Arte dell’equilibrio #43 | Maria Gabriella Lay, come lavorerai?
L'ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso e rappresentante dell’ILO delle Nazioni Unite è la 43esima ospite dell'iniziativa "Arte dell'equilibrio/Pandemopraxia" lanciata da Cittadellarte. Maria Gabriella Lay mette in luce le criticità che la pandemia ha portato con sé, ma individua le chiavi di volta per far fronte all'emergenza  post Coronavirus: "La formula trinamica del Terzo Paradiso può e deve rappresentare una guida nel processo di analisi e di rinascita e l’Arte della Demopraxia potrà tracciare un percorso operativo per la realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030". L'ospite di questa puntata si sofferma inoltre sul ruolo della sostenibilità (in ambito economico, sociale e ambientale) durante e dopo l'emergenza Covid-19 e sul recente operato dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Non solo: illustra la mission e il lavoro del progetto "Giovani in azione" portato avanti in Sardegna.

Come lavorerai?

Coniughiamo Arte, Diritto ed Economia
Nuove dinamiche per una condivisa visione di futuro

Credo proprio che il Covid-19 abbia rafforzato il legame tra tutti noi e ancor più dato luce allo spirito che ci guida nel voler risvegliare gli animi all’esercizio di una autentica rinascita e riformare l’assetto capitalistico dell’economia che penalizza uomo e natura e ne privilegia la finanziarizzazione.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ‘Trasformare il nostro mondo’, con i suoi 17 obiettivi e i 169 traguardi, mira a stimolare coerenti interventi degli stati membri, delle singole parti in causa e della società civile, nella sapiente gestione delle tre correlate dimensioni economica, sociale e ambientale per liberare la razza umana dalla tirannia della povertà, dell’ingiustizia sociale e per curare e salvaguardare il nostro pianeta. L’avvento del Covid-19 e la sua diffusione planetaria hanno acuito nell’individuo il senso di vulnerabilità, la consapevolezza dell’interdipendenza, della connessione nelle dinamiche relazionali e nel contempo ha messo a nudo molte delle disfunzioni sistemiche del processo di globalizzazione. La ‘sfida globale’ del virus suscita inquietanti interrogativi. In molti è scaturita una presa di coscienza delle corresponsabilità nel perpetuare gli squilibri strutturali e comportamentali che progressivamente minacciano la prosperità, la pace e il futuro alle nuove generazioni. E la riflessione impone progressive e ineludibili domande sul come poter rimuovere evidenti ingiustizie lesive di inalienabili diritti. La formula trinamica del Terzo Paradiso può e deve rappresentare una guida nel processo di analisi e di rinascita e l’Arte della Demopraxia potrà tracciare un percorso operativo per la realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

La pandemia potrà segnare l’inizio di un cambiamento epocale a livello planetario ma occorre partire dal basso se si vuole promuovere nel cittadino, e in quelli più giovani in particolare, l’acquisizione di un quadro di adeguate conoscenze, competenze e valori. Le nostre capacità scientifiche e tecnologiche devono perseguire un rapporto equilibrato tra uomo e natura. Adottare un modello di sviluppo sostenibile vuol dire trovare un equilibrio dinamico tra le tre dimensioni (sociale, economica e ambientale) e quindi tra valori diversi (crescita economica, equità sociale, integrità ecologica). Le scelte rispecchiano giudizi di valore e non sono affrontabili solo con strumenti tecnici o da esperti ma devono scaturire da un processo di consapevolezza, di partecipazione e condivisione. Uno sviluppo sostenibile* è quindi uno sviluppo partecipato con le istituzioni per prevenire il depauperamento delle risorse, gli squilibri sociali e le situazioni di accentuate criticità per la salute, il lavoro e il benessere.
Il sistema capitalistico deve essere riformato nel rispetto della rivalutazione e osservanza dei beni comuni – beni ambientali e culturali – quell’insieme di risorse gratuite e condivise che l’individuo riceve come membro della comunità e che ha l’obbligo di preservare per la collettività dell’oggi e del divenire. Solo attraverso un’oculata gestione delle risorse è possibile garantire alle generazioni future la possibilità di soddisfare i propri bisogni. In questo momento storico si rende più che mai necessario metter in atto sistemi economici operativi che garantiscano il rispetto dei beni comuni e l’osservanza dei costi sociali nel processo produttivo con la regolare inclusione di tutte le esternalità negative (il cambiamento climatico è un evidente problema di esternalità negativa). A garanzia di una crescita qualitativa, strutturata sui 17 Obiettivi – universali, indivisibili e rivoluzionari -, occorre necessariamente stabilire un chiaro quadro concettuale che assicuri una saggia integrazione di soluzioni economicamente valide, ecologicamente sostenibili e socialmente eque.

La pandemia ha devastato il mondo del lavoro, causando enormi sofferenze umane e mettendo in luce l’estrema vulnerabilità di molti milioni di lavoratori, delle lavoratrici in particolare, e delle imprese. Miliardi di lavoratori rischiano di perdere i loro mezzi di sostentamento e anche i bambini e gli adolescenti vittime del lavoro minorile sono ancor più esposti a forme di sfruttamento e abuso. I giovani, molti dei quali si trovavano già in una situazione di notevole difficoltà nel mercato del lavoro prima del Covid-19, hanno visto le loro prospettive peggiorare drasticamente. Ad essere colpiti nel modo più duro e crudele sono sempre i più vulnerabili e i più svantaggiati. La perdita di lavoro non è soltanto un problema economico, perché crea nell’individuo una ferita profonda alla propria dignità e autostima e genera un impatto negativo che va ben oltre la perdita di denaro. Nel processo di ripresa e di crescita il lavoro dovrebbe costituire una priorità insieme alla salute.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha appena concluso il vertice mondiale Covid-19 e il mondo del lavoro – Costruire un futuro del lavoro migliore, una piattaforma di alto livello per i rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori ed altri attori, per affrontare le conseguenze economiche e sociali delle pandemia. Oggetto della discussione le sfide e le risposte dei paesi membri alla Dichiarazione del Centenario dell’ILO per il futuro del lavoro.

La Dichiarazione riconosce che il mondo del lavoro sta subendo una trasformazione sotto l’influenza dell’innovazione tecnologica, dell’evoluzione demografica, del cambiamento climatico e della globalizzazione. Essa stabilisce una tabella di marcia perché l’Organizzazione e i suoi costituenti tripartiti possano determinare e orientare questi cambiamenti attraverso un approccio al futuro del lavoro incentrato sulla persona, in un contesto in cui persistono povertà, disuguaglianze, ingiustizie, conflitti e disastri che fanno pesare una continua minaccia su una condivisione della prosperità e sul lavoro dignitoso per tutti. La Dichiarazione sottolinea la necessità di rafforzare le capacità di tutte le persone per consentire a tutti di beneficiare dei cambiamenti nel lavoro, di rafforzare le istituzioni del lavoro per assicurare un’adeguata protezione a tutti i lavoratori e di promuovere una crescita sostenuta, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione produttiva e il lavoro dignitoso per tutti. Essa evidenzia inoltre il ruolo determinante delle norme internazionali del lavoro e del dialogo sociale nel promuovere questi obiettivi. La Dichiarazione del Centenario è stata accolta con grande favore a livello nazionale e internazionale. In particolare, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che ne riconosce la fondamentale rilevanza per il lavoro del sistema delle NazionUnite e chiede a tutte le sue Entità di considerare l’integrazione dei suoi contenuti nel Quadro della cooperazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile”.*

Il 25 luglio 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva già sollecitato la comunità internazionale ad intensificare gli sforzi per sradicare il lavoro forzato e il lavoro minorile e adottato all’unanimità una risoluzione che dichiara il 2021 Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile*. La risoluzione riafferma l’impegno degli stati membri per l’Agenda 2030 ad “adottare misure immediate ed efficaci per porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani e garantire il divieto e l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile, incluso il reclutamento e l’uso dei bambini soldato e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme”. L’Assemblea Generale ha chiesto all’Organizzazione Internazionale del Lavoro di assumere un ruolo guida nella sua attuazione e invita gli stati membri, le agenzie del sistema Nazioni Unite, le organizzazioni non governative (NGO), la società civile, singoli individui e tutte le parti interessate (stakeholder) ad osservare l’Anno Internazionale attraverso attività mirate a suscitare “la consapevolezza dell’importanza dell’eradicazione del lavoro minorile e la condivisione di esperienze che hanno ottenuto un risultato significativo”. Cause e conseguenze dello sfruttamento minorile dovrebbero essere esaminate a fondo per comprendere la correlazione del fenomeno e le deliberate intenzionalità di profitto nel mercato internazionale che la delocalizzazione della produzione facilita. Mi auguro che molte Ambasciate Rebirth/Terzo Paradiso vogliano accogliere l’appello delle Nazioni Unite.

Nel mondo sono più di 152 milioni i bambini e gli adolescenti costretti a lavorare nell’indifferenza generalizzata. 73 milioni di questi svolgono lavori pericolosi con conseguenze irreversibili*. A loro viene negato il diritto al gioco, alla scuola, agli affetti. Sono bambini e bambine esposti a condizioni  che compromettono, spesso irrimediabilmente, il loro sviluppo fisico, emotivo, la loro crescita spirituale e sociale. Accomunati dalla tragedia della povertà e ignorati dall’esercizio della legge, questi minori sono vulnerabile preda di prepotenze, coercizione e violenza per logiche di profitto e per l’indifferenza e l’omertà dei consumatori. Ciò che si produce con lo sfruttamento dell’infanzia approda anche ai nostri mercati, nelle nostre case. Il lavoro minorile è un fenomeno complesso, espressione di una economia globalizzata dominata dal consumismo e dalla speculazione finanziaria in cui spesso la delocalizzazione della produzione favorisce illeciti e smisurati profitti dei pochi. Il lavoro è un diritto per l’adulto come la scuola è un diritto per i bambini e gli adolescenti. Stime pre Covid-19 dicono che nel mondo oltre 200 milioni di adulti sono senza lavoro e paradossalmente ci sono più di 152 milioni di minori che non possono vivere la propria infanzia perché costretti a lavorare. Il mondo uscirà dalla pandemia con livelli ben più alti di disoccupazione, disuguaglianza, povertà, debito e frustrazione politica. Questo rende ancora più evidente che, individualmente e collettivamente, i governi debbano porre al centro dei loro piani di ripresa il concetto di ‘ricostruire in meglio’ rispetto al punto in cui eravamo prima.

L’Italia ha una prerogativa singolare in tema di lavoro perché la Costituzione della Repubblica Italiana enuncia i fondamenti dell’ordinamento giuridico nel testo della Carta che si configurano in criteri guida, cui i pubblici poteri, compreso quello legislativo, devono conformarsi in quanto rappresentano valori inderogabili dell’ordinamento. Il principio lavorista (art. 1 e art. 4)* colloca il lavoro e quanti lo esercitano al centro della vita politica, economica e sociale del paese. Il lavoro si definisce come un diritto, da cui l’espressione “la Repubblica italiana è fondata sul lavoro” ed altresì un dovere per contribuire “al progresso materiale e spirituale della società”*.

Progettualità 2020 – 2021

Questo è il quadro d’insieme da cui si riparte. Il programma Giovani in azione dell’Ambasciata Rebirth/Terzo Paradiso di Alghero è attivo grazie alle ben strutturate alleanze con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), la consolidata collaborazione con le Facoltà di Giurisprudenza e di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università degli Studi di Sassari e con l’Università delle Tre Età di Alghero. Il rapporto con l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici e il legame con l’ASviS sono preziose risorse.
Non possiamo esimerci dal fare. Abbiamo una preziosa partnership, possediamo un insieme di efficaci elementi che spaziano dall’arte al diritto internazionale e il coinvolgimento attivo delle istituzioni preposte alle formazione dei giovani e dei docenti. Il tutto in un’isola che può dare carattere all’iniziativa valorizzando la cultura e la bellezza del territorio. Sta a tutti noi rendere operativa una decisa volontà che porti nella scuola di ogni ordine e grado in Sardegna un rinnovamento di metodo e contenuti per attivare le energie creative dei giovani e la motivazione dei docenti. Si tratta di proporre un modello di insegnamento che incoraggi, che promuova il pensiero critico indipendente capace di scardinare sistemi involuti del pensiero, acquiescenti alla imperante demagogia, alla logica di potere, alla strumentalizzazione allettante dell’effimero.

Con le elezioni dello scorso anno, a causa della discontinuità della politica locale, abbiamo per ora sospeso le attività con Giunta Comunale di Alghero. Le trattative in corso per la ripresa del programma richiedono tempi supplementari. Le due città nelle quali abbiamo operato col sostegno delle istituzioni sono Sassari e Nuoro. Grande l’impegno e gratificanti i risultati. Nell’associarsi alle celebrazioni del Centenario dell’ILO, nel quadro degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, sia a Sassari che a Nuoro, l’iniziativa Giovani in azione ha coinvolto attivamente migliaia di giovani delle scuole di ogni ordine e grado. L’esposizione della Tela di Pinocchio* presso le sedi delle rispettive municipalità ha offerto l’occasione di visite guidate per poi approfondire nelle rispettive scuole/laboratori , con il prezioso contributo dei docenti, la tematica dello sfruttamento e delle correlate implicazioni di carattere economico e sociale. Forti del lascito culturale del pensiero di Antonio Gramsci, sintetizzato nella pagina Odio gli indifferenti*, ha preso vita il Manifesto per un futuro sostenibile* – entrambi i testi a fine articolo, ndr – e con la firma della petizione i giovani hanno espresso la loro adesione e una consapevole partecipazione.

Le scuole e le università sono per antonomasia terreni fertili per la coltivazione della democrazia o meglio della demopraxia e del sapere produttivo. L’imprescindibile e improcrastinabile dettato dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ci offre un chiaro piano d’azione con i 17 obiettivi e i 169 target. Le attività calendarizzate nel 2019 e 2020, prima che il Covid-19 imponesse l’isolamento, hanno interessato altri territori dell’isola secondo un piano che prevede il graduale e progressivo coinvolgimento delle scuole e università dell’intera Sardegna. Il ‘modello educativo’ si avvale dell’arte e del diritto per far crescere cittadini attivi, responsabili, dotati di spirito critico, operosi e capaci di essere protagonisti del cambiamento.

Per riuscire nei suoi compiti, l’educazione deve essere organizzata intorno a quattro tipi fondamentali di apprendimento, che nel corso della vita di un individuo, saranno in certo senso i pilastri della conoscenza: imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti di comprensione; imparare a fare, in modo tale di essere capaci di agire creativamente nel proprio ambiente; imparare a vivere insieme, in modo da partecipare e collaborare con gli altri in tutte le attività umane; imparare ad essere: un progresso essenziale, che deriva dai tre precedenti. Ovviamente questi quattro percorsi della conoscenza formano tutt’uno, perché vi sono tra loro molti punti di contatto, d’incrocio e di scambio”. Jacques Delors, “Nell’educazione un tesoro”, “Per un nuovo ordine mondiale”.

Questo processo formativo conferisce ai giovani empowerment, termine che racchiude un insieme sfaccettato di significati. Empowerment significa conferimento del potere, attivazione, utilizzo ottimale del potenziale personale per la valorizzazione del sé, emancipazione per saper essere protagonisti della propria vita e vivere nel contempo una cittadinanza attiva e responsabile nella comunità. Le Nazioni Unite con l’Agenda 2030 e con la proclamazione dell’Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile sollecitano l’attiva partecipazione dei giovani e si attendono che la scuola offra strumenti efficaci per renderli veri protagonisti del cambiamento.

La ripresa dopo il Covid-19 sarà lenta e graduale. Le nuove attività di Giovani in azione saranno programmate e realizzate con realismo e cautela. La scuola ha sempre bisogno di innovazione e dedizione. Più che mai ora. Sarà necessario esplorare adeguatamente nuovi territori nel tracciare le prospettive del percorso che sappia affidare ai giovani un ruolo speciale affinché siano protagonisti lungo l’intero iter, dalla progettazione alla realizzazione e sappiano coniugare la potenza espressiva dell’arte al valore dell’impegno sociale. Le tematiche dominanti – l’Agenda 2030, il Terzo Paradiso, l’Arte della Demopraxia e in particolare lo sfruttamento del lavoro minorile – verranno trattate distintamente con docenti e studenti per poi confluire in attività con dinamiche di gruppo* e il coinvolgimento delle famiglie. Educazione, etica ed estetica sono strutturate per concorrere alla creazione del capitale umano e stimolare autentica partecipazione al processo di rinnovamento. Con l’arte e la sua prerogativa nello sviluppo dell’intelligenza emotiva e sociale, l’impegno dei tanti giovani avrà una feconda ricaduta nelle comunità di appartenenza per l’attivazione di una coscienza collettiva.

Nel condurre l’impegnativo processo di rinnovamento Giovani in azione confidiamo nell’installazione in Sardegna, in un significativo spazio non ancora definito, di un’opera d’arte pubblica nella forma del simbolo del Terzo Paradiso per poter suggellare il ‘punto di svolta’ con la fusione di valori e metodo per una auspicata ‘rinascita’. Questa aspirazione, questo disegno funge da catalizzatore di tante energie nel dialogo avviato con le componenti responsabili della cultura e arte a livello regionale e con la comunità di artisti sardi sensibili al rinnovamento e a noi molto vicini.

“Un invito ad agire per cambiare il nostro mondo”
Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

Testo dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Settant’anni fa, una precedente generazione di leader mondiali si riunì per creare le Nazioni Unite. Dalle ceneri della guerra e delle divisioni tra paesi, hanno plasmato questa Organizzazione e i valori della pace, del dialogo e della cooperazione internazionale che la ispirano. La Carta delle Nazioni Unite rappresenta l’incarnazione suprema di questi valori. Anche oggi stiamo prendendo una decisione di grande importanza storica. Decidiamo di costruire un futuro migliore per tutte le persone, compresi i milioni a cui è stata negata la possibilità di condurre una vita decente, dignitosa e gratificante e raggiungere il loro pieno potenziale umano. Possiamo essere la prima generazione che riesce a porre fine alla povertà; così come potremmo essere l’ultima ad avere la possibilità di salvare il pianeta. Il mondo sarà un posto migliore nel 2030 se riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi.

Quello che annunciamo oggi – un’Agenda per l’azione globale dei prossimi 15 anni – è uno statuto per le persone e il pianeta del XXI secolo. Bambini e giovani uomini e donne sono agenti critici del cambiamento e troveranno nei nuovi obiettivi una piattaforma per incanalare le loro infinite potenzialità per l’attivismo verso la creazione di un mondo migliore. “Noi popoli” è il celebre incipit della Carta delle Nazioni Unite. Siamo “noi popoli” ad imbarcarci oggi sulla strada per il 2030. Il nostro viaggio coinvolgerà governi e parlamenti, il sistema delle Nazioni Unite e di altre istituzioni internazionali, autorità locali, le popolazioni indigene, la società civile, le imprese e il settore privato, la comunità scientifica e accademica – e tutte le persone. A milioni si sono già impegnati con questa Agenda e la faranno propria. È un’Agenda delle persone, dal popolo e per il popolo – e questo, crediamo, assicurerà il suo successo. Il futuro dell’umanità e del nostro pianeta è nelle nostre mani. Si trova anche nelle mani delle nuove generazioni, che passeranno il testimone alle generazioni future. Abbiamo tracciato la strada verso lo sviluppo sostenibile; servirà ad assicurarci che il viaggio avrà successo e i suoi risultati saranno irreversibili.

Giovani in azione (allegato 1)
Manifesto per un futuro sostenibile

Noi scuole della città di Nuoro, noi studenti, nel celebrare il centenario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro,
• forti del lascito culturale del pensiero di Antonio Gramsci, sintetizzato nella pagina allegata, “Odio gli indifferenti”,
• motivati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite,
• sollecitati dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per l`istituzione dell’Anno internazionale per l’eliminazione dello sfruttamento del lavoro minorile, 2021,
• sostenuti dalle direttive del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca Un piano in 10 azioni per una scuola più aperta, inclusiva e innovativa del 31 gennaio 2017,
ci impegnamo ad essere promotrici e promotori di un’istanza che si traduca in un’alleanza tra scuole, istituzioni regionali, nazionali e territorio perché si generino procedure attuative di breve e lungo periodo capaci di alimentare lo spirito critico e operativo dei singoli studenti nel perseguimento della tutela per il diritto dei minori, perché venga rispettato l’imperativo della sostenibilità a garanzia di una crescita qualitativa.

In ciascuna scuola è prevista la firma della petizione degli studenti che saranno adeguatamente formati per aderire consapevolmente e con la necessaria gradualità all’iniziativa di carattere internazionale. Il 9 novembre al Palazzo di Giustizia verrà esposta la Tela di Pinocchio e verrà lanciata formalmente l’iniziativa Giovani in azione alla presenza delle autorità competenti.

Odio gli indifferenti (allegato 2)

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitarismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è un peso morto della storia. L’indifferenza opera passivamente ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare, è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora perché non se ne preoccupa; allora sembra la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi da fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro di come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nella coscienza della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede, non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti” .

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

 

Io e lo sviluppo sostenibile (allegato 3)
Vivere con stile. Differenziamoci
Esamino il mio modello comportamentale e mi interrogo:
Come concorro io allo sviluppo sostenibile in ciascuno dei tre ambiti?

Economia – Come spendo i miei soldi? Spreco, risparmio, capitalizzo risorse? Sono consapevole che con i miei acquisti metto in moto la filiera della produzione e incido sul lavoro, il rispetto dei diritti, l’inquinamento, lo sfruttamento, etc? Attingo informazioni sulla provenienza dei prodotti?
Società – Nelle mie abitudini quotidiane, nel rapportarmi con gli altri che cosa offro? Qual è il mio contributo? Come concorro alla produzione del bene comune ? È il mio comportamento costruttivo, capace di produrre benessere, crescita intellettuale e sociale? Come gestisco la mia emotività? Come esprimo la mia volontà? Che cosa faccio per il mio paese, la mia scuola, la mia famiglia?
Ambiente – Come mi rapporto con la natura, con l’ambiente naturale e sociale nella mia quotidianità? Sono consapevole che ogni mia scelta ha un impatto, che il mio fare o il non fare  lascia una traccia (vedi teoria Lorenz)? Sono io parte della soluzione o del problema?

‘Vivere con stile’ significa acquisire conoscenza degli squilibri che causano e minacciano ulteriormente lo sviluppo sostenibile. Significa essere consapevoli del valore delle proprie scelte e non seguire per inerzia i condizionamenti del miope consumismo. Significa stimolare il pensiero critico in noi e negli altri, sollecitare la propria creatività e l’impegno sociale con un approccio glocale (pensare globalmente e agire localmente). Significa rifiutare il diktat del profitto e del denaro e indignarsi per la coesistenza di una estrema povertà e di una ricchezza arrogante. Significa ancor più esprimere fattivamente il proprio impegno civile per diffondere la consapevolezza attraverso iniziative che possano trasmettere questi valori nella propria comunità. “Spetta a noi, tutti insieme, vigilare perché la nostra società sia una società di cui andare fieri. Un uomo è un vero uomo soltanto quando è davvero impegnato e si sente responsabile”.*

 


1* – “Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”. Rapporto Brundtland 1987
2* – Nota di sintesi: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—europe/—ro-geneva/—ilo-rome/documents/publication/wcms_749064.pdf
3* – Resolution adopted by the General Assembly on 25 July 2019: https://undocs.org/en/A/RES/73/327
4* – Child to Child Solidarity Concert : A Future without Child Labour
https://www.youtube.com/watch?v=QVwDk94Taag
Lavoro minorile
https://www.ilo.org/rome/approfondimenti/WCMS_578887/lang–it/index.htm
5* – Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. –
Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.
6* – La Costituzione Esplicata a cura di Federico del Giudice. Edizioni Giuridiche Simon E
7* – Dipinto Tela di Pinocchio https://www.ilo.org/rome/approfondimenti/WCMS_220746/lang–it/index.htm  Brochure: C’era una volta… «… Grillo Parlante, dove sei?»
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—europe/—ro-geneva/—ilo-rome/documents/genericdocument/wcms_220743.pdf
8* – Allegato n.2 Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci
9* – Allegato n. 1 Giovani in azione – Manifesto per un future sostenibile
10* – Allegato n.3. Io e lo sviluppo sostenibile. Vivere con stile. Differenziamoci
11* – Indignatevi! Impegnatevi! Pubblicazioni di Stéphane Hessel