Undici tappe, quasi come quelle di un itinerario in bicicletta. Le nostre, metaforiche, sono state percorse a parole, in una strada colorata dal sapore di scoperta di quello che è stato un viaggio unico e sostenibile, suggellato dall’amore reciproco dei due protagonisti che l’hanno compiuto. Le risposte alle nostre domande non sono mai state banali o di mera cronaca, ma hanno fatto cogliere i frutti delle emozioni provate da Tiziana De Tora e Marco Papa, ossia i due ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso, che, proprio per seguire i principi del segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto, hanno portato a termine un’avventura indimenticabile. La loro storia è costellata di incontri, esperienze, gioia, felicità e soprattutto ‘piccole grandi’ azioni che possono cambiare responsabilmente il presente. Gli ingredienti? Tenacia, perseveranza, desiderio di cambiamento, volontà, forza e sorrisi; d’altronde “lo scopo del nostro viaggio è quello di spingere i coraggiosi a tornare a sognare!”, ci avevano spiegato.
È stato un piacere, per noi, poterla raccontare e rivivere con loro (e con voi lettori). In parte ci dispiace che questa intervista volga al termine. Come in molti lungometraggi o romanzi, però, potrebbe esserci un seguito… ed è proprio sul futuro che verte la nostra ultima domanda.
Avete concluso il vostro viaggio a fine agosto. Avete già pensato al prossimo anno? Ripetereste una vacanza estiva così?
E dire che mesi fa non ci sembrava fosse finita l’estate.*
…
Lascia una riga vuota – ci chiede Marco Papa, ndr – per aiutare a capire la ‘mancanza’, quella distanza che dobbiamo ricucire tra il cammino e l’idea di percorrerlo. Ancora ci si comporta come se la strada fosse nostra, solo perché l’abbiamo realizzata o perché non abbiamo mai imparato a scrivere: quando torneremo a leggere, il foglio tornerà una foglia e l’inchiostro tornerà la linfa. La natura soffre, comunicando la probabile perdita delle sue fasi. Una volta si aspettava la bella stagione. Una volta si aspettava…
La supponenza che la stagione fosse bella, soltanto perché ci faceva sentire bene. Viaggiare è attraversare un luogo e molti luoghi, in pace. Cos’è il bene comune? Qualcosa che ci appartiene? Quanto vale il pre-esistente, quanta architettura esprime la natura nella sua incredibile geometria, fonte di elogio della bellezza? Guardiamo alle ultime architetture dell’uomo, alla necessità di avvicinare la materia alle forme animali, sottraendo, nella forma, l’inverno e la primavera, il letargo e la fioritura. Che senso ha produrre per produrre, fregandosene della stagionalità e della geografia della differenza? Cos’è una spora? Un viaggiatore. La sua bicicletta? Il vento. E l’ape? Entrambe portano la vita. Ecco: l’uomo deve ricominciare a portare la vita.