Dopo aver analizzato gli interventi della Lectio Pluralis relativi all’educazione nell’innovazione sociale, inizieremo ad affrontare, a partire da questo articolo, le testimonianze dedicate alla progettazione. Il primo protagonista è il collettivo di designer sistemici e del prodotto StudioSuperfluo di Roma, attivo dal 2010. Opera in contesti di rigenerazione attraverso il design, la partecipazione, la sostenibilità e l’innovazione del processo.
Lavora tra le comunità, in Italia e all’estero, attraverso processi partecipativi che permettono la rigenerazione dei territori. Sono iniziative articolate, che partono dalle esigenze della collettività e che immaginano percorsi di futuro condivisi.
Valeria Cantoni, moderatrice della Lectio ha interrogato i tre ospiti del collettivo (Sebastiano Pirisi, Martina Muggiri e Daniele Bucci) sulla relazione tra design e innovazione sociale.
Sebastiano Pirisi, ha esordito illustrando le attività organizzate dal collettivo: “A partire dalla nostra nascita di sette anni fa, abbiamo organizzato quasi 20 workshop tra Italia, Europa e nel resto del mondo. Tra le esperienze che abbiamo seguito, sono due – entrambe in Brasile – quelle che raccontano meglio la nostra metodologia e la nostra mission. La prima “Superfluo das Geraes” è stata curata nello stato di Minas Gerais, in collaborazione con il centro di ricerca CedTec dell’Universidade do Estado de Minas Gerais (UEMG), facoltà di design, e il centro di residenza artistica JACA. Abbiamo allestito e avviato una falegnameria nel contesto della periferia di Nova Lima.
Il progetto, dedicato ai ragazzi del quartiere, è partito grazie al crowdfunding sulla piattaforma ‘catarse.me’. Abbiamo organizzato una serie di workshop, durati 4 mesi, dove sono state insegnate le basi della progettazione e della falegnameria, con l’obbiettivo di dare un’alternativa alla vita difficile con la quale i giovani s’imbattono in periferia. Un altro scopo è stato far comprendere come sia importante la concezione del poter fare: nello spazio che avevano a disposizione, infatti, potevano realizzare con le proprie mani oggetti senza bisogno di acquistarli”.
Martina Muggiri continua esplicando l’innovazione che ha portato l’attività: “Il cambiamento più grande non è stato insegnare come montare due tavole di legno insieme, ma parlare con ragazzi e ragazze adolescenti e insegnare loro a interrogarsi sulle esigenze personali e del quartiere. Una trasformazione mentale data dalla consapevolezza che il design può essere un veicolo forte per l’innovazione sociale”.
Pirisi ha proseguito illustrando il secondo progetto “Lab. Criativo” andato in scena nella cittadina di Pompeu, sempre nello stato di Minas Gerais: “Anche in questo caso abbiamo allestito una falegnameria, destinata, però, a dei soggetti diversi. Per sviluppare questa iniziativa siamo partiti dal lavoro dei Catadores, persone che raccolgono spazzatura e rifiuti e li differenziano, rivendendoli come materiale. In questa comunità – spiega – il legno era il meno venduto. Noi di StudioSuperfluo, quindi, abbiamo intercettato questo bisogno, insegnando loro a recuperare e a rigenerare l’elemento, facendo in modo che potessero utilizzarlo per l’arredamento e per costruire nuovi prodotti. Così, dopo questo processo, è nata una piccola falegnameria”.
“Grazie a queste esperienze – conclude Daniele Bucci – abbiamo capito che è fondamentale riuscire a intervenire costruttivamente nel contesto e attraverso le relazioni. Tutti i progetti sono stati realizzati grazie a una rete di attori che operavano nel territorio in modo sinergico. Per concretizzare un’idea innovativa è quindi importante abbandonare l’ego del designer per muoversi verso gli ingredienti che sono realmente necessari per il contesto”.
Il progetto del crowdfunding del progetto”Superfluo das Geraes” si trova online, cliccando QUI.