“Dio c’è?”: Michelangelo Pistoletto intervistato su Rai 3 da “Protestantesimo”
Nell'ultimo episodio della rubrica religiosa televisiva il maestro è stato intervistato da Barbara Battaglia su temi quali il Terzo Paradiso, l'arte e la religione. “Il concetto di Dio che viene dato come verità - ha affermato Pistoletto - ho cercato di renderlo elemento di responsabilità”.

Presentare al pubblico televisivo la cultura e fede protestante in Italia e nel mondo contestualizzandola nell’attuale società multiculturale: è questo l’obiettivo di Protestantesimo, rubrica trasmessa per quasi 50 anni da Rai 2 e, dal giugno 2022, da Rai 3. Il programma, curato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia in convenzione con la Rai, tratta argomenti e approfondimenti relativi alle chiese protestanti presenti sul territorio italiano. L’ultimo episodio del format ha visto protagonista anche Michelangelo Pistoletto: il maestro è stato intervistato dalla giornalista Barbara Battaglia in un viaggio tra spiritualità e creatività. Il fondatore di Cittadellarte ha esordito riflettendo sul termine ‘paradiso’, che “viene dall’antico persiano e significa ‘giardino protetto’. È un luogo – ha spiegato – in cui nasce la vegetazione pur essendo dentro il deserto (…). Noi abbiamo oggi da una parte la natura, in cui viviamo e di cui ci nutriamo, e dall’altra parte abbiamo l’artificio, che è cresciuto fino al punto di rendere precario il rapporto la natura stessa”.

Pistoletto si è poi focalizzato sul suo simbolo trinamico e sul ruolo dell’artista, che prevede di “riprendere, proprio dall’inizio, il concetto di arte, che è quello della creazione. Infatti il Terzo Paradiso è anche il simbolo della creazione, che avviene attraverso la connessione di due elementi opposti, diversi. I cerchi esterni si connetto in quello centrale e lì producono un nuovo elemento che non esisteva. Ogni cosa esiste – ha aggiunto – in quanto unione di elementi diversi: non c’è niente di unico, assoluto, centrale, statico, perché tutto avviene per combinazione. Abbiamo sempre la dualità nelle opposizioni che al centro producono un qualcosa che non esisteva. Quindi, questa è l’arte: la capacità umana di intendersi, produrre, creare e organizzare. L’arte, dunque, fa società”.

Il maestro è poi passato all’etimologia della parola ‘religione’: “Significa ‘religare’, ossia mettere insieme, che è una necessità dell’umanità, al contrario di ‘relegare’, che vuol dire invece dividersi, chiudersi nelle differenti condizioni che possono diventare facilmente opposizioni e contrapposizioni di guerra. L’arte vuole oggi, secondo quello che è il mio interesse, portare le religioni a intendersi. Quindi vedo la religione – ha sottolineato – come necessità di organizzare armonicamente e equilibratamente il rapporto tra le persone”.

L’intervista si è poi conclusa con un approfondimento sul concetto di Dio: “Non l’ho inventato io – ha asserito il maestro –, l’ho trovato così come ho trovato la vita sociale nel quale io mi trovo. Ma il concetto di Dio che mi è dato come verità, io ho cercato di renderlo elemento di responsabilità mia: io devo essere responsabile di accettare o meno una verità che mi viene detta senza essere confermata anche scientificamente. Quindi io davanti un’ipotesi dico: ‘va bene, forse dio c’è’, ma la cosa di cui sono certo è che io ci sono, così come ci sono tutte le persone nel mondo che dicono che Dio c’è. Ma poi queste persone accettano o sanno che dio c’è? È un oltre – ha specificato – che io accetto, ma andrebbe accolto con condizione di verità”.

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