuni. Nei nostri vari contesti post-pandemia abbiamo anche iniziato a condividere esperienze di (mal)uso e applicazione di vecchie tecnologie e strumenti digitali emergenti; da lettere e cartoline, all’hacking creativo delle sale riunioni delle chiamate in conferenza e alla condivisione dello schermo, alle proposte di blockchain e criptovalute per creare condizioni di lavoro più eque. I lab sono un’opportunità per continuare questo processo insieme in presenza”.
Crediti fotografici: Roberto Nino Betancourt.
Il primo lab
Il laboratorio settimanale, basato su quanto emerso dall’Embedded Arts Practice in a Postpandemic Future del 2020 e dalle residenze Groundwork for Embedded Arts Practice del 2021, è stato un’opportunità per condividere, elaborare e applicare le pratiche artistiche in corso o la ricerca-azione dei residenti con altre figure internazionali, tra le quali il team dei programmi di residenza di UNIDEE e gli ospiti tra cui l’artista Jeanne van Heeswijk (Paesi Bassi); il curatore, scrittore, artista ed educatore Paul O’ Neill (PUBLICS, Helsinki); l’artista, educatore, ricercatore Mick Wilson (HDK-Valand, Göteborg); e l’artista e curatrice Yvonne Carmichael (South Square Centre, Bradford). Nel corso di sette giorni sono state proposte critiche di gruppo, workshop con facilitazioni, creazioni di tracce collettive e attività informali, creando uno spazio ad hoc in cui i partecipanti hanno acquisto nuovi stimoli e metodologie utili a dare nuova linfa ai propri progetti di ricerca non solo nel loro contesto locale, ma sperimentandoli in un nuovo ambito geografico e sociale. I residenti, provenienti da una vasta gamma di background e con pratiche diverse nell’area dell’arte socialmente impegnata e della pratica sociale, curatoriale e comunitaria, sono stati i seguenti: Josie Tothill (UK); Diego Gutierrez (CR/PL); Ligia Fernandes (PT); Roberto Nino Betancourt (CO/IT); Jojo Hynes (IE); Stephanie Hanna (USA / DE); Claire Bouffay (FR); Tizo All (BR/DE); Ginevra Ludovici e Giovanni Paolin (IT); Lexie Owen (CA/NO); Alice Pedroletti (IT/DE); Annabelle Craven-Jones (UK); Krisztian Torok (HU); Olena Iegorova (UA/CH). Il programma è stato diviso in due laboratori sequenziali a Cittadellarte della durata di una settimana, con un seminario e una sessione di consegna per collegare i due. Il primo si è tenuto dal 4 al 15 novembre con Jeanne Van Heeswijk come mentore, mentre il secondo si è svolto dal 12 al 20 novembre con i contributi di Mick Wilson, Paul O’Neill e Yvonne Carmichael. I laboratori, svoltisi negli spazi della Fondazione Pistoletto si sono posti come studio condiviso per discussioni di gruppo, sessioni di condivisione e presentazioni, con l’opportunità di esplorazione immersiva per calarsi nel contesto dei paesaggi postindustriali e rurali di Biella. Come accennato, la metodologia formativa si è articolata attraverso critiche di gruppo, momenti di condivisione delle proprie pratiche, esercizi di gruppo, workshop e attività meno formali. Alla fine del laboratorio si è tenuto un seminario/simposio che è stato l’occasione per presentare l’operato dei residenti, del team curatoriale, degli ospiti e dei mentori; non solo, in quella circostanza i residenti delle due settimane hanno potuto relazionarsi e confrontarsi avvalendosi così di nuovi stimoli creativi.
Il secondo lab
Il secondo lab, che sarà avviato a marzo, vedrà numerosi i punti in comune col primo per tutto ciò che concerne la dimensione creativa e relazionale. Il programma, nello specifico, proporrà due residenze distinte: nella prima settimana Artwork as Toolkit (dal 21 al 26 marzo) e nella seconda Tools for the Commons (dal 28 marzo al 2 aprile). Il lab Artwork as Toolkit prenderà il via con una domanda chiave, ossia ‘Quali sono i nostri strumenti?’: questa residenza nasce infatti dall’intersezione di due piattaforme online come www.arte-util.org e www.dpe.tools che saranno presentate da Alessandra Saviotti in collaborazione con Gemma Medina e Owen Griffiths. “A partire dalla recente ‘usological turn’ – hanno spiegato le mentori – esamineremo un insieme di strumenti ed esercizi sviluppati nell’ambito di entrambe le piattaforme – come il ‘Coefficiente d’arte’ e ‘Una lettura capitalista della nostra solita colazione’ – che collocano l’arte all’inizio della sviluppo di una serie di tattiche per ottenere un cambiamento sociale”. Analizzando l’idea di un’opera d’arte come toolkit, i mentori proporranno ai residenti di esaminare come l’arte socialmente impegnata possa essere intesa “come tecnologia espansa che si manifesta come pratiche su scala 1:1. Dalle nostre pratiche e progetti diversi e spesso specifici – questo l’interrogativo sollevato dalle mentori che verrà sottoposto ai residenti – quale surplus possiamo condividere, preservare, fermentare e portare avanti per il futuro?”
Nel laboratorio Tools for the Commons saranno invece riunite e messe in rete le esperienze di artisti e attivisti creando spazi “per la crescita – così i mentori – dei common; dal micro livello dell’individuo, personale o soggettivo, fino alla bonifica o occupazione dello spazio urbano, all’influenza della pianificazione e della politica”. I mentori Emanuele Braga e Gabriella Riccio attingeranno alle loro esperienze negli spazi occupati dell’arte e della cultura MACAO (Milano) e L’Asilo (Napoli), nonché nel think-tank postcapitalista dell’Istituto di Immaginazione Radicale; i collaboratori di lunga data Keir Milburn e Gareth Brown condivideranno inoltre una prospettiva britannica sull’attivismo creativo, compreso l’uso di giochi di strategia politica, sessioni di sensibilizzazione utopica e l’istituzione di partenariati pubblici comuni. “Quali strumenti (o giocattoli) per stabilire e sviluppare i beni comuni – questo uno degli stimoli chiave che verranno offerti nella settimana – possiamo identificare, adattare o inventare? Quali di questi siamo in grado e disposti a condividere, e a quali termini?”. Di seguito la lista dei partecipanti alle due settimane: ad Artwork as Toolkit parteciperanno Kristyn Lopez (USA), RL Wilson (GB), Calum Bayne (GB), Caterina Stamou (GR), Hwa Young (GB), Cristina Picco (IT), Lexie Owen (CA), Annelyse Gelman (USA), Kasia Sobucka (PL); prenderanno parte a Tools for the Commons Nicole Sánchez (PT), Rachel Botha (IE), Nicolas Ferrara (IT), Anouk Beckers (NL), Calcagno Cullen (USA), Hwa Young (UK), Cristina Picco (IT), Lexie Owen (CA).
Il commento del visiting curator
“Poiché l’arte socialmente impegnata continua ad essere sempre più riconosciuta dal mondo dell’arte tradizionale e istituzionale come disciplina – ha spiegato Abbott – riflettiamo su come creare risorse condivise e toolkit per pratiche integrate in grado di interrompere l’omogeneizzazione e la standardizzazione di tale pratica. Come possiamo deterritorializzare la pratica situata e mantenerla pungente? Cosa può essere condiviso, cosa si può trasferire, cosa può essere adattato e riproposto, cosa è specifico e/o dipendente dal contesto? Quali strumenti e strumenti possono essere dirottati o riproposti per fare di più che, nelle parole di Audre Lorde, battere temporaneamente il maestro al suo stesso gioco? Quali risorse e tattiche possiamo condividere per smantellare collettivamente il vecchio mondo e forgiare nuovi percorsi per uscire dalle crisi perenni del tardo capitalismo? E oltre alla strumentalizzazione – ha concluso – quali altri benefici potrebbero esserci nel dedicare del tempo a condividere le nostre esperienze concrete e imparare gli uni dagli altri?”