Coronavirus, l’Italia è zona rossa. Il presidente della Regione Piemonte Cirio: “Ecco cosa cambia da oggi”
Ieri - 9 marzo - il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato misure restrittive per l'intero paese che sono in vigore da oggi. La prima regola? Evitare ogni spostamento ingiustificato: è consentito uscire dalla propria abitazione solo per recarsi a lavoro o per qualsiasi situazione di emergenza o stato di necessità. A livello regionale, Alberto Cirio ha illustrato le novità con un video-intervento nei suoi canali social: "Le nuove regole sono fondamentali per salvare le nostre vite".

#iostoacasa: nelle ultime ore, in tutto il territorio italiano, è attorno a questo hashtag che si comunica come contrastare l’emergenza Coronavirus. Non è con un messaggio sul web o con poche righe virtuali che l’allarme nazionale si può placare, ma, in questa società che presta spesso più attenzione all’online rispetto all’offline, ogni messaggio può rivelarsi utile a far comprende la criticità sanitaria a cui la nostra penisola deve far fronte. Negli ultimi giorni, il messaggio lanciato dall’hashtag, ovvero non muoversi a meno di valide motivazioni, era stato ‘voce’ di medici, politici, autorità, personaggi famosi o di chiunque avesse compreso la gravità della situazione. Da oggi, però, ‘stare a casa’ non è un consiglio, ma un obbligo. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato il Dpcm 9 marzo 2020 recante nuove misure per il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus Covid-19 sull’intero territorio nazionale, valide dal 10 marzo al 3 aprile 2020. Il decreto prevede, ad esempio, il divieto agli spostamenti, le scuole chiuse e il blocco di ogni manifestazione sportiva. “Da oggi – ha annunciato ieri sera Giuseppe Conte nell’ambito di una conferenza stampaci sarà l’Italia zona protetta e le misure già previste dal Dpcm dello scorso 8 marzo saranno valide sull’intero territorio nazionale“. Niente più distinzione di zona con più o meno rischio. Tutta Italia in allerta, che sia un paese di campagna o una capoluogo, la situazione non cambia.

Nella serata di ieri è intervenuto, con una diretta sulla sua pagina Facebook (proposta a fondo articolo), il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio per fare chiarezza e argomentare le novità. “Dopo una videoconferenza tra noi presidenti delle regioni e Conte – ha esordito – abbiamo analizzato se le ultime misure che il governo aveva adottato erano sufficienti per contenere il contagio del Coronavirus. Siamo partiti dai dati, regione per regione: nel mio caso, in Piemonte, si sono registrati 13 decessi, 380 persone positive al contagio e 61 ricoverati in rianimazione”. Da quest’ultimo numero si evince che sono 61 i letti occupati: “L’occupazione dei letti di rianimazione – sottolinea Cirio – è la vera soglia di gravità per la gestione del Coronavirus, perché viene considerata un’influenza un po’ più grave, ma è una malattia che impone ad una parte di quelli che risultano positivi al test di essere ricoverati in sede di terapia intensiva o sub-intensiva”. I posti, però, sono limitati ed occorre contenere i contagi. Un processo che richideva misure ancor più rigide: fino a ieri c’erano distinzioni tra zone rosse e arancioni, ad esempio, ma col nuovo decreto tutto cambia: “Non esistono più – specifica Cirio – differenziazioni. Abbiamo – lui e gli altri presidenti delle regioni, ndr – chiesto a Conte una misura unica e uguale per ogni parte d’Italia. Questo contagio, infatti, lo vinciamo soltanto se la gente rimane a casa e solo se le regole sono uguali per tutti”. Il riferimento del politico italiano – lui stesso positivo al Coronavirus – è a coloro che non hanno rispettato i precedenti suggerimenti di buon senso, spostandosi per intrattenimento personale in montagna o in altre zone a rischio di assembramento. “Il senso di responsabilità – afferma con fermezza Cirio – è stare a casa. Questo il governo lo ha capito, lo ha condiviso e lo ha esteso subito col nuovo decreto”.

Cirio, dopo aver messo in luce il dietro le quinte della vicenda, ha illustrato quali comportamenti vanno adottati dalla popolazione, a livello nazionale e locale: “La prima regola da oggi fino al 3 aprile? Evitare ogni spostamento ingiustificato: bisogna uscire da casa solo per andare a lavorare o per qualsiasi situazione di emergenza o stato di necessità. E non si può fingere di avere un’urgenza, perché i controlli finalmente ci saranno e una persona dovrà autocertificare il motivo del suo spostamento”. Nel dettaglio, è possibile recarsi a lavoro senza alcuna limitazione. “L’economia e il lavoro – ha sottolineato il politico – non si fermano. Ma non si può uscire per svago o shopping da adesso fin quando l’emergenza del Coronavirus non sarà rientrata. So che è un disagio, ma lo facciamo per salvare la vita di tante persone, soprattutto quelle anziane, che sono le più vulnerabili. Noi glielo dobbiamo: possiamo anche cambiare le abitudini della nostra vita per qualche settimana per difendere l’integrità e la salute di molte persone”.

Da oggi, inoltre, sono sospese tutte la manifestazioni pubbliche e private, oltre agli eventi ludici, sportivi (chiuse, ad esempio, le stazioni sciistiche e sospeso il campionato di calcio) e fieristici. La situazione coinvolge anche i luoghi di culto: la conferenza episcopale, come affermato da Cirio, ha già stabilito di ridurre e vietare le messe; nelle chiese ci si potrà recare solo se verranno garantite misure organizzative tali per cui si vieti l’assembramento, con distanza minima di almeno 1 metro tra una persona e l’altra. Le limitazioni di ‘spazio’ riguardano anche i supermercati, mentre bar e ristoranti potranno aprire solo dalle 6 alle 18. “Dobbiamo muoverci il meno possibile. Iniziamo a vivere – conclude il politico – sulla base di questo nuovo regime di regole, da adottare non soltanto per l’eventuale sanzione in caso di violazione, ma perché possono salvare le nostre vite”.

? #Coronavirus PIEMONTE – Cosa cambia da domani – Prima parte

Pubblicato da Alberto Cirio su Lunedì 9 marzo 2020

 


Immagine di copertina: Alberto Cirio (crediti fotografici Wikipedia).