Arte, demopraxia, design, magia e finzione: sono queste alcune delle tematiche affrontate durante l’ultimo modulo di UNIDEE, sviluppate attraverso gli interventi di differenti docenti e relatori. Si è trattata di un’iniziativa formativa tenutasi negli spazi della Fondazione Pistoletto, organizzata da Cittadellarte in collaborazione e in co-progettazione con la Linnaeus University. L’appuntamento, che ha previsto uno scambio di tutor tra le due realtà, ha preso il via la sera di giovedì 4 aprile, ma è entrata nel vivo – con l’inizio delle attività – il giorno seguente. Il modulo è stato articolato attraverso un modello di retreat, una sorta di ritiro dedicato al mondo dell’arte: gli studenti hanno momentaneamente ‘lasciato’ le classi, passando a un contesto differente. Nella dimensione di Cittadellarte, infatti, gli alunni hanno potuto concentrarsi sulle proprie ricerche individuali, operando anche come gruppi di studio. Tra nuove dinamiche ed attività, i giovani hanno potuto interfacciarsi con tutor e ospiti che hanno arricchito la loro esperienza formativa. “I retreat con le università – spiega ai nostri microfoni Valerio Del Baglivo, visiting curator di UNIDEE – permettono di vivere un’esperienza immersiva, ‘staccandosi’ dalle aule. I designer partecipanti, ad esempio, sono passati dall’istituzione scolastica a una realtà artistica come la nostra, che ha permesso loro di concentrarsi su se stessi e di vivere un cambio di prospettiva su molti fattori, come orari, contesto e regole”.
Nell’immagine il gruppo di partecipanti con Valerio Del Baglivo e Adrian Paci (rispettivamente il terzo e il secondo in piedi da destra).
Venerdì, dopo una visita guidata tesa a scoprire gli spazi della fondazione biellese e le peculiarità delle opere di Michelangelo Pistoletto, si è tenuto il talk inaugurale di Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, intitolato Cittadellarte’s experiments and practices in Social Design. The Demo-praxis prototypes. Le attività dei sei studenti partecipanti del master Design + Change – coordinati da Valerio Del Baglivo – sono proseguite nel pomeriggio con una Skype lecture di Federico Campagna, che ha presentato e illustrato i contenuti del suo libro Technic and Magic: The Reconstruction of Reality (opera filosofica in cui l’autore ha messo in luce il processo di costruzione e finzione della realtà). Il relatore in questione è un filosofo italiano che vive e lavora a Londra (docente e tutor presso la Royal College of Art), mentre il suo principale campo di ricerca è la connessione tra metafisica, produzione culturale e politica.
Nelle immagini due frangenti della Skype lecture con Federico Campagna.
Dopo la Skype lecture, gli studenti hanno partecipato a un incontro curato da Adrian Paci (mentore UNIDEE di due moduli, nel 2016 e 2017), che ha presentato la sua pratica artistica. Il relatore, infatti, si è soffermato sul suo lavoro, in cui sottolinea uno dei paradossi dell’intelligenza umana, ovvero prendere coscienza della realtà attraverso l’irreale. “Nel 1997 – scrive lo staff di UNIDEE in merito alla cronistoria dell’artista – Adrian Paci è sfuggito a violenti scontri in Albania per rifugiarsi, con la sua famiglia, in Italia. Al suo arrivo nel paese, ha temporaneamente abbandonato la pittura e la scultura a favore dei video, esplorando così nuovi linguaggi cinematografici e mezzi di espressione. La sua esperienza di esilio, lo shock della separazione e l’adattamento a un nuovo posto definiscono il contesto dei suoi primi filmati, attraverso i quali cerca di scoprire le radici del suo passato. Gradualmente, Adrian Paci ha preso le distanze dalla sua esperienza personale per trattare la storia collettiva attraverso progetti che mettono l’accento sulle conseguenze dei conflitti e delle rivoluzioni sociali, rivelando come l’identità sia condizionata dal contesto socio-economico. Lavorando con attori non professionisti, uomini e donne in difficoltà, esplora molti dei problemi esistenziali e sociali della nostra epoca: migrazione, mobilità, perdita, spostamento, globalizzazione, identità culturale, nostalgia e memoria”.
Nelle immagini due momenti del talk con Adrian Paci.
Sabato mattina è andata in scena un’altra tappa del modulo, con due laboratori curati da Zeenath Hasan e Ola Ståhl, intitolati Fictioning e Towards a Post-Anthropocentric Speculative Archaeology through Design (Verso un’archeologia speculativa post-antropocentrica attraverso il design). Nel pomeriggio, invece, è nuovamente intervenuto Adrian Paci, che ha condotto un dialogo coi giovani designer sul significato di essere creativi e artisti: “In particolare – spiega ai nostri microfoni Valerio Del Baglivo – si è soffermato sulla possibilità di produrre delle intensità (come concetto poetico) e sulle ragioni personali che ci spingono a essere artisti. Ha spiegato che un’opera non deve soltanto essere ben realizzata, ma di come sia fondamentale che questa riesca a comunicare un messaggio forte, vivendo di luce propria. Il lavoro di Adrian non riguarda solo la vita quotidiana e la sua storia professionale, ma anche il suo passato da migrato. Lui, infatti, ha trasformato questi accadimenti nei suoi film d’artista”. L’ultimo incontro a cui hanno preso parte gli studenti è stato domenica, con una lezione a cura di Jenny Lee, docente del corso di Speculative Design alla Linnaeus University. “Questo modulo – conclude Del Baglivo – è stato importante perché abbiamo testato nuovamente il modello del retreat di istituzione. Sono soddisfatto, perché gli studenti hanno seguito un’esperienza formativa prima di partecipare alla Design Week di Milano. Il bilancio è sicuramente positivo: le discussioni multitematiche con i relatori sono state tutte accese e molto partecipate”.